di Giuseppe Maurizio Piscopo.
Ho conosciuto Claudia Rizzo in una pausa durante la registrazione di un cd all’Atelier delle Muse a Favara. Abbiamo avuto modo di scambiare due battute. Ricordo che sono rimasto incantato dalla poesia e dal modo raffinato di conversare. Claudia sembra aver vissuto tante vite e con lo sguardo sembra guardare lontano ad un mondo fantastico senza confini e senza barriere dove prevale l’amicizia, la poesia e la musica.
Claudia Rizzo nasce a Favara nel 1979. E’ cantante, attrice. Si forma a Bologna presso la BSMT, accademia di musical Theater, dove si diploma e approfondisce gli studi di performer a Londra presso la Guilford School of Acting (GSA). Laureata al DAMS, discipline Arte, Musica e spettacolo.
Collabora con Farm cultural Park, Fondazione Teatro Pirandello e Parco archeologico Valle dei Templi di Agrigento. Ha interpretato Giovanna d’Arco in “Good and Evil” di Pippo Flora, andato in scena al Teatro Pirandello ed ha curato la direzione artistica nel ruolo di Pantea in “La Morte di Empedocle” di Holderlin, spettacolo teatrale andato in scena nella Valle dei Templi di Agrigento.
Cantante nella formazione « Sapore Italiano » , progetto musicale nato con artisti e musicisti siciliani che fonde e mixa lo stile ed il gusto musicale italiano con il Jazz, la bossa nova, il folk e la musica latina e mediterranea. Il suo primo singolo da cantautrice è “Petru e Rosa”, la storia di un pescatore che cerca fortuna, metafora della Sicilia e della ricerca di se stessi.
Quando nasce la tua passione per la musica?
Nasce da piccolissima. In famiglia cantiamo tutti e da sempre. Credo che sia stata mia nonna Luzza a trasmettere “il gene dell’arte e della musica”: a lei piaceva cantare e raccontare proverbi che nascondevano diversi livelli di lettura.
Che bambina sei stata e quale influenza ha avuto l’esperienza artistica di tuo padre nella tua vita?
Ero una bambina molto vivace; mia madre mi racconta che quando voleva spaventarmi per farmi stare calma mi diceva:-“Attenta che arriva u’ diavulu zoppu”!, ed io le rispondevo:-
“Chiamalu ca c’azzoppu l’antra gamba” .
Mi piaceva fare a modo mio. Mio padre ha sempre cantato anche in casa e il primo brano che abbiamo cantato insieme è stato “E Se domani”, lui suonava la chitarra ed io cercavo di interpretare questa bellissima canzone rimanendo me stessa. Il suo amore per la musica e il suo essere critico mi hanno sempre stimolato a fare meglio.
Che cos’è la musica nel mondo in cui viviamo?
La musica é ovunque. A volte non riusciamo a percepirla davvero. Nel mondo in cui viviamo forse si é perso quel lato istintuale,“energetico e vitale” che ci fa vedere tutto in maniera diversa, meno banale e più effervescente! La musica é una sferzata di vita , qualcosa che ti fa gioire e allo stesso tempo riesce a farti sentire più in pace con il mondo e con te stesso.
Qual è il potere di una canzone?
Una canzone ti racconta una storia ed ha il potere di trascinarti nella vita, di svuotarti, annichilirti o riempirti fino ad esplodere. Può sconvolgerti, toglierti il respiro o rilassarti, ma l’importante é che racconti una storia, che non perda l’autenticità della vita, con i suoi “bianchi”, “neri”, e con le immense sfumature che ne conseguono.
Chi è Petru, chi è Rosa? Sono personaggi veri o frutto della tua fantasia?
Sono un mix di racconti popolari e personaggi della mia fantasia. Petru é un nome che mi sta molto a cuore, é il nome di mio nonno ma anche di mio fratello, il gemello che era con me in grembo. Sono nata a sei mesi e lui non ce l’ha fatta, la cosa strana é che era successa la stessa cosa a mia sorella, anni prima con suo fratello gemello, anche lui prematuro . Petru, pescatore ed Angelo custode è lui che mi ha ispirato la storia che canto fino a ricongiungermi con l’infinito.
La Rosa invece é simbolo di famiglia e della casa. La sirena é il mistero e il desiderio. Simboli e metafore di un viaggio, in cui il finale è ancora tutto da scrivere. E’ il viaggio della nostra vita, il viaggio alla ricerca della nostra identità ed essenza. Ma il vero protagonista è il mare, specchio in cui Petru riflette la sua immagine e riversa i propri desideri e speranze.
Si dice che l’amore vinca sempre nella vita, ma certe volte qualcosa non va nel verso giusto, mi riferisco alla violenza sulle donne. Perché succedono questi fatti così spiacevoli che non vorremmo mai sentire?
Non so perché succedano, probabilmente il desiderio di possesso di un uomo può provocare in lui un tale cieco furore da fargli arrogare il diritto di esercitare violenza fino a provocare la morte della “propria” donna. Credo non ci sia niente di più disumano e aberrante. L’amore non é possesso e la libertà di amare va tutelata, penso a Lorena giovane favarese vittima di femminicidio, spero che donne come lei rimangano impresse nei nostri cuori e nella memoria collettiva come simboli di libertà di amare e Vivere.
Che cosa rappresenta per te il mare?
Il mare parla con i suoi silenzi, con le onde o con la lentezza delle acque quiete. Parla con i suoi blu e con tutte le sfumature del ciano: il mare é Rosa, la famiglia e il porto sicuro; é la sirena, il mistero e la fascinazione; è il viaggio, il ritorno e la partenza, forza vitale che ci guida e sorregge, metafora della Sicilia
e della ricerca della nostra vera essenza.
Che cosa salverà il mondo la bellezza o la musica?
Non saprei. La bellezza e la musica dialogano tra loro continuamente.
In un mondo apollineo che ci dice di essere gradevoli e accomodanti, in cui tutto si deve categorizzare e razionalizzare, credo che l’arte e la musica debbano trovare e mettere in circolo la propria vocazione dionisiaca che é energia emotiva, fisica, intellettuale e emozionale allo stesso tempo, per riappropriarci della nostra radice ancestrale e archetipica. Questo secondo me genera bellezza.
Una frase popolare siciliana così recita:” Quando incontri una donna devi guardarle bene il naso”. Cosa significa secondo te questo detto?
Questa è la domanda più difficile! Dai tratti del viso si rivela molto di una persona e forse il naso è uno dei tratti che più caratterizzano una fisionomia. Per esempio io quando mi arrabbio ho il naso “pizzuto”! Forse si può evincere il carattere e la personalità dal naso e percepire anche dai suoi tratti i moti dell’animo.
Quali sono i difetti delle donne, e il loro più grande pregio?
Ogni donna é un mondo a sè stante. Il difetto che a volte abbiamo é quello di capire in ritardo chi siamo e cosa vogliamo. Il desiderio di amare e essere amate a volte può portare a scelte sbagliate. Imbattersi nella “giusta via” che é quella del cuore che porta a seguire la propria vocazione non é sempre facile. Non mi riferisco all’arte ma alla difficoltà di seguire i propri sogni e desideri e alla possibilità di realizzarli. Essere quello che gli altri vogliono è il peggiore difetto. Il pregio invece é quello di dare la vita per quello in cui crediamo, oltre all’atto fisico di procreare la donna è generatrice di vita in senso lato, sensibile e generosa come la madre terra.
Perché canti Colapesce e cosa provi mentre canti questa bellissima canzone?
Colapesce è una delle leggende popolari più affascinanti mai raccontate. La figura di Cola, mezzo pesce e mezzo uomo che si sacrifica per salvare la Sicilia reggendo le colonne che la sorreggono rappresenta l’eroe che si sacrifica per quello in cui crede, a costo della propria vita. Mi emoziona molto pensare ci siano persone e anime pure che arrivano a sacrificare la propria vita per un ideale. Basti pensare a Falcone e Borsellino ma anche a gente comune come Willy il giovane ucciso per difendere dei compagni più deboli o le tante donne vittime di violenza che trovano il coraggio rialzarsi e andare avanti. Mi emoziono nel cantarla perché smuove la mia parte più atavica e ancestrale e riaccende quel senso di “meraviglia” e di legame con le nostre radici che a volte nostro malgrado perdiamo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sicuramente continuare a fare musica, infatti a breve usciranno altri miei brani. E’ in cantiere il mio primo singolo! E presto magari in teatro, superato questo momento di chiusura desidero sperimentare dei live tra la Recitazione e il canto, ma per scaramanzia non posso dire tutto! Sicuramente canterò storie di donne e racconti popolari che hanno a che fare con il mito. Questi ed altri sogni fanno parte dei miei progetti futuri. L’arte non si ferma e nonostante questo periodo storico così particolare, auguriamoci un grande rilancio per il settore dello spettacolo e della cultura che per ora si trovano in sofferenza e anche tanta buona musica!
Desidero infine ringraziare di cuore Lele Gambera che ha arrangiato e prodotto Petru e Rosa e il maestro Graziano Mossuto che ha prodotto e ha arrangiato in maniera sublime il branco Colapesce e mi ha accompagnato al pianoforte.