Giuseppe Maurizio Piscopo
Massimo Pullara è nato a Palermo nel 1965. Ha studiato al Liceo Classico Umberto. Conosce il francese e l’inglese. E’ un volto familiare per i siciliani. Massimo è un giornalista che ha un modo impeccabile nel porgere le notizie. E’ redattore al Telegiornale di Sicilia, Vice Presidente della Commissione motociclistica dell’Automobile Club d’Italia ( Palermo). Dal 2012 al 2017 è stato consigliere al Comune di Palermo.
Dal 2015 al 2017 è stato componente della Quinta commissione speciale Cultura, Pubblica Istruzione.
Ha ricevuto il Premio Giornalistico “Tonino Giudici” sezione politica-cronaca. E’ stato tutor presso la scuola di giornalismo della facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Palermo.
Ha collaborato con Tele Montecarlo, con il Mattino di Napoli. E’ addetto stampa al Windsurf World Festival. Tra le sue passioni c’è il motociclismo, la fotografia, la lettura, lo sport, i viaggi e il cinema. Ha preso parte a due film importanti: Tano da Morire per la regia di Roberta Torre e Il delitto Mattarella di Aurelio Grimaldi in programmazione da qualche settimana.
Massimo Pullara è un giornalista iscritto all’albo dei giornalisti di Sicilia nella categoria professionista dal 15 maggio 1990.
Come si diventa giornalista di successo?
“Evitando proprio di inseguire il successo. Il giornalista, soprattutto se lavora in tv, non deve mai porsi come protagonista. Deve solo svolgere il proprio lavoro in maniera corretta, precisa e rispettosa delle regole”.
Quale scuola bisogna frequentare per diventare giornalisti?
“L’accesso alla professione avviene attraverso due modi: o l’assunzione e lo svolgimento del praticantato, al termine del quale si svolgono gli esami di abilitazione;o frequentando le scuole di giornalismo o corsi di laurea che consentano alla fine di sostenere gli esami di abilitazione professionale.
Nei giornali certe volte il lettore rimane scontento, perché trova la “mezza verità”?
“Quando si racconta un fatto non può esistere una “mezza verità”. I fatti sono fatti e per divenire mezza verità devono essere taciuti o occultati. E in questo caso non ci troviamo più di fronte ad un giornalista ma davanti ad un mascalzone. Altra cosa sono i commenti. La verità lì non esiste, esiste solo un convincimento, un’idea espressa da chi scrive e che si può condividere tutta, in parte o in nessun modo”.
Esistono ancora i giornali di partito?
“Certo che esistono, con quote di mercato sempre meno ampie proprio perché la stragrande maggioranza dei lettori (quella che non ha la tessera di partito) ormai cerca fonti obiettive e non valutazioni di parte.
Quanti giornali bisogna leggere per trovare “una sola verità”?
“Ripeto: la verità sta solo nei fatti. Ma è pur vero che i fatti possono essere ricostruiti in modo più o meno preciso o riportati per far propendere il lettore verso una determinata conclusione. A questo punto l’unica soluzione è leggere il più possibile e fidarsi dei racconti nei quali tutti, o quasi tutti, gli elementi coincidono”.
Qual è il futuro dei giornali cartacei?
“Il loro futuro è incerto e dipende dalla loro stessa capacità di trovare nuove fette e spazi di mercato. Oggi, con la velocità di diffusione delle notizie, grazie a internet, tv e radio, non ha più senso pensare un giornale che, a 24 ore di distanza, racconti ciò che tutti sanno da un giorno. Bisogna fornire al lettore elementi nuovi, spunti di riflessione e commenti sui fatti avvenuti il giorno prima.
I giornalisti non sono infallibili ma quando scrivono possono sbattere il mostro in prima pagina senza rendersene conto?
“Credo che un giornalista corretto e coscienzioso nel proprio lavoro, abbia tutti gli strumenti, deontologici , etici e morali, per comprendere se c’è il rischio di sbattere il mostro in prima pagina per poi rendersi conto dell’errore. Non amo il giornalismo “strillato”. Dobbiamo sempre tenere conto che con il nostro lavoro rischiamo di rovinare senza motivo una persona.
Qual è la notizia più bella che hai dato ai telespettatori e quella che non avresti mai voluto raccontare a nessuno?
“Quella più bella, durante una diretta, il salvataggio di un bambino di 8 anni rimasto sotto le macerie dopo il crollo della palazzina nella quale viveva. Mi ricordo che mentre descrivevo la scena e vidi il vigile del Fuoco estrarre il piccolo da sotto i blocchi di cemento, la mia voce fu rotta da un pianto di felicità, contenuto e represso per continuare a parlare durante la diretta.
Quella più brutta, senza dubbio, è collegata alle stragi del 1992.
I siciliani leggono poco. Hanno le case piene di Tv a 50 pollici e pochissimi libri. Molti dicono che seguono i Tg…
“Purtroppo è un dato che riguarda l’intero Paese. Credo che quella della lettura sia una sana abitudine che deve essere impartita fin da quando si è bambini. Il compito è affidato a genitori e scuola. Ma visti i risultati…
Come ti sembra lo stato di salute dell’informazione in Italia?
“Non siamo messi benissimo. I fattori principali sono due. Innanzitutto non esistono editori puri ma gruppi editoriali che sono espressione di gruppi di potere o rappresentano potentati economici. Il secondo fattore è rappresentato dalla fortissima influenza dei partiti. A quest’ultimo gioco molti giornalisti non sanno sottrarsi, sposando questa o quella causa e trasferendo sugli organi di informazione sui quali scrivono le loro personali convinzioni”
Che cosa è diventata la cultura nel tempo in cui viviamo?
“Mi spingo in una provocazione: la cultura è confinata in un recinto. E’ diventata appannaggio di una èlite circoscritta. Internet purtroppo, da questo punto di vista, ha dato un colpo quasi mortale.
E’ ormai celebre l’intervento di Umberto Eco che disse delle “legioni di imbecilli che commentano su Internet”, e che di fatto, aggiungo io, sono seguiti da altre legioni di imbecilli che ne replicano il pensiero senza nemmeno fermarsi un secondo a riflettere su veridicità e logica di ciò che leggono. Sembra che questo Paese abbia abdicato, abbia dimenticato il ruolo della formazione culturale dei giovani”.
Borges sostiene che non è stato Dio a creare il mondo, ma sono i libri ad averlo creato?
“Qui entriamo nel campo della filosofia e non sono all’altezza di commentare una simile affermazione. Non so se i libri hanno creato il mondo, certamente lo hanno migliorato”.
Perché non si riesce a venire a capo di tante storie truci, delitti, attentati avvenuti in Sicilia. C’è qualcuno che “blocca” la verità?
“La risposta a questa domanda, o meglio il nutrimento per il dubbio, sta nelle migliaia di pagine di atti di decine e decine di processi conclusi o ancora in corso. La storia della cronaca nera e politico-mafiosa del nostro Paese potrebbe essere scritta attraverso questi atti.
Ed è innegabile che gruppi di potere trasversali e infedeli allo Stato abbiano condizionato la ricerca della Verità, influenzando, probabilmente, anche certi settori dell’informazione.
Quando hai scoperto che avresti fatto il giornalista?
“Fu un episodio accaduto a Palermo: l’uccisione, nel 1986 di Claudio Domino, un bambino di 11 anni il cui delitto è da ricondurre molto probabilmente alla mafia. Ne rimasi sconvolto e decisi che da quel momento avrei voluto raccontare le cose di Sicilia
Che bambino sei stato?
“Molto tranquillo, responsabile, posato….anche troppo direi. Rimpiango di non avere fatto qualche “stupidaggine” tipica degli adolescenti o dei ragazzi.
Secondo te i bambini di oggi sono felici?
Evidentemente dipende molto dall’ambiente nel quale vivono. Ma il tratto che mi sembra sia comune a molti di loro, è la mancanza di punti di riferimento fuori dalla famiglia e all’esterno della scuola. Sono immersi in un contesto sociale che mastica, digerisce e sputa tutto molto velocemente.
Ricordi il primo libro che hai letto, il primo film che hai visto?
Il primo libro credo sia stato “I tre Moschettieri”. Non so il primo film, ma il primo ricordo al cinema è legato a “Il dottor Zivago” tratto da un romanzo di Boris Pasternak e recitato da Omar Sharif. Andai al cinema con mia madre a vederlo…
Non vorrei sbagliarmi, hai recitato la tua parte di giornalista professionista in un film della regista Roberta Torre. Che ricordo conservi di questa esperienza?
“Un bellissimo momento di gioco, non essendo un attore, con una straordinaria regista. Quel film, per la prima volta, mise in ridicolo boss e gregari di mafia. Mi ricordo, per avere recitato in quel film, di essere stato riconosciuto in piazza a Trieste da un gruppo di persone che lo avevano visto, e poi a Palermo, da un altissimo dirigente nazionale di Confindustria.
Esperienza ripetuta recentemente con “Il delitto Mattarella” di Aurelio Grimaldi.
Stephane Mallarmè pensa che il mondo esiste per approdare ad un solo libro…
“Stessa risposta di poco fa…non sono in grado di formulare un pensiero ma così, a intuito, non riesco ad immaginare un solo libro che contenga in sé l’Idea dell’Uomo e di tutto lo scibile umano….
E’ vero che i libri attraversano il mondo?
“I libri rappresentano la Cultura ed in questo senso mi sembra che la frase sia appropriata. Non solo lo attraversano, ma lo assorbono e lo restituiscono sempre più ricco ad ogni giro.
Perché un libro si può definire un compagno di vita?
“Perchè, come ha scritto Cassandra Clare, le parole hanno il potere di cambiarci.
Chi salverà il mondo: la bellezza, la cultura o la buona educazione?
“La Bellezza, contiene in sé tutto”
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Beh, dal punto di vista professionale ormai il traguardo è quello della pensione. Poi vorrò dedicarmi con maggiore tempo e piacere alle passioni della mia vita…