Anche stanotte non sono mancati i falò di rifiuti in varie parti della nostra martoriata e violentata città.
Nuovi roghi puzzolenti, nocivi e pericolosi sono stati accesi in via Cicero e Di Francisca e in via Valentino Mazzola (lungo il muro che costeggia il campo sportivo) divenuti immense discariche a cielo aperto.
Le fiamme, divampate in via Valentino Mazzola, hanno danneggiato un palo elettrico e gli abitanti della zona sono rimasti privi di energia elettrica per oltre dodici ore: dalle 14:00 alle 02:30 circa.
Hanno dovuto chiudere le finestre a causa dell’insopportabile lezzo e per impedire alla cenere di entrare in casa. Prigionieri, in casa propria, dell’incivilta’, della mancanza di controlli e, consequenzialmente, delle necessarie sanzioni.
I cumuli, ora di cenere fumante, non sono stati rimossi ma, guardando la foto che immortala via Cicero e Di Francisca, si ha l’impressione che siano stati “ordinatamente” spostati ed ammassati contro il muro.
Anche in via Valentino Mazzola sono stati spostati, onde liberare la strada, dai privati cittadini con mezzi propri.
Se già, di per sé, tutto ciò che sta succedendo è inconcepibile, oltre che intollerabile, a lasciare esterrefatti è il fatto che sulle montagne di cenere, siano già stati gettati nuovi rifiuti.
Nel suo ultimo libro, “La luna e i falò”, culmine della sua produzione narrativa, Cesare Pavese affrontava i temi della guerra partigiana, della cospirazione antifascista e della lotta di liberazione; metteva, altresi’, in luce l’inappartenenza dell’uomo rispetto al mondo.
Orbene, Favara da qualche tempo, si presenta come un campo di battaglia, vi sono detriti e colonne di fumo ovunque, edifici impunemente danneggiati, l’aria è irrespirabile; vittime innocenti: la civiltà, il rispetto delle regole e del bene comune.
È evidente che siamo in guerra, si cospira contro l’ autorità (?) e la civiltà, ma è altrettanto palese che sono del tutto assenti azioni efficaci atte a combattere una proficua battaglia per la “Liberazione dagli incivili”, azioni che possano inequivocabilmente sottolineare l’inappartenenza ad una società che possa definirsi civile, di questo manipolo di individui-rifiuto che, al momento, tengono sotto scacco la città.