Giuseppe Maurizio Piscopo
Favara è un paese molto particolare, rispetto agli altri paesi del mondo. Ricco di intelligenze fuori dal comune, che fuori da questo Paese riescono a realizzare grandissimi progetti. L’elenco è lunghissimo. Conosco Filippo da moltissimi anni. E’ stato sempre uno che si è impegnato in prima persona mettendoci la faccia, uno che ha guardato molto lontano sin da bambino. E’ sicuramente un punto di riferimento fra gli storici e scrittori favaresi. Ci siamo incontrati a Favara, a Palermo, a Pisa città nella quale si sono laureati molti favaresi che si sono distinti nella vita, come Filippo Bosco, Mimmo Alaimo, Peppe Failla e Franco Collura, i primi nomi che mi vengono in mente, ed altri ancora. In questa intervista Filippo Sciara fa riflettere su alcune questioni importanti per migliorare Favara e i favaresi che sembrano i personaggi del Gattopardo sprofondati in un sonno profondo, senza nessuno che riesca a svegliarli…
Il castello, le chiese e i monumenti di Favara sono trascurati da tempo. Qual è il loro stato di salute oggi?
Sono affetti da una gravissima malattia che si chiama abbandono. Qui voglio riferire solo del castello medievale che si trova in uno stato di pericolosissimo degrado. Sono circa 20 anni, dalla conclusione degli ultimi pseudo-restauri, che il castello subisce infiltrazioni di acqua in ogni angolo della sua struttura.
Dobbiamo rilevare che già nell’inverno dell’anno 2002, – successivo alla conclusione dei suddetti lavori di restauro eseguiti negli anni 1998-2001 – si registrava l’infiltrazione di acqua, durante le piogge, nel salone del primo piano.
Sebbene oggi si parli di prossimi interventi, il tempo perduto ha fatto danni e non si recupera. Nel corso degli anni l’infiltrazione si è estesa a tutti gli ambienti del primo piano, compresa la cappella, nella cui cupola è presente una grave lesione estesa per circa 2 metri lineari. Le infiltrazioni hanno raggiunto anche i pregevolissimi fregi d’imposta della loggia del primo piano, unici nel loro genere nella Sicilia del XIV secolo, che si stanno sbriciolando e scomparendo, a causa dell’umidità dovuta all’acqua.
Per un gravissimo errore tecnico, in fase di “restauro”, che ha visto la raccolta delle acque piovane convogliate in un piccolo canale, posto all’interno delle murature perimetrali del castello (che non ha mai funzionato per i pessimi materiali utilizzati), abbiamo il risultato che oggi si vede: il castello è ridotto ad un colabrodo che fa acqua da tutti i lati, con gravissimo danno per tutte le strutture. Si tenga presente che in nessun castello o palazzo del Medioevo, era utilizzato un tale inadeguato sistema di smaltimento delle acque piovane, che venivano sempre convogliate fuori dalle murature.
A questo spettacolo indecoroso e indegno per una società civile, si è reagiti, recentemente, dichiarando il castello inagibile in diverse sue parti, per allontanare e scongiurare eventuali danni a persone. Anziché agire con una seria azione di risanamento e di salvaguardia del castello medievale, di grandissimo valore storico e culturale per Favara e per la Sicilia, i politici di Favara, e soprattutto i sindaci (compresa quella attuale), in questi ultimi anni sono rimasti a guardare, dimostrando tutta la loro colpevole inadempienza e incompetenza nella gestione della “cosa pubblica”. Anche le autorità preposte alla tutela dei Beni Culturali sono rimaste a guardare!
A nulla sono valse le mie rimostranze e in diverse occasioni, sono stato sempre invitato a stare calmo, in attesa di promesse di interventi risanatori che, in verità, non sono mai arrivati: è proprio il caso di dire, con Tito Livio (Storie, XXI, 7, 1), che “mentre a Roma si discute Sagunto è espugnata” (Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur), e così il nostro castello, che rappresenta il simbolo più importante dei nostri Beni Culturali, mentre noi ci perdiamo in chiacchiere, va in malora! È una grande vergogna per tutta la collettività!
Come giudichi l’impegno dei politici favaresi per la salvaguardia dei Beni Culturali?
Sicuramente pessimo e scandaloso per una società civile! L’assessore ai Beni Culturali o alla Cultura – come qualche pseudo-politico favarese preferisce essere chiamato – a Favara esiste solo sulla carta, e nella storia amministrativa del nostro Comune, degli ultimi decenni, è sempre stato totalmente assente nella gestione del patrimonio storico-artistico.
Tutto è in uno stato di degrado e di perdizione. Basta guardare il centro storico, per scorgere in ogni angolo di esso, uno stato di agonia e di distruzione. Si vede sparire, nell’indifferenza di tutta la collettività, dei politici e delle autorità preposte alla tutela, anno dopo anno, a causa di crolli e distruzioni progettate a tavolino, palazzi storici del Settecento (palazzo D’Angelo) e dell’Ottocento (palazzo Bellavia), solo per fare alcuni esempi (l’elenco sarebbe lungo), con impoverimento del nostro patrimonio storico-artistico, e quindi della nostra carta d’identità.
Favara e il suo territorio hanno potenzialità turistiche?
Favara ha una grande storia medievale, con interessi papali (Gregorio Magno papa) e imperiali (Federico II imperatore), ricca di monumenti artistici e di aree archeologiche antiche e medievali che meriterebbero di essere rivalutate. Il patrimonio storico-artistico potrebbe costituire un volano di sviluppo economico e culturale, ma la politica favarese ha preferito la speculazione edilizia, al posto della salvaguardia del centro storico, che è stato condannato a una morte lenta e inesorabile. L’ignavia di poche persone, deputate a gestire il “Bene Pubblico”, si riflette così a danno di tutta la collettività!
Come è amministrata oggi Favara?
Non voglio fare il professore, ma credo, naturalmente con le dovute eccezioni, che il Favarese impegnato in politica, sia più un “politicante” che un politico, nel vero senso del termine. A dimostrarlo sono i fatti. Favara è allo sbando in ogni suo aspetto della vita sociale e civile: i disservizi prevalgono nettamente sui servizi e la qualità della vita, rispetto ad altre città è proprio molto bassa. Un esempio? La gestione del verde pubblico, per il quale si fa molta fatica a distinguerlo da quello non pubblico, talmente massive ed invadenti sono le erbacce presenti! Si consideri, inoltre, che il verde pubblico è ridottissimo rispetto ad una città che oggi occupa un’estensione urbana, in lunghezza, di 5 km. Per non parlare poi della disonorevole gestione della raccolta dell’immondizia! Perfino in pieno centro, nella piazza Cavour, a circa 50 metri dalla sede comunale (davanti il palazzo Fidirichello e alla Biblioteca Comunale), vengono abitualmente accumulati e scaricati per terra, da persone incivili, montagne di sacchi pieni di immondizia indifferenziata, mentre l’attuale amministrazione rimane a guardare!
Ultimamente la mala-amministrazione, che coinvolge amministratori e funzionari comunali, ha colpito anche il cimitero di Piana Traversa, costruito nella seconda metà dell’Ottocento, famoso per l’alta qualità urbanistica, caratterizzata da larghe strade, molti alberi dal valore decorativo, oltreché funzionale, già presenti in fase di progettazione ottocentesca.
Rileviamo che questa “qualità urbanistica” è anche apprezzabile nel piano regolatore cimiteriale di Favara, del 1988, che ha visto la progettazione e realizzazione di larghe strade e piazze, oltreché di cappelle gentilizie, in molti casi, di notevole valore decorativo.
Recentemente, nel 2017, è stata apportata una “variante al piano regolatore cimiteriale”, progettata da alcuni tecnici comunali sprovveduti, che è stata approvata, oltre che dalla Giunta Comunale, guidata dall’attuale sindaca di Favara, anche dal Consiglio Comunale, rappresentato soltanto da 12 consiglieri presenti, dei 24 eletti.
Nel verbale di deliberazione della Giunta Comunale n. 47 del giugno 2017, presieduta dalla sindaca Anna Alba si riferisce: “intenzione dell’Amministrazione è quella di ridefinire l’assetto generale del cimitero nelle parti ancora da costruire, conferendo all’insieme un aspetto di maggiore inserimento nel contesto ambientale e privilegiare il valore di un luogo a molti sacro“. Da tutto ciò sembrerebbe che tale variante, riguardante diverse aree del cimitero, è stata fatta al fine di “riqualificare” tali zone. In verità, dobbiamo dire che quanto scritto nel verbale di Giunta Comunale, non ha riguardato “parti del cimitero ancora da costruire”, come la sindaca vorrebbe, in maniera tendenziosa, farci credere, ma si è trattato di una lottizzazione selvaggia di strade già tracciate urbanisticamente nel 1988, e storicamente definite e concluse! Questa lottizzazione è stata fatta al fine di costruire altre cappelle da vendere a privati, causando un danno irreparabile al decoro cimiteriale, arrecando, quindi, un gravissimo atto di “aggressione” urbanistica.
Tutto ciò è successo nella parte alta del cimitero, dove l’asse viario principale, largo circa 10 metri, continuazione verso ovest di quello ottocentesco, è stato lottizzato e annullato, per la costruzione di molte cappelle da vendere a privati. La strada, parallela a nord, a questo asse viario principale, larga circa 8 metri, che immetteva in tutte le altre strade, tracciate in senso nord-sud, della parte alta del cimitero, è stata pure lottizzata e annullata, con costruzione di cappelle e trasformata in vicoli angusti e squallidi di 3 metri di larghezza e, in alcuni casi, addirittura, larghi appena 1,70 metri, vere e proprie strettoie, in molti casi a forma di imbuto, senza alcun rispetto del decoro urbano e senza rispettare i rettifili stradali già tracciati nel 1988 (nemmeno nell’Ottocento avveniva una tale sconcezza urbanistica, dove le strade erano sempre allineate, rispettando gli angoli di quelle già presenti).
A causa dei vicoli stretti che si sono venuti a creare, nel corso dei nuovi lavori sono stati arrecati dei danni a una cappella privata già esistente (marmi spaccati e in un altro caso marmi ricoperti completamente di bitume, utilizzato per coprire le strade che si sono formate). Quello che è ancora più grave, in questa vicenda, è che il titolare della cappella danneggiata, non è stato avvisato né dalla ditta che ha eseguito l’appalto, né dall’organo comunale (ufficio tecnico) preposto al controllo e al collaudo delle opere eseguite. È un fatto gravissimo e incivile che esprime tutto lo squallore umano del personale di cui è dotata l’attuale amministrazione comunale di Favara!
Alla faccia della riqualificazione! Forse io non ho capito niente di cosa significa riqualificare! Pensavo significasse costruire aiole, piantare alberi ornamentali e fiori per il decoro cimiteriale e per il rispetto dei defunti, come ho visto in molti cimiteri in altre città della Sicilia e d’Italia, e invece no, mi sono sbagliato! Nel cimitero di Favara riqualificare significa, lottizzare strade già presenti e storicamente definite, tagliare gli alberi già piantati e al loro posto costruire cappelle per venderle ai privati: è quello che è successo recentemente nella parte bassa del cimitero di Favara dove sono stati abbattuti diversi alberi che “disturbavano” alcune cappelle. Siamo proprio caduti in basso, anziché crescere e migliorarci, subiamo una involuzione di stile, grazie alla classe politica in carica, la sindaca in testa, e a certi funzionari comunali, tutti sprovveduti e inadatti nel ruolo assegnato.
Con tale vergognoso “rifacimento urbanistico” del cimitero, sul quale torneremo presto con uno studio particolare, i soggetti in causa si sono qualificati per quello che sono: pessimi amministratori e incapaci di gestire il “Bene Pubblico”. A me sembra che a Favara, per la politica prodotta, si sia regredito di molto, in questi ultimi anni. Credo anche che l’attuale Amministrazione, che già in altre occasioni, si è distinta per inefficienza e mediocrità culturale, passerà alla storia come una delle peggiori! Anche i due tecnici comunali che, con il loro aberrante progetto, si sono macchiati dello “scempio urbanistico” del cimitero, verranno ricordati dai posteri! Mi dispiace molto riferire tutto ciò, ma i fatti sono molto chiari!
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Dal punto di vista storico la pubblicazione di diversi libri su Favara, che ho in corso di preparazione, cioè quello sulla Chiesa Madre, sul Castello medievale e sul barone Antonio Mendola, ma ne seguiranno altri, come Favara e il suo territorio nel Medioevo.
Ho anche il progetto ambizioso della promozione vitivinicola del territorio di Favara, al fine di rivalutare la figura, a me molto cara, del barone Mendola, che è stato uno dei figli più illustri della Favara di tutti i tempi e uno dei più grandi ampelografi europei dell’Ottocento. L’incontro con il barone Mendola e i suoi studi ampelografici ed enologici mi ha spinto a vedere con un altro occhio la viticoltura, e oggi sono impegnato a coltivare i vitigni da lui creati e a produrre il vino che lui faceva già nell’Ottocento, naturalmente con tecniche moderne. Lo scopo è quello di creare un vino di nicchia, un prodotto di alta qualità, legato alla grande figura del barone Mendola, che possa costituire un volano di sviluppo per il territorio agricolo di Favara. Ho già fatto, in merito, una importante pubblicazione, che ha riscosso molti consensi tra gli studiosi, in campo nazionale: F. Sciara, Il barone Antonio Mendola di Favara e la creazione di nuovi vitigni nell’Ottocento, in «Galleria», Rassegna semestrale di cultura, di storia patria, di scienze letterarie e artistiche e dell’antichità siciliane, anno I – N. 1, luglio – dicembre 2020, Società Sicilia, pp.147-198.
_____________________
Filippo Sciara è un medico veterinario di Favara, che lavora come dirigente presso l’Azienda Sanitaria Provinciale di Caltanissetta. Da molti anni è impegnato nella ricerca storica del territorio di Favara, e del Regno di Sicilia. Queste ricerche gli hanno permesso di partecipare, come relatore, a molti convegni internazionali.
Ha collaborato con la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Pisa, presso la quale si è laureato e specializzato al corso di specializzazione in “Malattie dei piccoli animali”, dove ha tenuto, per diversi anni, dei Seminari sulla “Evoluzione dei cani nel bacino del Mediterraneo”.
Ha collaborato con l’Istituto di Storia dell’Arte Medievale, dell’Università la Sapienza di Roma, nella ricerca delle “Dimore di caccia di Federico II imperatore”.
È autore della scoperta di ben tre dimore venatorie di Federico II, che erano inedite, di cui 2 in Italia meridionale, Lucubante in Campania e Cisterna in Basilicata, pubblicate in una rivista di altissimo profilo culturale: F. Sciara, Ritrovate le residenze di caccia di Federico II imperatore a Cisterna (Melfi) e presso Apice, in «Arte Medievale», Periodico internazionale di critica dell’arte medievale, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, II Serie, Anno XI, nn.1-2, 1997, pp.125-131. In Sicilia, ha scoperto, di recente, il palazzo di caccia di Federico II, nella foresta del Camaro, presso Messina.
Ha dato alla stampa circa 40 pubblicazioni riguardanti Favara e il Regno di Sicilia nel Medioevo. Oggi risulta socio dell’Officina di Studi Medievali di Palermo, della Società Nissena di Storia Patria e della Società Sicilia. Ha ricevuto, per meriti di ricerca storica, il “Premio Pirandello” nel 2005 e il “Premio letterario Mons. Giuseppe Petralia, vescovo e poeta”, nel 2020, ed altri 2 premi in campo veterinario, negli anni 90 del Novecento.