Riceviamo e pubblichiamo la nota di Titano, Konsumer, Bac Bac associazione culturale, A testa alta, Mani libere, Legambiente circolo volontari Rabat, Codacons in risposta del “Memorandum” (Ci mancava adesso l’abbiamo) di Aica.
“Chi sa qualcosa di latino direbbe: “Excusatio non petita, accusatio manifesta” nei confronti della nota/memorandum della direttrice di AICA apparsa recentemente sulla Stampa.
E’ abbastanza curioso, però, che a rispondere sia la “nuora”, se chi ha parlato/scritto si rivolgeva alla suocera. Se non fosse stato chiaro già prima, SONO I SINDACI I DESTINATARI DELLE PROTESTE DELLE SCRIVENTI ASSOCIAZIONI, SONO LORO CHE DEVONO PRENDERSI LA RESPONSABILITA’ DELLE DECISIONI “INOPPORTUNE” PRESE IN CONTRASTO CON LA NORMATIVA E CONTRO L’INTERESSE DELL’AZIENDA PUBBLICA E DEGLI UTENTI. L’UNA È DI FATTI IN FORTE SOFFERENZA FINANZIARIA E GLI ALTRI NE SUBISCONO GLI INEVITABILI DISSERVIZI. Pur non comprendendo cosa abbia spinto la Società a diramare questo documento (considerato che la stessa non riveste il ruolo di difensore politico dei propri soci, ma dovrebbe gestire al meglio il servizio idrico nei confronti dell’utenza), ci dispiace apprendere che si vuole far tacere il sacrosanto diritto dell’associazionismo di esprimere il proprio dissenso su scelte e su azioni che hanno il solo risultato di far patire ai cittadini le conseguenze di una non corretta erogazione del servizio. Malgrado tutto ciò, ad oggi, se accuse vanno mosse al management ed al CDA di AICA sono quelle di essere poco autonomi rispetto al controllo politico dei sindaci, nonostante lo stesso CDA sia VITTIMA, al pari dei cittadini, delle decisioni di ATI che hanno determinato alla radice l’insostenibilità finanziaria di AICA. Invece no! Come presi da sindrome di Stoccolma fanno da Parafulmini attirando a se le critiche (anche quelle non rivolte a loro) e tessendo le lodi dei sindaci in un appassionata opera di revisionismo storico. Mentre i sindaci emergono dal letargo solo quando opportunamente c’è da sfoggiare le fasce tricolore sbandierando fantomatiche conquiste “storiche”, per poi subito inabissarsi.
Crediamo piuttosto che il nostro manifesto sia comprensibile a chiunque sappia leggere e far di conto, l’intento è di imprimere un cambio di passo e SALVARE AICA dal tracollo, cosa possibile solo qualora i sindaci ne creassero le condizioni (se non difettasse loro la volontà politica di farlo).
STIGMATIZZIAMO CON FORZA il tono di sprezzante sufficienza e palpabile fastidio rivolto a cittadini e associazioni che si rifiutano di voltarsi dall’altra parte quando, pur avendo preannunciato le pericolose secche su cui AICA si stava portando, ne attestino a ragion veduta l’inevitabile disastroso risultato. La sfiducia nell’azienda non la diffondono i “trespoli con corvi gracchianti” (epiteto inaccettabile che denota quanta insofferenza ci sia nei confronti di un normale esercizio di controllo democratico dal basso), ma il LIVELLO DEL SERVIZIO COLATO A PICCO, anche a sol confronto con la gestione commissariale. La tanta evidente insofferenza del “memorandum” tradisce anche il perché, a questo punto, non si sia ancora avviata la Consulta a sei mesi dall’avvio di AICA; il Covid è solo un alibi facilmente spendibile di questi tempi.
Restando in tema di alibi deboli, leggiamo nel memorandum della Direttrice che il conto economico di Aica, quello che correntemente viene chiamato “flusso di cassa”, non è conosciuto e lo si conoscerà soltanto all’atto di redigere il bilancio! FORSE VENIAMO CONSIDERATI IN CONDIZIONE DI NON POTER INTENDERE E VOLERE! Nelle aziende, in tutte le aziende, piccole e grandi, senza un’opera di “Controllo di Gestione” che deve essere costante e puntuale si va semplicemente a sbattere. L’Azienda DEVE sapere, quasi quotidianamente, quanto spende e quanto incassa, e siccome chi regola le entrate è anche l’Assemblea Ati e l’Assemblea dei Sindaci, tramite operazioni mirate all’aumento della propria dotazione idrica o al ritocco delle tariffe, se è vero come è vero che il Gestore DEVE viaggiare in regime di FULL COST RECOVERY, il management deve farsi sentire dagli uni e dagli altri e non ci si vengano a raccontare FANTASIOSE INTERPRETAZIONI GESTIONALI.
Potremmo continuare ancora a lungo a controbattere, rigo per rigo, al memorandum “non richiesto” di AICA, ma preferiamo utilizzare le nostre energie e le nostre argomentazioni davanti a Sua Eccellenza il Prefetto, se vorrà concederci un’audizione, perché noi, che l’azienda pubblica consortile l’abbiamo voluta con tutta la forza, non ci rassegnamo facilmente nel vederla snaturata e affondata per le mire politiche di chissà chi, chissà dove! ENTRO LUGLIO, INFATTI SE L’ATI NON DECIDERA’ SULLA CONCESSIONE AI COMUNI AUTONOMI LA CONSORTILE AFFONDERA’ IN FAVORE DEL RITORNO DEI PRIVATI NELLA GESTIONE DEL SERVIZIO ESSENZIALE. L’AZIENDA CONSORTILE È E RESTA L’UNICA ALTERNATIVA POSSIBILE A QUESTO SCENARIO, ESSA È LO SBOCCO NATURALE DELLA VOLONTÀ POPOLARE SANCITA DAL REFERENDUM DEL 2011, CI CHIEDIAMO DI COSA DEBBANO OCCUPARSI I SINDACI SE NON DI QUESTO.