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La lotta per la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo non è soltanto una questione di sinistra. La Resistenza e la lotta partigiana ha visto tanti, tantissimi moderati, cattolici, uomini e donne di centro impegnati sul campo di battaglia, che hanno contribuito alla nascita di una Italia democratica e antifascista.
Anche Favara ha avuto il suo partigiano “bianco”, Michele Imbergamo. Il ricordo è dello storico e ricercatore Pasquale Cucchiara.
“Dopo l’8 settembre, il tenente colonnello d’artiglieria Michele Imbergamo( nato a Favara 23/02/1891) ufficiale del Regio esercito italiano, nonostante sia stato convocato, come esperto di esplosivi, e minacciato dal Comando regionale dell’esercito repubblichino, dalle brigate nere, dalle SS tedesche, e dalle spie fasciste, decise, insieme a tanti altri militari, di entrare a far parte del Corpo Volontari della Libertà.
Qualche giorno dopo, venne cercato invano da due ufficiali tedeschi e da una guardia del questore, ma, avvertito in tempo da un brigadiere dei Carabinieri originario di Favara, ripiegò in località Roncrio (frazione periferica di Bologna). La solidarietà fra compaesani, specie fuori Favara, è una consuetudine senza tempo di cui un po’ tutti siamo orgogliosi.
Michele Imbergamo, in un’intervista rilasciata a Luciano Bergonzini nel 1972, dichiarò: “Non potrei dire come io sono entrato nella Resistenza; ma come la mia solitaria ribellione si unì a quella di tutti gli altri che non vollero piegarsi alla tirannia, condannarono il fascismo e lo combatterono: contadini, operai, uomini e donne, forze del lavoro e della cultura, cattolici e marxisti. Noi militari collaborammo insieme, fra le fila delle forze cattoliche, in unità di ideali e di intendimenti, con gli altri partiti e con l’appoggio corale della popolazione, per ridare al nostro Paese la dignità di una nazione libera. Durante la guerra clandestina di liberazione non vi furono mai divergenze fra noi combattenti, ma procedemmo uniti, fianco a fianco, senza distinzione di fede politica, sostenuti dai comuni ideali, contro un nemico potente ed organizzato quale l’esercito tedesco”.
Queste parole esprimono limpidamente il vero spirito unitario antifascista della Resistenza. Dunque, nei primi mesi del 1944, Imbergamo entrò nella Resistenza Tramite la signora Bice Bellini, Presidente della Croce Rossa, che lo accompagnò da Padre Innocenzo Maria Casati, referente delle forze cattoliche nella Resistenza che poi sarebbero confluiti nella nascente Democrazia Cristiana, al Convento di San Domenico in Bologna. Il religioso lo ricevette nella sua cella di clausura e gli confidò che alcune persone inviate dal CLN di Milano cercavano un ufficiale superiore cui affidare l’incarico di costituire militarmente un Comando partigiano. Qualche tempo dopo, Imbergamo incontrò esponenti del CLN come Ilio Barontini, Gianguido Borghese, il Colonnello Trevisani, il Colonnello Bonino e il conte Cavazza e altri.
Imbergamo assunse il nome di battaglia “Felice” e operò come responsabile militare della DC per la provincia di Bologna contribuendo all’organizzazione di alcune brigate partigiane di montagna. Insieme al colonnello Bonino, formò la 6ª brigata Giacomo ‘Fiamme Verdi’; una formazione cattolica che venne dislocata a monte Capra.
Il Comando del CUMER (comando militare della Resistenza in Emilia-Romagna) si servì del nostro inedito partigiano per comunicare agli alleati la posizione nella quale dovevano essere lanciati dagli aerei i materiali destinati ai volontari della libertà. Il 1° agosto del 1944 venne costituito il Comando di Piazza col compito di preparare e dirigere l’insurrezione della città di Bologna di cui Imbergamo venne individuato come vice comandante. Nel marzo del ’45, per decisione del CUMER, il comando venne affidato al militare favarese. In questo lasso di tempo, il Comando si avvalse di numerose staffette fra i quali rammentiamo la giovanissima Albina Imbergamo nata l’1/09/1924 a Poggio Renatico (FE), all’epoca studentessa presso la facoltà di lettere e filosofia dell’università di Bologna.
Come racconta Michele Imbergamo: “La notte del 20 aprile si udirono le ultime rabbiose raffiche di mitra dei tedeschi in fuga e il rumore degli automezzi di un esercito in rotta. Io avevo già disposto che il Colonnello Daidone, con altri due Ufficiali, vegliasse sulla provinciale a Sud, per prendere contatti con le avanguardie alleate e guidarle verso la città. Alle prime luci del giorno 21 aprile, il Colonnello Daidone mi fece avvertire che aveva preso contatto con le pattuglie alleate e chiedeva ordini. Con la stessa staffetta lo pregai di assicurare il Comando alleato della completa evacuazione della città da parte dei nazifascisti e che l’ingresso delle truppe alleate poteva avvenire con tranquillità, e di accompagnare i Comandanti alleati a Palazzo d’Accursio”.
Quando gli alleati entrarono in città, Michele Imbergamo si assicurò che i vigili urbani piantonassero gli istituti bancari e chiese agli alleati, con cui si confrontava giornalmente, medicinali per gli ospedali e cliniche, latte per bambini e vecchi e viveri per tutti. Imbergamo mise a disposizione degli alleati un Ufficiale per gli alloggi dei vari comandi, uffici e tutto quanto potesse essergli utile. L’indomani della Liberazione di Bologna (21 aprile 1945), venne affisso sui muri della città un bando del Comando di Piazza, a firma del nostro illustre compaesano, che invitava i giovani ad arruolarsi nel Corpo dei Volontari della Libertà, per essere inquadrati nei Reparti operanti alle dipendenze dei Comandi alleati.
Michele Imbergamo si qualifica come uno dei più prestigiosi partigiani siciliani dato che fu uno dei protagonisti indiscussi della Liberazione di Bologna. Preciso che, la sua biografia non è inserita all’interno del libro “Altri Uomini – storie di antifascisti e partigiani favaresi” in quanto sono riuscito a rinvenire questo personaggio solo qualche mese fa. Il bello della ricerca storica sta proprio nella possibilità di poter sempre integrare lavori precedenti con l’inserimento di nuovi tasselli storici con il fine di restituire alla città uno spaccato di storia locale che altrimenti andrebbe persa per sempre. Michele Imbergamo, fulgido esempio di coraggio, determinazione e fermezza morì a Bologna nel 1975. Il prossimo 25 aprile sarà, finalmente, ricordato anche nella sua città natale”.