Giuseppe Maurizio Piscopo
Maria Gabriella Comitini è maestra di sostegno al Plesso “R. Lambruschini” e svolge il suo lavoro con passione e competenza. È nata nel 1983. Ha insegnato in diverse scuole di Palermo e al D. D. “Sibilla Aleramo” di Torino. Ha collaborato con l’Università nel dipartimento beni culturali, storico-archeologici, socio antropologici e geografici. È laureata in Scienze della formazione Primaria e conosce bene l’inglese.
La maestra Gabriella sa ascoltare i bambini, riesce a coinvolgerli, li fa sognare e sa trovare le parole giuste in tutte le situazioni. Sa cogliere le sfumature nella delicata relazione con i più piccoli. Ha lavorato un anno a Torino. Ama molto viaggiare, leggere e ascoltare musica.
Quando hai capito che avresti fatto la maestra?
Il giorno della mia laurea. Sono “figlia d’arte”: mio padre è professore di educazione fisica e mia madre maestra di scuola dell’infanzia. Sono la quinta di sette figli e i primi cinque sono insegnanti. I miei genitori hanno scelto di avere una famiglia numerosa e ci hanno trasmesso la passione per l’insegnamento. Mi definisco simpaticamente “figlia d’arte” perchè per insegnare, bisogna essere un pò artisti: cantastorie, pittori, attori. Ricordo che amavo molto ascoltare i racconti di mia madre, rimanevo colpita da come i bambini venivano coinvolti dalla lettura e dalla drammatizzazione di una fiaba, dall’ascoltare le canzoni. Le aule in una giornata scolastica si trasformavano di continuo: i banchi diventavano castelli o sfondo per uno spettacolo di burattini, i materiali venivano trasformati in vere “opere d’arte”. Ho sempre pensato che insegnare fosse il mestiere più bello del mondo e continuo ancora a pensarlo. Il modo più bello per vivere è spendersi per gli altri, regalare un pezzettino di noi stessi per suscitare attraverso l’insegnamento la gioia di vivere in coloro che ci stanno accanto. Ho imparato che, in quanto educatori, siamo dispensatori di sogni.
Chi è una maestra nell’era di internet?
I docenti “nell’era di internet” sono chiamati ad educare generazioni di bambini che spesso utilizzano in modo naturale strumenti tecnologici. Ai bambini basta digitare una parola in un motore di ricerca per reperire informazioni. Tuttavia, il ruolo della scuola non è quello di trasmettere notizie, ma quello di formare ed educare. Dobbiamo aiutare i bambini a conoscersi, pensare, a saper mettere in relazione tra loro i saperi, ad avere un senso critico e un personale e libero progetto di vita. Occorre formare persone libere, autonome, responsabili ed inclusive. L’aspetto fondamentale del processo formativo è la relazione, il contatto, il dialogo. Zygmunt Bauman in “Conversazioni sull’educazione del nostro tempo” afferma che i bambini non possono essere lasciati da soli nel web ma devono avere qualcuno accanto che li aiuti e li indirizzi nella gestione delle emozioni.
Secondo te i bambini di oggi sono felici?
I bambini di oggi hanno apparentemente molto: tanti giochi, tanti stimoli, tante opportunità. Purtroppo molti presentano delle difficoltà a livello emotivo. L’aspetto più tragico è quello di essere privi di “desiderio” inteso come mancanza, attesa, tensione. Sono abituati a “consumare” tutto e subito. Dobbiamo insegnare loro ad avere sogni e progetti. Un ruolo fondamentale lo hanno i genitori: devono essere punti di riferimento, guide emotivamente presenti, capaci di dare dei limiti ben definiti. I bambini devono poter svolgere giochi creativi, stabilire interazioni sociali, giocare all’aria aperta, osservare, toccare, sperimentare. Bisogna investirli di piccole responsabilità non sottraendoli ai fallimenti.
Tra le tue passioni c’è la lettura. Max Frisch nel “Bibliofilo incolto” dice “I libri sono come i baci”. Puoi commentare questa frase?
Max Frisch afferma che “i libri sono come i baci, dobbiamo custodirli affinchè non diventino consueti, non si estinguano nell’abitudine”. In una relazione, il bacio non deve essere sottovalutato perchè è una fiamma che alimenta il rapporto, lo fortifica rendendolo più duraturo. Attraverso esso noi comunichiamo affetto, attrazione, vicinanza. Allo stesso modo, l’amore per i libri va coltivato e custodito; questo amore va inoltre condiviso. Il mio pensiero viene ben esplicitato da uno dei miei scrittori preferiti: Daniel Pennac. In “Come un romanzo” afferma “quello che abbiamo letto di più bello lo dobbiamo sempre ad una persona cara. […] Amare vuol dire fare dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo. Noi siamo abitati da libri ed amici”. L’amore per i libri va inoltre trasmesso. Bisogna educare i bambini alla lettura. Occorre, infatti, dare ai bambini – quotidianamente – la possibilità di scegliere un libro, osservarlo, sfogliarlo, annusarlo. I bambini se incuriositi vogliono leggere e osservare insieme le immagini. Questa è un’esperienza che ho vissuto ed è capace di coinvolgere i sensi e le emozioni. Mi piace pensare che queste attività equivalgono a piantare dei semi che daranno come frutti degli adulti che leggono e dunque pensano.
Gli innamorati si incontrano ancora in libreria?
Ho sempre amato andare nelle librerie, le mie preferite sono quelle gestite da lettori appassionati che non vedono l’ora di chiacchierare con te. Amo inoltre quelle con un piccolo angolo lettura dove leggere o osservare le persone che entrano. Quando si regala un libro lo si fa sempre perchè la persona che lo riceverà ha un ruolo importante nella tua vita: un amico, un innamorato, un genitore, un figlio, una persona cara. La scelta non è mai casuale, si sceglie sempre qualcosa in base alla personalità di chi lo riceverà.
Gli “innamorati” si incontrano ancora in un libro.
Perchè una maestra di sostegno deve avere una marcia in più ?
L’insegnante di sostegno non è docente di un solo bambino (come purtroppo molti ancora continuano a credere) ma lavora con la classe nella quale è inserito il bambino per favorirne l’inclusione. Il bambino diversamente abile è una ricchezza per il gruppo classe e l’insegnante di sostegno è una risorsa. Deve essere preparato dal punto di vista dei contenuti, delle metodologie, strategie e tecniche. Deve riuscire a stabilire un rapporto empatico con il bambino ed essere pronto sempre a rimettere in gioco il proprio lavoro. Per fare questo ci vuole formazione e passione. Deve essere in grado di fare da mediatore tra il bambino ed i compagni, favorendo processi di socializzazione e lavorando anche sui contenuti disciplinari con i genitori, con i quali è necessario stabilire un rapporto basato sulla fiducia e orientare il lavoro verso una meta comune. Deve essere in grado di lavorare in equipe raccordando i diversi tipi di interventi.
Che cosa non dovrebbe mai fare un insegnante di sostegno?
Il lavoro con i bambini diversamente abili è talmente delicato che non si può e non si deve fare se non si ha una particolare “vocazione” a svolgerlo. Deve essere una scelta voluta che comporta preparazione, professionalità, capacità empatiche, il sapersi mettere in discussione ogni giorno.Voglio fare riferimento ad una metafora che mi ha colpito durante gli studi universitari: la tela di Penelope. Penelope tesse lentamente, è disposta a disfare il suo lavoro, a tessere nuovamente, a modificare una situazione o riproporre lo stesso modello, se funzionale. È una continua ricerca-azione.
Di cosa hanno bisogno i bambini diversamente abili per crescere culturalmente e non rimanere “indietro”?
I bambini diversamente abili devono essere coinvolti in una rete di interventi, tutti devono contribuire in modo specifico alla sua crescita e inclusione in un determinato contesto: sono pienamente coinvolte le famiglie, le istituzioni scolastiche, gli enti locali, l’ ASL, le varie realtà associative. I bambini hanno bisogno di essere supportati da persone competenti che sappiano lavorare in sinergia, che lavorino affinchè l’alunno sia sempre più autonomo e socialmente incluso.
La bellezza salverà il mondo ha scritto Fedor Dostoevskij…
Sono pienamente d’accordo! Il mondo può essere salvato soltanto se continuiamo a coltivare la curiosità e lo stupore. Bisogna approcciarsi al reale con uno sguardo ingenuo, con ammirazione e meraviglia. In questo i bambini possono essere nostri maestri. Soltanto scorgendo il bello nel nostro mondo possiamo essere portati a prendercene cura, e tutelarlo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
E’ importante continuare a fare progetti e coltivare sogni. A Torino ho avuto la fortuna di seguire diversi corsi di “arte terapia” e “ danza terapia”. Da quella esperienza mi è rimasto il desiderio di specializzarmi anche in questo ed avviare dei laboratori nelle scuole dove insegnerò. Un altro progetto è quello di approfondire la conoscenza di un’altra lingua straniera e riprendere a viaggiare.