STEFAN LUCA MANGIONE
Nelle ultime settimane spesso e volentieri siamo venuti a contatto con la parola catcalling, soprattutto dopo la vicenda che ha toccato Aurora Ramazzotti.
Cos’è il catcalling? E perché spopola nel web in questi ultimi giorni?
Questo termine, infatti, è associato allo “street harassment” (le molestie di strada) e dunque alle molestie sessuali o offensive che avvengono nei luoghi pubblici.
Possiamo definire il catcalling una molestia stradale, un insulto o un commento sessista che avviene in un luogo pubblico che siano: fischi, strombazzamenti con il clacson, gestacci, commenti, battute a sfondo sessuale, inseguimenti e offese riguardo all’aspetto fisico.
L’origine di questo termine inglese sembra risalire al teatro britannico nel quale gli attori dopo una pessima performance venivano presi di mira da fischi, schiamazzi e disprezzo verbale, tali azioni si indicavano con il verbo (to) catcall.
Oggi il termine catcalling riecheggia un atteggiamento denigratorio nei confronti di donne, transessuali e minoranze etniche di vario genere.
Alla base di questo fenomeno c’è il sentimento di disprezzo, un sentimento negativo che il più delle volte spinge il molestatore o lo stalker ad agire con violenza.
Il catcalling però sembrerebbe non avvenire solamente per strada o in luoghi pubblici, ma anche nel web, soprattutto nei social più in voga, quali: facebook, instagram e tik tok.
Il web secondo il mio parere è il luogo perfetto per alimentare il risentimento e lanciare insulti a mai finire restando dietro lo schermo del pc o dello smartpfhone.
Così il molestatore si alimenta di risentimento per vari motivi ed appena trova il momento giusto esplode con insulti ed offese sgradevoli in pubblico, sfruttando il web come una sorta di parco allenamento.
Principalmente credo si tratti di un problema di mentalità arretrata e poco evoluta, tuttavia il più delle volte il molestatore appare come un soggetto frustrato, ignorante e psicologicamente instabile.
La psiche potrebbe condizionare molto l’aspetto di un molestatore il quale vede negli insulti o nei commenti sgradevoli proprio lo sfogo del suo malessere.
Vi porto un esempio di catcalling: pensate ad una ragazza che passeggia per strada e ode dei commenti sgradevoli da parte di un’autista, oppure immaginate una studentessa che va a correre per schiarirsi la mente dopo una giornata impegnativa e il primo suono che deve sentire è un insulto.
Vi pare giusto ? Assolutamente no. Bisogna considerare però che questo fenomeno viene interpretato in modi diversi in base al territorio dove In Brasile ad esempio i commenti sessisti ad una donna fanno piacere e sono di buon auspicio definendoli addirittura romantici. Coloro che compiono queste azioni raramente si definirebbero aggressori, ma coloro che subiscono la molestia non sono della stessa idea.
Studi recenti dimostrano che gli Stati Uniti tendono a ingigantire le regole sociali, concentrandosi sulla natura discriminatoria del fatto, mentre l’Europa evidenzia gli elementi etici e morali causati dalle molestie di strada come ad esempio la violazione della dignità individuale.
E’ REATO ?
In Italia non è reato, tuttavia il catcalling potrebbe essere accostato alla sanzione prevista dall’articolo 660 del Codice penale, ovvero il reato di Molestia e disturbo alle persone, punito con l’arresto fino a 6 mesi o con l’ammenda che può raggiungere 516 euro. Negli altri paesi invece come il Perù, la Francia e gli Stati Uniti, il catcalling non solo sembrerebbe essere un reato ma addirittura l’anticipazione di un atto violento, prova ne sia il fatto che l’incitamento all’odio e le violenze di strada sono spesso usati come prove contro i criminali che ripetono più volte un qualunque reato.
In conclusione possiamo sostenere che vi è una stretta connessione tra quello che diciamo e ciò che facciamo; pertanto, è lecito stare attenti a come ci poniamo nei confronti del prossimo, da un fischio pieno di odio ad un pugno il passo è breve.