Riceviamo e pubblichiamo, con piacere, la lettera dell’ing. Lillo Morreale nostro apprezzato lettore.
“Caro Franco
Giorno 9 ultimo scorso ho letto il tuo articolo “Sciopero netturbini, ecco come stanno le cose” e mi sono sentito come una mosca bianca avendo contribuito al versamento – al momento con le prime due rate – della somma di euro 28.000 su euro 1.100.000 previsti di introiti per la TARI. In considerazione del servizio che si riceve, dire mosca bianca è un eufemismo per prendermi in giro perché il termine in uso a Favara sappiamo che non è questo; mi risparmio di citarlo per non inveire su me stesso.
L’indomani sul “Fatto quotidiano” mi imbatto nell’articolo di Gianfranco Amendola –ex Magistrato, esperto in materie ambientali- “Acque reflue, se il Comune non depura le fognature il cittadino non deve pagare”. L’autore trae spunto da un elementare principio di giustizia ribadito con forza, pochi giorni fa, dalla Cassazione civile (Sez. III n. 7947 del 20 aprile 2020) a proposito di una vertenza del Tribunale di Chiavari tra un condominio e la società Acque Potabili S.p.A. (incaricata della riscossione della tariffa per l’erogazione del servizio idrico integrato). In buona sostanza viene affermato il principio che, se l’impianto di depurazione manca, funziona male o depura solo parzialmente, non si può chiedere al cittadino di pagare per una prestazione che non riceve; e, se ha pagato, va rimborsato.
Avendo pagato qualche giorno fa la bolletta relativa al I trimestre 2020 a favore del gestore del Servizio Idrico Integrato comprensiva della quota parte per depurazione, la “mosca bianca” mi è ritornata prepotentemente davanti.
Non finisce qui.
Poco dopo, ritornando sul tuo giornale leggo come prima notizia “Quannu veni l’acqua!? Una frase oramai in disuso e passata di moda”, articolo in cui l’attento e bravissimo Giuseppe Moscato sottolinea l’enfasi dei tecnici del Gestore del S.I.I. nello spiegare come sono riusciti a non far più percepire a noi Favaresi il disagio della turnazione dell’erogazione dell’acqua “Per entrare a regime – ci confessa Giuliana – ci sono volute un paio di settimane. Abbiamo predisposto turni con cadenza massima di 3-4 giorni, per 3-4 ore a turno. Abbiamo attuato, grazie ad una buona dotazione e alle direttive impartite dall’Ing. Sala una oculata gestione delle riserve idriche e di conseguenza dei turni di distribuzione. Abbiamo avuto ragione. Ogni giorno sono a Favara, giro per i quartieri, ho avuto contatti con tante persone. Funziona”.
Alla fine di quest’ultimo articolo affacciatomi dal balcone di casa vedevo marciapiedi bordati di rigogliosa erbetta verde e “mosche bianche” dappertutto.
Tra me e me ho pensato: ho le allucinazioni!
Stamane riaffacciatomi dal balcone, ho constatato che l’albero di fichi cresciuto tra l’asfalto della strada e la parete del palazzo di fronte a breve ci farà assaggiare i suoi gustosi frutti in fase di maturazione, inoltre il barista di fronte – in previsione della riapertura post emergenza COVID – stava decespugliando l’aiuola dalle erbacce presenti. Nel frattempo le persone circolavano assolti nella loro quotidianità.
Sono rientrato ho bevuto un bicchiere d’acqua, rigorosamente minerale, ed ho continuato a lavorare.
Evidentemente ieri avevo le allucinazioni!
Non è finita qui.
Poco fa, per rilassarmi dopo una giornata di lavoro apro il giornale e alla lettura “Favara, quarto giorno di pulizia straordinaria della città” mi è venuto spontaneo pensare – Vuoi vedere che adesso che stanno maturando i fichi vengono a tagliare l’albero?
Ti prego di segnalare alla Sindaca, che si sta occupando personalmente della pulizia straordinaria della città, di aspettare qualche altro giorno a tagliare l’albero di fico cresciuto in mezzo alla strada. Sta arrivando il momento di raccogliere i frutti.
Un caloroso saluto
Lillo Morreale