Giuseppe Maurizio Piscopo
Tutte le volte che leggevo i pezzi scritti da Ester Rizzo mi ponevo sempre la stessa domanda: quanti anni avrà questa signora che conosce le tante storie di donne dimenticate, che faccia avrà? Spero di poterla conoscere. Un giorno ho avuto la fortuna di incontrarla al Teatro San Francesco di Favara, per la presentazione dello spettacolo teatrale camicette bianche con la regia di Marco Savatteri.
Ester Rizzo è nata nel 1963. Vive a Licata. E’ laureata in Giurisprudenza. E’ attualmente Referente per la Sicilia dell’Associazione Toponomastica femminile .
Collabora con alcune testate giornalistiche on line tra le quali Malgradotutto e Vitamine vaganti.
Ha pubblicato “Camicette Bianche”(2014) “Le Ricamatrici” (2018) “Donne Disobbedienti” (2019) per Navarra Editore, ed ha anche curato “ Le Mille: i primati delle donne”.
La tua attenzione letteraria si è soffermata molto sui diritti delle donne. Perché?
Perché da sempre mi sono occupata di tematiche femminili ed ho percepito una forte discriminazione nei confronti del mio genere.
Quando hai scoperto che un giorno avresti fatto la scrittrice?
Non è stata una scoperta ma l’invito dell’editore Ottavio Navarra, nel 2012, a scrivere sulla storia dell’incendio della Triangle quando casualmente ci siamo incontrati e gli ho parlato della mia ricerca. Da questa fortuita circostanza e certamente dalla sua lungimiranza è nato nel 2014 “Camicette Bianche”.
Il sapere non è innocente. Honorè De Balzac ha scritto:-“Esistono due storie la storia che leggiamo nei libri di scuola che è una storia menzognera e la storia reale che non si può raccontare perché chiama in causa il potere e la criminalità del potere”. Che ne pensi?
Si, spesso, anche se non sempre, è così.
Nei libri di scuola non leggiamo tante storie importanti che hanno inciso profondamente nell’evoluzione del territorio. Per quanto riguarda la storia delle donne, essa è stata completamente obliata.
Perché la scrittura è un atto d’amore per donne coraggiose?
Perché per scrivere storie reali di donne si deve procedere a lunghe e faticose ricerche negli archivi e quando si riesce a ricostruirne la storia, il loro vissuto spesso si scontra con consuetudini e preconcetti ancora oggi esistenti.
I tuoi libri raccontano le donne che hanno combattuto contro i regimi, contro il fascismo, il nazismo, le donne afgane, quelle dell’Arabia Saudita che aspettano di aver riconosciuti i loro diritti…
Sono figure femminili che non possono, ancora oggi essere ignorate dalla c.d. “cultura ufficiale” che spesso è” costruita e costituita” solo da uomini. Per quanto riguarda le donne arabe o africane è giusto porre in rilievo il loro coraggio nella lotta per l’acquisizione dei diritti più elementari che ancora oggi vengono loro negati.
Chi sono le donne ribelli?
Tutte quelle che non si sono conformate agli stereotipi di genere, che si sono cimentate in imprese “riservate” agli uomini. Quelle che hanno lottato per la conquista dei propri diritti e che sono state determinanti per il godimento di diritti e libertà odierni. Più che ribelli io le definirei intelligenti, generose, lungimiranti e coraggiose.
Chi sono le donne di oggi, quanta strada hanno ancora davanti prima di arrivare alla parità?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare una distinzione tra” le donne occidentali” e quelle che purtroppo vivono in territori dove sono negati i diritti più elementari. Per le prime, che hanno raggiunto la parità formale nella legislazione, si snoda un cammino faticoso per ottenere la parità sostanziale. Per le seconde il cammino è ancora lunghissimo, irto di ostacoli e a volte per conquistare un diritto il prezzo da pagare è la vita stessa.
Che cosa non hanno capito ancora gli uomini delle donne?
Rispondo a questa domanda tra il serio ed il faceto. Gli uomini hanno sempre avuto la percezione del valore femminile ma hanno fatto finta di non accorgersene. Gli uomini hanno sempre saputo che le donne rispetto a loro hanno una prerogativa che a loro è stata negata: quella di procreare, di dare vita. Quindi hanno sempre vissuto con invidia questa loro “menomazione” e hanno reagito soffocando le legittime aspirazioni femminili e denigrando il loro valore. Naturalmente non tutti gli uomini ma sicuramente la maggior parte.
Perché dicono di amare le donne e poi le massacrano, quale follia scatta nella loro mente?
No, non è follia. E’ malvagità, inadeguatezza nell’affrontare una vita da soli, cattiveria, scarsissima consistenza caratteriale e culturale. Sfruttano la loro superiore forza fisica per annientare colei che, giustamente, reclama la propria libertà. Gli uomini che picchiano o uccidono le donne sono degli impotenti, dei repressi che non tollerano di essere abbandonati e che considerano la donna un oggetto di loro proprietà. Non sono folli, sono dei lucidi assassini.
Perché è così importante educare i bambini al rispetto delle donne sin dalla scuola dell’infanzia?
Perché così cresceranno finalmente persone scevre da pregiudizi e riusciranno a camminare insieme alle donne, mano nella mano, per costruire un mondo migliore di quello che noi stiamo consegnando loro.
Chi ha paura delle donne?
Gli uomini scarsi di intelligenza, soprattutto di intelligenza emotiva e tutti quelli che temono di perdere posizioni di prestigio o apicali che hanno ottenuto non per merito ma per giochi di potere o circostanze fortuite.
Camicette bianche è diventato uno spettacolo molto bello grazie alla regia di Marco Savatteri. Avete pensare a realizzare un film?
E’ uno spettacolo molto bello grazie alla bravura del regista Marco Savatteri e agli straordinari interpreti della Casa del Musical. Per realizzare un film deve pensarci un regista “illuminato e coraggioso” a cui interessa portare alla ribalta una microstoria importante che si era persa nella Storia maiuscola della nostra emigrazione. Inoltre un film su questa storia potrebbe raccontare l’emancipazione femminile e l’evoluzione delle norme sulla sicurezza, temi oggi di grande attualità. Visto, ahimè, la produzione cinematografica attuale, ritengo sia molto difficile. Confido nelle future registe.
Ci sono ancora le ricamatrici di Santa Caterina Villarmosa ?
Si ancora qualcuna c’è. Anche questa è una storia della nostra Sicilia, volutamente gettata nel dimenticatoio, perché tramandare la memoria della loro dignitosa lotta è ancora oggi “scomodo”.
Da quali fonti attingi le notizie per raccontare le donne dimenticate?
Soprattutto dagli archivi storici. Qualcosa anche da alcuni libri, da alcune righe, dalle note. Ricostruire la storia delle donne è faticoso, è come ricomporre un puzzle.
Cosa pensi della Tv di oggi e del modo che ha di raccontare il mondo femminile?
Guardo pochissimo la televisione proprio perché ritengo che svilisca quotidianamente la figura femminile, propinando modelli beceri che esaltano solo il corpo della donna offendendone l’intelligenza. Le eccezioni sono veramente poche.
Nel libro Le mille parli di una cultura ufficiale da cambiare partendo dal linguaggio…
E’ un discorso che è difficile riassumere in poche righe. La declinazione al femminile di professioni e posizioni apicali è spesso osteggiata anche dalle stesse donne, che hanno paura di essere sminuite dall’uso del femminile. Nella lingua italiana esistono due generi: maschile e femminile e sorrido quando qualcuno/a si appella ad un genere neutro, evidenziando la propria ignoranza. A tutti e tutte consiglio di consultare l’aggiornamento di due anni fa del vocabolario Treccani dove troverete architetta, ingegnera, avvocata… e di partecipare ai corsi on line dell’Università Ca’Foscari di Venezia su “Linguaggio, identità di genere e lingua italiana”. Solo la cultura e la corretta conoscenza potrà abbattere questo stereotipo linguistico sessista.
Che cos’è la felicità?
Apprezzare ogni giorno quello che si ha con la consapevolezza di essere fortunata di essere nata , per caso, in questa parte di mondo
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuerò a fare ricerche sulla storia delle donne, in particolare sulle loro lotte pacifiste durante la prima guerra mondiale nei nostri territori. Non so ancora quanto materiale riuscirò a reperire e di conseguenza, non so se basterà per una prossima pubblicazione o solo per una serie di articoli. Per me comunque è importante riportare alla luce la storia di queste donne.