di Giuseppe Maurizio Piscopo
In una strada del quartiere Cavatu di Favara alcuni anni fa abitavano tre schette bellissime ed una sera l’innamorato di Michelina per l’emozione della serenata fece una grandissima confusione.
Antonio era un muratore e non aveva la dote del canto così chiese al suo barbiere che aveva una bellissima voce, se poteva cantare per lui una serenata a piede leggero, prima della mezzanotte, alla ragazza di cui si era innamorato.
Antonio che aveva seguito la ragazza all’uscita della sarta, dove stava imparando a cucire, non sapeva bene quale era il balcone di Michelina, oltretutto quella sera si era fulminato un lampione e la strada era rimasta al buio.
Prima della mezzanotte il barbiere accompagnato da una chitarra e un mandolino bene accordato iniziò a cantare sotto la luce di una complice luna. Il primo ad affacciarsi fu u zi Turiddru con un pigiama a righe, che con i suoi modi eleganti disse ai suonatori di allontanarsi immediatamente per evitare che la serata finissi a fetu e che gli strumenti smettessero di suonare per sempre dentro il forno ancora caldo.
I suonatori si accorsero di avere sbagliato balcone e si allontanarono. Ripresero la serenata nella parte più alta del quartiere, dove c’era un altro clima più rilassato. U zi Giuvanni e la zia Pippina che si erano appena svegliati, scesero in strada con una bottiglia di rosolio fatto in casa, dei bicchierini, una guantera di dolci e li offrirono ai suonatori.
In cuor loro u zi Giuvanni e la zia Pippina da tempo desideravano maritare la loro unica figlia, ma non si era mai presentata l’occasione. La ragazza era timida, ben educata e faceva sempre la stessa vita: casa, sarta e chiesa. La cosa strana fu che i musicisti, anche questa volta erano finiti sotto un altro balcone, da un’altra schetta, ma ormai non si potevano tirare indietro. L’innamorato si fermò sotto il balcone “sbagliato” quello di una ragazza che non aveva mai visto prima e di cui non sapeva nemmeno il nome.
Nella strada e nel silenzio della notte prima si accese un lumicino tenue, poi si aprì la finestra che cigolava, una finestra abituata a stare chiusa e che si apriva molto di rado. Si affacciò una ragazza bellissima con due occhi azzurri come il mare ed un sorriso mai visto, che illuminò tutto il paese.
Giulia fu molto contenta per quella serenata non se l’aspettava. Nessuno le aveva mai fatto una serenata. Il futuro zitu rimase abbagliato da tanta bellezza e pensò in cuor suo che in questa vita tutto è destinato e che la ragazza le piaceva molto.
Lentamente, come in un presepe continuarono ad accendersi le altre luci delle case. I vicini erano incuriositi e rapiti dalle note e dalle parole dolci della serenata che il barbiere cantava mentre la notte si faceva avanti decisa. Favara si era fermata d’incanto, le stelle ricamavano quella notte magica con colori mai visti prima. E le luci del quartiere si accesero tutte mentre Michelina, cui era destinata la serenata, che abitava nell’altra strada piangeva stringendosi nel petto il cuscino.
Nell’aria si sentivano chiare le parole della serenata:
Lu sonnu di la notti m’arrubasti
ti lu purtasti a dormiri cu tia
beddra chi mi facisti magaria
affaccia a sta finestra vita mia…
Per i disegni tratti dal libro Serenate al chiaro di luna ovvero la notturna in Sicilia con le musiche raccolte e rielaborate da Giuseppe Calabrese e Domenico Pontillo si ringraziano i pittori: Andrea Carisi, Vincenzo Patti e Caterina Trimarchi.