Sono Franca Di Bernardo di anni 53+11, madre di tre figli e moglie di Peppe Alonge. Sono arrivata a Favara nel Dicembre del 1985 perché dopo tante battaglie condotte assieme contro i missili di Comiso, contro la disoccupazione, contro l’emigrazione, per l’emancipazione della donna e contro la droga soprattutto, perché in quel periodo aveva invaso i nostri paesi, decidemmo di sposarci e dedicare qualche anno della nostra vita a noi stessi. In tre anni abbiamo avuto tre figli per l’arrivo inatteso di due gemelli.
La gestione familiare era diventata in poco tempo molto pesante e pure non abbiamo perso di vista la politica anche perché Giuseppe era consigliere comunale di DP eletto nel 1983. I bambini innanzitutto sono stati messi al primo posto della nostra vita, anche se di tanto in tanto a scuola e nelle altre realtà sociali la nostra presenza non era venuta a mancare. Giuseppe al liceo King, forse per l’impegno profuso nella sua Favara contro la droga, venne eletto dal collegio dei docenti, docente referente e tale nomina comportò una settimana di corso a Sciacca, per dotare i referenti oltre che di buona volontà già riconosciuta anche strumenti psicologici, sociali ed educativi. L’amore e l’impegno per la famiglia ha assorbito tutto il tempo libero che ci restava dopo il lavoro alla provincia regionale prima e alla scuola elementare dopo.
Nel 1992 per la prima volta, per il rinnovo del consiglio comunale, il sindaco veniva eletto direttamente da popolo. Avevamo assistito da lontano alla campagna elettorale e alla tornata elettorale del primo turno. Per il ballottaggio tra il professore Vetro e il preside Sanfilippo, il dottore Antonio Liotta ha proposto e convinto mio marito di accettare un assessorato qualora Sanfilippo avesse vinto.
La cosa apparve subito impossibile perché al primo turno il prof Vetro aveva superato il preside con una differenza di oltre 3000 voti. Ne parlammo serenamente a casa mentre i bambini erano all’asilo o anche addirittura mentre li facevamo giocare o li aiutavamo a mangiare. Decidemmo di accettare per portare avanti il discorso politico che avevamo sospeso per dedicare un po del nostro tempo a noi stessi e ai nostri bambini.
Appena venne comunicato alla città la nostra adesione al ballottaggio, alcuni ragazzi corsero subito a casa nostra perché erano felici di poter aiutare Alonge e gettare le basi per un futuro progetto per la città e per i giovani. Questi ragazzi erano usciti negli ultimi tempi dalla comunità incontro di Don Gelmini e da Mondo X. Erano quei tossicodipendenti che durante i comizi per il rinnovo del consiglio comunale, dell’assemblea regionale, del parlamento nazionale venivano a disturbare e ad imprecare contro l’oratore ogni qual volta venivano citati gli spacciatori e le loro vittime.
È doveroso ricordare il comizio che Giuseppe e l’Onorevole Fanco Piro stavano tenendo nella piazza Kennedy quando il circolo ricreativo dove si incontravano parecchi di questi tossici staccarono la corrente che qualche momento prima avevano permesso per potere comiziare. Dopo avere staccato la corrente ed essendo il microfono rimasto muto si sono sentite grida di gioia dentro quel locale perché solo così quei rompiglioni potevano stare zitti.
I ragazzi usciti dalla comunità erano accorsi per potere dire agli altri che la strada della droga porta alla rovina del singolo e dell’intera famiglia. La campagna elettorale fu una corsa contro il malgoverno, per il cambiamento della città ma soprattutto per liberare i giovani dalla droga. Fu un trionfo e la vittoria delle speranze. A noi, parlo al plurale, perché anche io come madre, come moglie e come compagna ho contribuito alla vittoria del preside professor Gaetano Sanfilippo.
A Giuseppe venne assegnato l’assessorato alla solidarietà sociale e da quel momento il nostro obiettivo fu quello di aiutare i giovani a crescere liberi e puliti.
La nostra casa divenne il punto di riferimento di tutti gli ex usciti dalle comunità ma soprattutto Pietro Bongiorno venne accolto per non dire adottato dalla nostra famiglia. In poco tempo una aggregazione mai vista fino a quel momento si realizza. Ai giovani veniva proposta la libertà el’amore tra gli esseri umani. Questi ragazzi usciti dalla comunità in città venivano respinti da tutti sia che fossero sani e sia che fossero tossici.
La nostra casa fu il primo approccio vero e proprio con la società e con gli estranei, o meglio con persone che li stavano accogliendo senza considerare il loro passato. In poco tempo in città si cominciò a parlare di recupero e per dare un punto di riferimento fu aperto in Via Sicilia, in un appartamento, un centro di prima accoglienza.
Per l’inaugurazione venne il preside sindaco, l’arcivescovo Ferraro, il parroco della chiesa SS Pietro e Paolo e tanta gente speranzosa di poter dare un svolta alla propria vita. Pietro Bongiorno divenne il nostro quarto figlio e per due anni, tanto fu il periodo della sindacatura Sanfilippo passò parte della giornata, dopo il lavoro, a casa nostra. Furono momenti di vita vissuta nel vero senso della parola, di mezzo c’erano ragazzi che erano accorsi al centro di accoglienza per porre fine al loro modo di vivere di spacciatori e spacciati.
Pietro, a chi era predisposto, faceva un colloquio e dopo qualche tempo veniva accompagnato alla comunità più lontana da Favara, per evitare che la sicura crisi di astinenza lo avrebbe spinto ad abbandonare la comunità. Qualche volta capitò pure che appena il tossico accompagnato a Formica riusciva a scappare e ritornava a Favara in autostop perché il bisogno di droga aveva avuto il sopravvento sulla sua decisione. Anni intensi, che ci hanno fatto sentire utili per un progetto e per salvare la vita di qualcuno.
Pietro Bongiorno ed altri se non erano al centro di Via Sicilia erano a casa nostra a giocare con i bambini oppure a portarli in giro, alle giostre per farli divertire e nello stesso tempo permettere alla mamma di accudire alle faccende domestiche.
D’estate spesso Bongiorno veniva con una macchina, prendeva i bambini e li portava al mare per ridere, giocare e vivere come non aveva fatto più da tanti anni. I nostri figli erano dei bambini di sei e quattro anni che avevano trovato un fratello più grande di diversi anni e col quale, passavano pomeriggi diversi da quelli che dovevano passare chiusi in casa. Un giorno Pietro ha portato a casa nostra un ragazzo ammalato di AIDS e pure ho permesso che giocasse anche lui con i nostri bambini.
Dopo le dimissioni dl sindaco, finisce quella esperienza amministrativa e noi ci siamo ritirati dalla politica. Pietro è andato avanti in silenzio, con la tenacia di sempre, con l’amore di chi ha ritrovato la voglia di vivere. Si è fatto una famiglia. Il centro dopo qualche tempo si è spostato in piazza Garibaldi dove ormai è diventato il punto di riferimento della Provincia. Si chiama Mondo X e il suo numero di telefono è 0922438123.
Dietro una vetrata è esposta la foto di Francesca Di Bernardo, indicata da Pietro Bongiorno come la sua nuova mamma e la mamma di tutti quelli che hanno bisogno di essere aiutati. Spiace che in questa città sia sceso il silenzio, forse la droga è stata sconfitta o ha conquistato tutti?
Per Franca – Giuseppe Alonge