La prima segnalazione che vogliamo proporre al lettore riguarda “Associazione indigenti”, ovvero il primo romanzo scritto dal giornalista agrigentino del Corriere della Sera Matteo Collura. La prima edizione uscì nel 1979 e si tratta di un’opera prima che ha subito attirato l’attenzione di Leonardo Sciascia oltre all’entusiasmo di Italo Calvino, il quale fortemente volle si pubblicasse. Sono passati più di trent’anni ma la storia non è invecchiata di una virgola (come dimostra la recente e tanto attesa ristampa): lo stile asciutto, quasi neorealista, ne hanno fatto subito un classico sin dalla sua lontana uscita. Siamo nella Palermo dei reietti e dei disperati, dei vicoli stretti e bui, maleodoranti e decrepiti, affollati da persone che vivono di non-mestieri improvvisati alla giornata, contrabbandando, imbrogliando e scippando. Una realtà, non così diversa poi da quella odierna ancora presente in alcuni quartieri del nostro capoluogo, che spinge i protagonisti ad associarsi, per chiedere giustizia a chi giustizia dovrebbe elargire, per chiedere che almeno i pasti del refettorio siano mangiabili. Un’unione tra poveri che in questo caso non fa esattamente la proverbiale forza, in un andirivieni di scene al limite del grottesco e del tragico, dove la città partecipa silenziosa e l’illusione di un’effimera vittoria lascia sempre l’amaro in bocca.
La seconda segnalazione, invece, riguarda “La riparazione”, titolo dell’ultimo romanzo dello scrittore sabettese Stefano Milioto, pubblicato per i tipi della Bonaccorso Editore. Aldo, il protagonista, interpreta la terribile ed inesorabile malattia della figlia come una punizione per la sua arroganza di medico e di uomo di scienza, inflittagli da quel Dio nel quale però non crede. Ad un certo punto lo stesso Aldo scopre la sconcertante verità sulla provenienza della ricchezza della sua famiglia, sull’importanza del padre e della sua influenza: una genesi rivelatagli dalla serva Tina e quasi giustificata dalla stessa. Da questo momento sorgerà in lui la convinzione che la malattia e la sofferente condizione dell’incolpevole figlia siano spiegabili con la propria agiata, serena e felice vita, frutto di repellenti comportamenti ed azioni. Condizione familiare dalla quale, però, sente il bisogno di doversi affrancare, liberandosi in tal modo di un fardello che considera pesantissimo. Ma la soluzione pensata, da novello San Francesco, gli si rivela non ancora soddisfacente. Il male nel mondo, il malessere vissuto nel suo personale microcosmo continuano ancora a persistere, tanto che, complice una vera e propria illuminazione, sente il bisogno di compiere un radicale cambiamento della sua personale geografia: l’isola di Malta. Lì i richiami della storia, gli echi millenari di un remoto passato, la bellezza dei luoghi quasi incontaminati ed uno strano incontro in un’atmosfera a tratti onirica e magica, pongono al protagonista, al termine del suo personalissimo percorso riparatore, una umana quanto combattuta alternativa risolutiva.
Antonio Fragapane
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“Associazione indigenti” e “La riparazione”: brevi recensioni
By vedisotto3 Minuti di lettura