Coordinamento Titano, Legambiente, Arci, Bac Bac.
- Avremo l’azienda consortile entro il mese di aprile. Questo è l’annuncio uscito dall’ultima assemblea dei Sindaci dove, sia l’iniziativa del Consiglio Comunale di Agrigento di proporre una modifica di statuto (irricevibile), sia le annunciate dimissioni del direttivo dell’Ati, si sono dissolti in favore di un rinnovato impegno della Commissaria e di tutti i Sindaci a procedere alla costituzione dell’agognato nuovo gestore pubblico entro questo mese.
Bene, anche se vanno frenati gli entusiasmi per obbligo di prudenza visto che tra dilazioni, ritardi e temporeggiamenti sono ormai passati diciotto mesi da quando l’Ati ha deliberato in favore della Consortile e sette mesi da quando è stata nominata la Commissaria per superare lo stallo nel quale l’Ati era finita.
Si vada spediti alla costituzione del consorzio pubblico come deliberato dall’Ati nel settembre del 2019 e si faccia presto.
Tutto bene dunque, le sorti del servizio idrico integrato dell’Ambito di Agrigento volgono finalmente al tanto atteso compimento? Solo in parte.
Una volta ottenuta la Costituzione del nuovo gestore pubblico (il contenitore giuridico) si dovrà necessariamente procedere alla correzione delle irregolarità che stanno accompagnando la sua nascita; si dovrà dunque guardare al contenuto e a come e in che modo il gestore sarà in grado di operare. Permangono infatti gravi dubbi di legittimità, che non sembrano appassionare il dibattito pubblico, ma che comporterebbero gravissime ricadute sulla collettività se si dovesse proseguire ad ignorarne le conseguenze, ma per allora sarebbe troppo tardi porvi rimedio.
È prevista infatti l’erogazione di cinquecento milioni (500.000.000,00) di euro di fondi (300 da fondi ministeriali più 200 dal Recovery Plan) da sfruttare per il rifacimento delle reti e per l’adeguamento del comparto fognario-depurativo. Entrambi i settori versano in uno stato pietoso con perdite idriche tra il 50% e l’80%, impianti fognari vetusti e inadeguati, per non parlare degli impianti depurativi, con grave danno alla salute e all’ambiente.
L’assegnazione di queste somme di importanza vitale, è subordinata alla pedissequa applicazione della normativa, in mancanza della quale si andrebbe incontro alla sospensione o addirittura al ritiro delle somme erogate, e il nostro ambito con il nascituro gestore è lontano da questa condizione. E lontano ci resterà finchè la Commissaria non deciderà su chi, tra gli 8 Comuni autonomisti, ha effettivamente i requisiti per potersi avvalere della gestione salvaguardata ex. Art. 147 del Dlgs. 152/2006. Questi Comuni non hanno ceduto le reti al gestore privato di allora, continuando la gestione in proprio, ma oggi la loro posizione è insostenibile, vista la natura pubblica sia dell’attuale gestione commissariale/prefettizia, a cui da tempo avrebbero dovuto consegnare reti e impianti, sia dell’azienda consortile.
Non aver ancora deciso formalmente su questo punto ed aver però proseguito con tutta una serie di adempimenti conseguenziali (dalla stesura del Piano d’ambito alla costituzione della consortile per 35 comuni e non per 43) che tengono conto di una decisione mai presa e mai votata dall’assemblea, getta inquietanti ombre sui reali interessi in gioco, sul perché la classe dirigente dell’intero ambito prima e la Commissaria della Regione poi, non possano o non vogliano ridurre a più miti consigli le velleità autonomiste di 8 comuni (il 10% della popolazione della provincia) chiaramente insostenibili dal punto di vista tecnico e normativo. E’ su questo altare che si rischia di sacrificare il futuro del servizio idrico degli altri 35 Comuni dell’Ambito.
Si è prodotto un Piano d’Ambito che riporta delle tempistiche per la cessione delle reti (di 1 anno per 9 comuni e di 2 anni per gli altri 8) non previsti da alcuna norma, come sottolineato dall’art.147, e da ben due note, una del Ministero e una della Regione, continuando a ritardare il compimento di quell’Ambito UNICO (a tutte le gestioni autonome dobbiamo aggiungere l’esistenza, altrettanto illegittima, del Consorzio Voltano e Tresorgenti) che è condizione necessaria all’erogazione delle cospicue somme di cui sopra. Non è forse interesse della Regione Sicilia ricevere e spendere questi fondi ed uscire dallo stato di infrazione in cui versa proprio per il disastrato settore fognario depurativo?
In questa fase delicatissima per le sorti del Servizio Idrico Integrato dell’Ambito di Agrigento è imprescindibile il richiamo a tutte le forze politiche e sociali, a partire dal Presidente della Regione Musumeci e ogni singolo Deputato Regionale a porre in essere ogni controllo utile a verificare il corretto iter fin qui adottato e la correttezza di ogni singolo atto prodotto secondo le norme esistenti e le note ministeriali ed assessoriali. Estendiamo l’appello a tutti i componenti dell’Assemblea territoriale idrica, alle forze politiche e associative del nostro territorio e a tutti i cittadini sensibili al tema dell’Acqua Pubblica, perché si corregga il percorso eliminando quegli elementi di illegittimità rispetto alla normativa vigente che minerebbero sul nascere la possibilità per il nuovo gestore di assicurare quel servizio idrico di qualità che i cittadini dell’ambito di Agrigento attendono da troppo tempo.