Dopo decenni di mestiere non trovo le parole giuste per descrivere l’assurda situazione del servizio idrico a Favara, dove si rimpiange il privato, quando l’inizio della gestione pubblica è assolutamente fallimentare.
Da oltre dieci giorni nella città è vitato l’uso potabile dell’acqua, il sindaco ha scritto diverse note all’Aica e all’Asp: nessun risultato. Intanto, l’ordinanza di divieto dell’utilizzo per uso potabile dell’acqua non è una soluzione. Favara è paralizzata con enormi difficoltà per i bar, locali pubblici, panifici e l’elenco è lungo.
Ma davvero non si trovano le parole per descrivere il servizio pubblico di Aica, cosa è cambiato rispetto al privato? E’ più difficile il rapporto tra l’utenza e il gestore, i turni di distribuzione idrica si sono allungati e, adesso, è vietato l’uso potabile del prezioso liquido, per non parlare dei costi a carico dell’utenza.
In tanti hanno creduto fermamente nel ritorno della gestione pubblica, io tra questi, ma è impossibile non riconoscere che l’esordio è un colossale fallimento. E lo è ancora di più nel confronto con l’inizio della gestione privata, quando nel 2007 si registrò l’immediato miglioramento della qualità del servizio idrico nei Comuni gestiti da Girgenti acque.
Cambiare tutto per non cambiare nulla. L’acqua non è potabile, quali suggerimenti ha dato l’Asp ai cittadini e alle attività di produzione degli alimenti a Favara? Cosa rischiano i cittadini di Favara e, di più, come devono difendersi? Ci facciamo le domande ma non abbiamo nessuna risposta, ecco perché all’inizio dell’articolo non trovavo e continuo a non trovare le parole giuste per descrivere una situazione assolutamente paradossale.
Ma la domanda più scottante è: può l’Aica approvvigionare una città di 31mila abitanti da dieci giorni con acqua non potabile?
Anche in questo caso non abbiamo risposte, ne parliamo nella speranza di svegliare l’attenzione delle Istituzioni sulla particolare problematica.