Presentata ieri sera, ad Agrigento, presso il bar Portapò, “Melodia della lupa”, la nuova fatica letteraria di Antonella Vinciguerra.
La scrittrice, residente a Monreale, ma nata ad Agrigento e vissuta a Favara fino all’età di 22 anni, non ha mai perso la sua “agrigentinità” tanto da scegliere Agrigento per la presentazione del suo nuovo romanzo.
La calura soffocante che ci accompagna da giorni è stata smorzata, ieri sera, da un venticello leggero che ha reso maggiormente piacevole presenziare all’evento.
Ai lati della scrittrice: l’editore, Armando Siciliano ed il relatore, Angelo Campanella. Figura, quest’ultima, spesso sottovalutata e che, al contrario, riveste grande importanza perché suo è il compito di presentare l’autore al pubblico ed aiutarlo ad esporre il testo con padronanza ed in modo accattivante; a tal fine è bene che abbia letto realmente il libro e che si sia segnato i punti che ha trovato più interessanti o curiosi o che hanno ingenerato in lui delle perplessità.
Angelo Campanella ha svolto egregiamente il proprio compito: ha esordito affermando di avere letto realmente (non è scontato!) “Melodia della lupa”, libro che consta di oltre 230 pagine, e di averlo trovato un testo complesso dietro al quale, sicuramente, si cela un lavoro che si è snocciolato in un ampio lasso di tempo, come poi confermato dall’autrice.
Dalla sua esposizione è trapelato che non conosceva Antonella Vinciguerra, non l’aveva mai vista prima, né aveva letto i romanzi già pubblicati (Fimmini e Germogli di porpora), ma che aveva ritenuto pregevole biglietto di presentazione il fatto che l’editore fosse Armando Siciliano del quale conosce ed apprezza la grande professionalità.
È risultato chiaro, tuttavia, che non si aspettasse di scoprire, in Antonella Vinciguerra, una scrittrice di tale caratura! Il suo iniziale stupore tramutatosi, pagina dopo pagina, in sincero apprezzamento per il modo suo proprio, di operare una sapiente commistione di italiano e di dialetto, e per la frizzante personalità che trasuda dal testo, è emerso con lapalissiana evidenza nello snocciolare, insieme all’autrice, con domande mirate, i vari temi che questa ha approcciato in “Melodia della lupa”; tematiche complesse – ha sottolineato- ma affrontate con grande freschezza: la “magaria siciliana”, il rapporto con la natura, col sacro, con l’invisibile, il divario nord-sud, il sogno americano, l’epidemia di Spagnola, la ricerca di un vaccino (l’autrice ha precisato che il libro è stato scritto prima dell’avvento del covid-19), le credenze popolari…, e, soprattutto, l’identità negata che, come affermato dalla Vinciguerra, è il vero tema del romanzo, “identità negata in Sicilia da un sistema barbaro che vedeva le figlie prima oggetto di vendita da parte delle famiglie e sempre oggetto di possesso da parte del maschio.”
“Vannandò”, la protagonista del racconto, ambientato alla fine della prima guerra mondiale, incarna quelle donne che non si rassegnano ad un destino che sembra ineluttabilmente tracciato ma, con risoluta tenacia e coraggio, decidono di spezzare le catene che ne imprigionano l’essenza per intraprendere, “senza paura di aver paura”, un viaggio verso la libertà.
Antonella Vinciguerra, infine, non si è limitata a leggere alcuni passi salienti del libro ma, coltivando una sfrenata passione per il teatro e per il canto, ha deliziato i presenti con la loro “interpretazione” teatrale e, per quanto riguarda i testi di canzoni presenti nell’opera, anche canora.