Coordinamento Titano
Nell’incontro tenutosi all’ATI il 21 ottobre scorso tra i rappresentanti delle associazioni e la Commissaria regionale al servizio idrico Maria Annunziata Di Francesco, sono emerse alcune conferme positive ma anche alcune opacità che, in questa fase delicatissima, vorremmo attenzionare.
Tra le note positive ci fa ben sperare la sensibilità dimostrata nel voler ascoltare le parti sociali e nel voler ribadire che la normativa è l’unico faro da seguire nell’espletare il suo incarico, e ne siamo ben lieti.
Incarico che comprende: -l’approvazione dello statuto dell’azienda consortile per i comuni ancora inadempienti .
-l’approvazione del piano d’ambito, da parte dell’assemblea o d’imperio, per i 43 Comuni, con tariffa unica adeguata alle indicazioni di ARERA.
– quindi l’ultimazione dell’iter di verifica dei requisiti per gli 8 Comuni rispetto ai quali l’ATI ha lasciato aperta l’aspettativa della gestione autonoma.
-la costituzione dell’azienda consortile speciale entro il 31 dicembre, pena la perdita dei finanziamenti per il 2021-2027 (eventualità tragica se dovesse verificarsi).
Per quanto riguarda l’approvazione dello statuto per i Comuni ancora inadempienti, la Commissaria ha disposto una proroga della diffida ad adempiere di altri 7 giorni, un indulgenza che fa onore a chi l’ha dimostrata ma che temiamo sia mal riposta. Di fatti ad Agrigento il neo-eletto Sindaco Miccichè sembra non curarsi affatto della questione acqua. Dia un impulso al proprio Consiglio Comunale o si prepari a battere il record del più veloce commissariamento dopo una elezione. A Favara silenzio di tomba su questa questione per una giunta ed un Sindaco che, a sentiere i favaresi, è ormai ai minimi per popolarità e fiducia da parte dei cittadini. A Sciacca, città del Presidente dell’ATI Francesca Valenti, ci sono stati diversi Consigli Comunali senza risultati. Nell’ultimo, una maggioranza trasversale ha deciso di rimandare di 20 giorni ancora l’approvazione, in attesa di non meglio identificate garanzie sulla futura gestione. Costoro scherzano con il fuoco e la figura della Sindaca e Presidente dell’ATI ne esce ridicolizzata una volta di più. A Santa Elisabetta, paese del Vicepresidente dell’ATI Mimmo Gueli, un agguerrito comitato di cittadini continua a chiedere di non cedere le reti comunali (sic!) e di continuare la gestione autonoma nonostante la normativa non lo consenta, nonostante si vada verso una gestione pubblica, consorziata e solidale della risorsa idrica. Per il Sindaco Gueli vale il detto “chi semina vento raccoglie tempesta”. Nei restanti Comuni di Casteltermini, S.Angelo, S.Giovanni, Montallegro persiste un immobilismo che non fa onore a quelle amministrazioni.
Le vere note dolenti, tuttavia, com’era prevedibile, iniziano nell’affrontare la questione delle gestioni autonome ex art. 147 Dlgs 152/2006. La Commissaria ha riferito che l’iter non potrà cominciare da zero per via dei tempi strettissimi (dovuti all’estremo ritardo della Regione nell’attivare i poteri sostitutivi ex art.172) e che si appoggerà al lavoro istruttorio già predisposto dagli uffici dell’ATI, anche se esso presenta corpose illegittimità di metodo e di merito, oggettive, documentate e immediatamente segnalate, per le quali ci saremmo attesi già da tempo l’intervento autorevole dell’Assessorato Regionale che dovrebbe svolgere istituzionalmente funzioni ispettive sull’operato dell’ATI. A conferma di ciò sono intervenute ben due note esplicative, una proveniente dal Ministero dell’Ambiente e una proprio dall’Assessore regionale Pierobon. Dunque la concessione delle gestioni autonome NON POTEVA ESSERE DATA senza aver accertato la sussistenza di tutti i requisiti di legge nel momento in cui essa è stata richiesta e non ipoteticamente 18 mesi dopo. Risultava lapalissiano anche prima, ma a dirlo siamo stati in pochi.
Ora, la Commissaria riferisce che tramite la società che si sta occupando dell’aggiornamento del Piano d’Ambito si avvarrà delle strutture ministeriali per verificare la sussistenza dei requisiti per ognuno degli 8 comuni individuati dall’ATI come “papabili”.
QUESTO PASSAGGIO NON CI CONVINCE AFFATTO! La normativa è chiara ed individua nell’ente di governo d’Ambito (l’ATI) la responsabilità di accertare i requisiti richiesti dall’art. 147. Se gli uffici dell’ATI o la stessa Commissaria non presentano competenze tali da consertirlo, ci si affidi, per esempio, all’ARPA di Agrigento o di Palermo come da noi suggerito, evitando partite di giro con altre società non contemplate da nessuna norma, e lo si faccia in maniera rigorosa e puntuale come da indicazioni ministeriali. Il ministero si è già espresso con una nota molto chiara sulla questione e non deve accertare alcunchè. La responsabilità, lo ripetiamo, è in capo all’ATI quindi alla Commissaria in quanto sostitutiva dei pieni poteri dell’assemblea.
Non ce ne voglia la dott.ssa Di francesco, ma il tempo stringe e nella delicata fase in cui siamo non possiamo permetterci di continuare nello stesso solco fatto di opacità e di compromessi al ribasso dettati più da logiche politiche che dalla reale adesione alla legge nell’interesse del bene comune.
Nella IV commissione Sanità e Ambiente al cospetto dell’Assessore regionale Pierobon e della Commissaria, il giorno prima, sono stati invitati gli 8 Sindaci “papabili”. Non sappiamo cosa si siano detti, sappiamo però che quella è la sede opportuna per chiedere loro conto dei 7 depuratori su 8 posti in infrazione, per i quali (anche per essi) la Regione Sicilia paga 90.000 euro al giorno di multa all’unione europea. Quali siano le tariffe applicate nei loro comuni, se siano in linea con le direttive ARERA, se si siano dotati di misuratori di consumo per una reale tutela del corpo idrico. Alla Commissaria l’arduo compito di separare i desideri politici dai requisiti di legge, verificando le istanze TECNICAMENTE e non politicamente. Solo così questa lunga storia potrà avere un lieto “finale di stagione” per tutti i cittadini dell’Ambito.