“Ritengo si stiano compiendo abusi in tutti i settori con l’alibi del coronavirus”.
Amaro sfogo-denuncia sui social network di un riberese, in relazione in particolare al ricovero di una familiare all’ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca.
Nino Pipia, questo il suo nome, bancario di Ribera, racconta che una signora anziana, presumibilmente una sua familiare, ricoverata per arresto cardiaco in rianimazione prima e in cardiologia dopo, con tampone negativo, non abbia ancora avuto la possibilità di vedere i propri cari e nemmeno parlare con loro.
“Dopo 20 giorni – racconta Pipia – a nessun familiare e’ stato concessa la possibilità di parlare o vedere anche da lontano la congiunta. E questo perchè lo prevede il protocollo Covid. Nel 99 % dei casi – aggiunge – le telefonate di noi familiari per avere notizie non ricevono risposta, o perché fuori orario, o perché il medico ha una urgenza in corso”.
Pipia denuncia con amarezza che per avere qualche notizia sulle condizioni di salute o sulle terapie ha dovuto cercare una… raccomandazione. “Mi chiedo – continua . è così complicato, tenuto conto che nel reparto hanno tre recapiti di familiari, fare una telefonata giornaliera per aggiornare sulle condizioni della paziente ?”
E si chiede perchè non venga consentito ad un familiare dopo 20 giorni di vedere la propria mamma anche per un minuto e con tutte le precauzioni. “E’ possibile – conclude – che una persona riceva questo trattamento che non viene riservato nemmeno ai carcerati ? Può un’emergenza Covid determinare tutto ciò ? Ritengo che si stiano compiendo molti abusi in tutti i settori con l’alibi del coronavirus”.
Fonte Corriere di Sciacca