di Giuseppe Maurizio Piscopo
(E’ l’omaggio della redazione di SiciliaOnPress a tutti i papà e ai Giuseppe per domani 19 Marzo San Giuseppe)
Era un bravo ed onesto falegname costruiva sedie, tavoli porte e finestre e non di rado, se qualcuno non aveva soldi per pagarlo, lui faceva il lavoro gratis. Era il suo modo per aiutare i poveri che accoglieva sempre con un sorriso.
Un giorno però, per un triste incidente la sua bottega andò a fuoco. Un bambino stava giocando con dei fiammiferi proprio dentro la falegnameria e ne lasciò cadere uno sul pavimento.
In un attimo il fuoco si diffuse velocemente in tutta la bottega senza che il vecchio potesse arginarlo, bruciando tutti gli oggetti che incontrava e che il falegname stava restaurando con grande cura.
La furia delle fiamme si arrese solo quando incontrò l’immagine di san Giuseppe con il bambino.
Il falegname si inginocchiò, si tolse le scarpe, pregò in silenzio e poi scoppiò a piangere. Il bambino, per fortuna era vivo ma tutto il lavoro era andato perduto. Alla vista di quella tragedia nessuno dei clienti chiese il pagamento del danno subito (chi aveva perso una sedia, chi un tavolo, chi un comò). Il giorno della festa, in piazza si sparse la voce dell’incendio che si era fermato davanti all’immagine del Santo e tutte le persone corsero nel cortile Antinoro e gridarono al miracolo.
Molti giocarono al lotto i numeri della disgrazia: fuoco 8, San Giuseppe 19, popolazione 32 e spavento 90. La terza settimana, quando ormai nessuno li aveva più giocati e la storia era ormai caduta nel dimenticatoio uscì la quaterna…
La storia è tratta dal racconto breve Il vecchio che rubava i bambini pubblicato da Aulino Editore nella collana Coup de foudre finalista al Premio Racalmare. Ringrazio Salvatore Urso per le foto.
San Gisipuzzu ca n’celu siti,
binidiciti lu me paisi.
San Gisippuzzu e lu bambinu
cu l’aranci nu giardinu,
binidiciti i figli na fascia,
binidiciti li masciu d’ascia.