Dopo i nuovi due casi di ieri di Coronavirus registrati ad Aragona e Palma di Montechiaro è di qualche ora fa la notizia di un caso sospetto di coronavirus ad Agrigento.
Quello che, al momento, sappiamo è che un paziente con pregressa patologia cardiologica, si è recato al pronto soccorso del nosocomio agrigentino per effettuare un ECG, a causa di tachicardia, dolori al petto, pressione alta, nausea…
Una volta passato dalla tenda posta all’ingresso del Pronto soccorso, aver esposto la sintomatologia, riferito di aver parlato con un cardiologo che gli aveva consigliato di effettuare un ECG, il paziente è stato fatto accedere alla struttura lasciando, invece, fuori l’accompagnatore.
Erano circa le 13,30. Nella sala d’aspetto in cui il soggetto è stato fatto entrare (presso il P. S. e non presso il reparto di cardiologia) ha trovato altre quattro persone in attesa. Dopo circa due ore, tutti sono stati invitati ad accomodarsi in strada perché, a causa di un sospetto caso di Coronavirus, doveva essere effettuata la sanificazione degli ambienti.
Questa notizia “calda calda”, appresa quasi in diretta, letta unitamente ai due nuovi casi accertati ieri ad Aragona ed a Palma di Montechiaro dipingono con tinte fosche la situazione. Risulta, dunque, di lampante evidenza che il virus è in agguato pronto a colpire non appena si abbassa la guardia. Ma non è tutto… risulta, infatti, che le strutture ospedaliere citate stiano effettuando a tappeto i tamponi a tutto il personale, sanitario e non, in servizio presso la struttura. I due casi accertati ad Aragona e Palma di Montechiaro, sono emersi proprio per questo motivo, ovvero solo perché è stato disposta una generalizzata sottoposizione al test.
Questi dati confermano che bisogna essere prudenti, oggi più di ieri, dal momento che le restrizioni di sono “allentate”.
A molti è sembrato che il trand positivo (forse sarebbe meglio, dire trand negativo) dei contagi potesse farci tirare, pur con l’ostacolo della mascherina, un sospiro di sollievo.
Quanto appreso, invece, rappresenta un campanello d’allarme non indifferente. Se tanta è la voglia, per non dire necessità di tornare alle nostre radicate abitudini di vita, altrettanto radicata deve essere la consapevolezza che non possiamo abbassare la guardia, ci sono positivi asintomatici con i quali potremmo incautamente venire in contatto.
Non è inusuale vedere molti i giovani in gruppo, privi di mascherine che si scambiano baci e abbracci. A Favara non è difficile vedere gente che si incontra senza osservare le prescritte misure di protezione e non solo tra i giovanissimi.
Sono comportamenti come questi che rischiano, se non di vanificare i sacrifici fatti finora, quanto meno di allungare i tempi del ritorno alla normalità.
Essenziale, l’agognata e compianta normalità, non solo per il nostro equilibrio psichico, ma per scongiurare il pericolo che il danno economico, già enorme, divenga insanabile. Se questo è vero per tutta l’Italia lo è ancor di più in relazione al nostro territorio dove “nuovi poveri” si sono aggiunti a quelli massicciamente già presenti prima del Covid-19.
Non possiamo permetterci un nuovo blocco ancor prima che alcune attività siano sbloccate. Le uniche armi che abbiamo sono il nostro senso di responsabilità ed il nostro buon senso che ci raccomandano di non abbandonare la Prudenza.