Antonio Moscato
Domani nel giorno della festa dei “Morti” che assume un significato unico per noi siciliani, vorrei ricordare uno degli ultimi pasticcieri che realizzava i “pupi di zuccaru”, Angelo Schembri scomparso prematuramente da diversi anni. Angelo si dedicava con passione e attenzione ai suoi pupi e mi diceva mentre preparava gli stampi antichi che aveva ricevuto da un altro pasticcierie: “bisogna stare attenti alla temperatura dello zucchero non troppo liquido né troppo solido!”. Finiva i pupi a pennello, uno ad uno tutti con i colori vegetali. Principe dei pupi era “u cavallegeru!”.
Da noi il giorno dei morti assume un carattere unico nel mondo tanto da essere definita festa e tutti i bambini aspettano ancora oggi i dolci e i giocattoli portati da loro in dono, un modo semplice e forte per collegare il ricordo dei nostri cari senza paure o brutti ricordi. Le “lumine”, i caratteristici ceri rossi sui balconi che indicavano la via di casa ai nostri defunti e che suscitavano grande emozione, rendendo le vie del paese una cattedrale illuminata, oggi sono quasi del tutto scomparsi. La tradizione favarese prevedeva e prevede ancora oggi un piatto per il pranzo nel giorno della commemorazione dei defunti: “favi pizzicati cu pani ammugliatu” (per la ricetta potete vedere sul sito della proloco Castello). Il dono per eccellenza ricevuto dai bambini, i pupi di “zuccaru”, è ancora oggi presente, cosi come i vari giocattoli ma manca il vero spirito della tradizione e del ricordo: l’inizio della giornata con la “ricerca” del dono lasciato in giro per casa, la commemorazione dei nostri cari che ci univa ancor di più ai presenti e il pasto consumato insieme sulla scia del ricordo, accompagnato dai primi odori di agrumi.
Buona commemorazione dei defunti a tutti e celebriamo la vita ogni Santo giorno.