Gerlando Piparo, Fratelli d’Italia
“L’articolo 42 del decreto Cura Italia, al comma 2, prevede infatti che il lavoratore contagiato dal Covid-19 verrà iscritto nel registro dell’Inail come caso di infezione da coronavirus in occasione di lavoro ovvero infortunio sul lavoro.
Poi, ovviamente, bisognerà capire se il lavoratore può provare di aver contratto il Covid mentre svolgeva attività lavorativa.
Ricostruire il momento e il luogo esatto dove il lavoratore ha contratto l’infezione è molto complicato se non impraticabile.
Come può quindi un imprenditore assumersi questa responsabilità? Come si fa a stabilire se il lavoratore sia stato contagiato sul luogo di lavoro e non altrove?
Nel momento in cui un lavoratore, nonostante le mascherine, i guanti, il distanziamento e tutte le giuste e precise misure di precauzione e di rispetto di sicurezza sui luoghi di lavoro, contrae il virus, la “falla” si sposta nel campo del datore di lavoro.
Per l’imprenditore non sembra quindi esserci scampo!
Bisognerebbe rivedere la normativa e tutelare in maniera pratica ed essenziale sia il lavoratore che il datore di lavoro, in un ragionamento in cui lo Stato sia di vero aiuto per tutti (e non uno Stato che sta al di fuori della realtà del tessuto sociale ed economico) e che prenda in considerazione: incentivi attuabili da subito, sgravi sul personale dipendente, rivalutare i costi per le imprese per l’incremento dei costi nei lavori pubblici, snellimento nelle procedure di emissione dei certificati di pagamento, snellire la burocrazia nei lavori pubblici e privati, immissione di liquidità vera immediata a fondo perduto e non come prestito.
Un Italia che deve ripartire guarda agli italiani prima di tutto e non al colore politico e soprattutto “DEVE”, e scusate l’imperativo, cercare di immedesimarsi con la realtà che noi tutti affrontiamo e dovremmo affrontare ogni giorno per rialzare la testa non da sottomessi ma da protagonisti di una grande rinascita tricolore MADE IN ITALY”.