Il Comune di Favara istituisce realmente… la via che non c’è, impossibile scacciare dalla mente il testo della nota canzone di Bennato, “l’isola che non c’è:
“Forse questo vi sembrerà strano,
ma la ragione ti ha un po’ preso la mano
Ed ora sei quasi convinto che
Non può esistere UNA VIA che non c’è”…
E chi è saggio, chi è maturo lo sa,
Non può esistere nella realtà…
E ti prendono in giro se continui a cercarla
Ma non darti per vinto, perché…
A FAVARA C’E’ DAVVERO LA VIA CHE NON C’E’.
Chiedendo venia a Bennato per aver rivisitato il testo di questa bellissima canzone anni ’80, si sottolinea che si tratta di una deliberazione ad hoc del Comune di Favara.
La Giunta comunale, con deliberazione n. 25 del 12 aprile 2021, ha realmente istituito una via territorialmente non esistente, fittizia, col toponimo “Via del Municipio” per consentire l’iscrizione anagrafica ai soggetti senza fissa dimora e ai senza tetto come prescritto dalla legge n. 1228 del 24.12.1954.
Ai sensi dell’art. 1 della legge succitata, ogni Comune deve registrare, nell’anagrafe della popolazione, anche “le posizioni relative alle persone senza fissa dimora che hanno stabilito nel comune il proprio domicilio”, ai sensi del successivo art. 2, comma1 inoltre, è fatto obbligo a chiunque di avere una propria iscrizione anagrafica. Il comma 3 dello stesso articolo, poi, precisa che “la persona che non ha fissa dimora si considera residente nel Comune dove ha stabilito il proprio domicilio e, in mancanza di questo, nel Comune di nascita.
Il Comune di Favara, preso atto che il Responsabile dell’Ufficio Anagrafe con nota prot. N. 6018 del 18.02.2021 , ha segnalato la sussistenza di alcune richieste di iscrizione nei registri anagrafici quali “senza fissa dimora”, ha istituito “Via del Municipio” per ottemperare ai propri obblighi di legge e, altresì, per consentire ai senza fissa dimora di ottemperare, a loro volta, all’obbligo di avere una propria iscrizione anagrafica.
A pensarci bene, allora, non è pazzia, né si tratta di fantasia, ma di … un atto dovuto.
Chi non ha una fissa dimora, infatti, perde i propri diritti civili (come il diritto al voto, ad es.) e sociali (come il diritto di accedere ai servizi di assistenza), perde la propria residenza e, con essa, i diritti a questa collegati a meno che non si iscriva, per l’appunto, all’anagrafe utilizzando un domicilio fittizio, virtuale.
La legge impone, comunque, lo si precisa, che il soggetto sia reperibile e, presso il Ministero dell’Interno esiste un apposito registro in cui vengono inserite tutte le persone che risultano senza fissa dimora.
Chi non ha fissa dimora, dunque, potrà iscriversi nell’anagrafe della popolazione utilizzando l’indirizzo inesistente: “Via del Municipio” cioè dichiarando di abitare in una via “virtuale” che, in realtà, a Favara non esiste, ma…esiste.
Lubrano direbbe: la domanda sorge spontanea: Nella parte del modulo relativo alla dichiarazione di residenza in cui è riportata la dicitura «Tutte le comunicazioni inerenti la presente dichiarazione dovranno essere inviate ai seguenti recapiti», la persona senza fissa dimora abituale dovrebbe indicare i recapiti dove può essere rintracciata. A questo domicilio verranno inviate la posta e le comunicazioni ufficiali; e , dunque,
LA PERSONA SENZA FISSA DIMORA ISCRITTA ALL’ANAGRAFE, IN VIA DEL MUNICIPIO, RICEVERA’ IVI LE COMUNICAZIONI?