ANDREA BARTOLI
Questa è una lettera aperta che si rivolge ai Dottori Ubaldo Leo e Luigi Lo Valvo, Sostituti Procuratori della Repubblica presso il Tribunale di Gela, titolari del fascicolo d’inchiesta c.d. “Avaritia” e nell’ambito della quale vengo attinto dal grave sospetto inquisitorio di essermi reso responsabile di crimini indegni.
Suggerisco di leggere questa lettera dopo aver ascoltato il brillante intervento pubblico del Dottore Ubaldo Leo, in occasione del quale – nel maggio 2019, a Bari, nell’ambito della manifestazione “A Sud. Pensieri meridiani sulla giurisdizione” – il medesimo racconta la sua esperienza di giovane pubblico ministero.
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Gentili Ubaldo e Luigi,
mi permetto di utilizzare un tono informale, in quanto, aldilà delle posizioni nelle quali oggi ci ritroviamo, siamo tutti e tre giuristi e io sono certamente più vecchio di voi.
Non vi nascondo che la mattina del 26 maggio u.s., quando mi è stato inoltrato il video della testata giornalistica “Grandangolo” di Agrigento che titolava “Inchiesta Avaritia, indagato anche il notaio Andrea Bartoli”, io sia saltato in aria.
Indagato? Tentata truffa? Falsità ideologica aggravata dal mio ruolo di pubblico ufficiale?!
Non avendo ricevuto alcuna informazione di garanzia, non essendo stato mai da voi convocato in merito a questa indagine e – soprattutto – non avendo fatto altro che il mio lavoro con la scrupolosità che mi appartiene e mi contraddistingue, ho persino avuto il dubbio che potesse trattarsi di una pessima fake news del giornale.
Ovviamente sono bastate un paio di telefonate con alcuni amici penalisti per confermarmi che non poteva trattarsi di una invenzione del giornale, anche perché nell’articolo venivano riportati interi stralci di quello che verosimilmente è il contenuto dell’Ordinanza di applicazione delle misure cautelari che hanno attinto altri indagati: provvedimento che, come a voi noto, stante l’inconsapevolezza “riservatami” fino a quel momento, non avrebbe potuto/dovuto essere messo a disposizione della stampa affinché del suo contenuto fosse data ampia ed incontrollata diffusione, ingenerando ondate collettive di opinione e convincimenti popolari erronei sulla vicenda che – a questo punto – apprendo mi vede coinvolto.
Chiedo a voi che siete dell’arte: com’è possibile che la «Richiesta di Proroga del Termine per le Indagini Preliminari» che avreste depositato presso la cancelleria del GIP del Tribunale di Gela in data 03 Novembre 2021, in barba a quanto stabilito dal 3° comma dell’art. 406 c.p.p., mi sia stata notificata soltanto in data 28 maggio 2022, ossia due giorni dopo la diffusione della notizia da parte della nota testata giornalistica online “Grandangoloagrigento.it”?
Ripetiamo per chiarezza: il 28 maggio 2022 mi viene notificata una vostra «Richiesta di Proroga del Termine per le Indagini Preliminari» formulata il 3 novembre 2021? Sei mesi e mezzo dopo?
C’è qualche irregolarità? Qualcuno ha commesso degli errori? Ha fatto qualcosa di illegittimo?
E della mancata «esposizione dei motivi che la giustificano» (art. 406 co. 1 ultimo cpv cpp), ovvero che giustificherebbero entrambe le “Richieste di proroga delle indagini” – quella in data 03 novembre 2021 e quella in data 12/13 maggio 2022 – vogliamo parlarne?
Mi chiedo e vi chiedo, ancora, come sia possibile che nel corpo degli Atti notificatimi siano riportati i nominativi di tutte le persone indagate nonché, per ciascuna, la sola indicazione del numero del capo di imputazione che la riguarda, mentre il “giornale” abbia già tutti i dettagli degli addebiti che avete ritenuto muovermi?
Su tutta questa questione purtroppo è difficile fare dell’ironia, ma forse, alla luce di quanto sopra scritto, temo che sia proprio appropriato il detto “il buongiorno si vede dal mattino”.
Ma torniamo al tuo video, Ubaldo.
Ho molto apprezzato la sincerità, la modestia, la brillante oratoria; ho anche apprezzato l’onestà di un giovane pubblico ministero che riconosce di avere un’esperienza “ridotta” e che riconosce quella stessa “poca esperienza” anche nei colleghi: tutti giovani magistrati usciti dal concorso 2016 se non anche 2017.
Certo: quell’intervento risale a poco più di tre anni addietro e quindi, magari nel tempo, l’esperienza sarà maturata, ma è chiaro che in professioni delicate come le nostre non si finisce mai di imparare.
Dall’altra non ho apprezzato per niente quell’estratto del tuo intervento in cui racconti come vivete il vostro rapporto con Gela, con i Gelesi: “…è difficile lavorarci ma è anche difficile viverci, perché viviamo in un certo isolamento, ci possiamo di fatto frequentare solo tra colleghi e polizia giudiziaria, non sappiamo bene di chi fidarci e anche per prendere una casa in fitto bisogna chiedere informazioni di polizia.”
Lavoro a Gela da più di 12 anni. Ho conosciuto una infinità di persone di Gela che hanno avuto modo di avvalersi del mio ministero di notaio o semplicemente di incontrarmi per chiedere dei consigli; Gela è piena di persone per bene, rispettabili e laboriose e di cui potersi fidare, e non saranno certo le “mele marce” (presenti in qualsiasi territorio) a dover continuare a rafforzare una retorica negativa su questa città.
E poi: chi vi impone questo isolamento? Perché vi potete frequentare solo tra colleghi e polizia giudiziaria?
Nei miei dodici anni a Gela ho conosciuto, prima di voi, diversi vostri colleghi brillanti e competenti, alcuni anche nativi di Gela, che non avevano problemi a frequentare persone e luoghi pur esercitando il loro Ufficio di magistrati (comunque) con rigore ed imparzialità.
Concordo con te quando dici che “questo genere di territorio è si difficile ma ti offre una grande sfida”, ma temo che la portata del tuo “prendere in mano il territorio” sia parecchio modesta.
Gela ha certamente bisogno di bravi magistrati, magari (preso atto di quello che tu stesso, almeno cinque o sei volte nel corso del tuo breve intervento, ribadisci in merito alla inesperienza dei sostituti procuratori che hanno riempito l’organico della Procura) con più esperienza; ha bisogno di buone forze dell’ordine, di bravi amministratori… ma soprattutto ha bisogno di leader civici e cittadini attivi che possano “accendere i riflettori su Gela” e non come sempre per quello di cui parli tu: malaffare, abusivismo, petrolchimico.
Gela ha bisogno di luoghi per bambini, per teenager, per la cultura, per la nuova cittadinanza.
Gela ha bisogno di aprirsi al mondo, di ospitare il mondo, le eccellenze di ogni ambito, per ispirarsi, per emanciparsi, per ritornare a rendere omaggio alla sua storia.
Gela ha bisogno di riscatto!
Ho invece molto apprezzato – del tuo intervento – il passaggio in cui parli del rapporto di amicizia con i tuoi colleghi, dell’uomo (direi anche della donna) che c’è dietro ad ogni magistrato, della necessità di essere dotati di un certo equilibrio per lavorare serenamente.
Mi ha fatto piacere che tu abbia parlato anche della tua bambina; credo che anche Luigi sia papà e anche io lo sono: sono papà di due bellissime ragazze di 16 e 12 anni, Carla e Viola.
Sapete, Ubaldo e Luigi? giovedì scorso non è stato piacevole dover spiegare a Carla e Viola per quale ragione mi trovassi nell’home page di un giornale del posto in cui abito, non – come capita tutti i giorni – per il mio impegno nel sociale, ma per delle accuse così infamanti.
Vi auguro, e lo faccio sinceramente, di non dovervi mai trovare ad affrontare una tale situazione, vieppiù se determinata da evitabili distrazioni e/o approssimazioni.
E, a questo punto, vi chiedo ancora: posto che il vostro ruolo di pubblici ministeri vi impone di ricercare (oltre che quelli a carico) anche gli elementi a discolpa dell’indagato, per quanto avete ritenuto di contestarmi, avete fatto buon governo di quanto stabilito dall’art. 358 cpp?
Non perché io faccia il notaio e sia un pubblico ufficiale esattamente come voi, ma, a prescindere dal mio ruolo, perché credo che ogni cittadino abbia il diritto di non essere indagato di reati infamanti se non c’è molto più di un ragionevole dubbio.
Come mai, prima di pervenire ad accuse così indegne, non avete ritenuto di sentire cosa avrei avuto da dirvi?
Magari, visto che a voi è sfuggito, lo avrebbe potuto consigliare il Procuratore Asaro?
Certamente si, il Procuratore non avrebbe dovuto permettere una così grande leggerezza.
Nel mio caso non c’era pericolo di fuga, né pericolo di inquinamento delle prove, visto che ciò per cui vengo incriminato sono due miei atti pubblici debitamente registrati.
Per quale ragione avete sentito tutti tranne me?
Forse avrei potuto ricordarvi, visto che voi non ci avete pensato, gli effetti del contratto di mandato a tempo indeterminato che ancora oggi obbliga il sacerdote Tandurella a destinare ogni somma da lui ricevuta dalla signora Caltagirone alle attività di ordinaria e straordinaria manutenzione dell’IPAB.
Magari mi avreste potuto chiedere della capacità di intendere e di volere della signora Caltagirone: capacità di intendere e volere che voi mettete in discussione in sede di pubblicazione del suo testamento da me ricevuto e che poi invece è pacifica quando la signora Caltagirone, per come apprendo dal giornale, decide di revocare il testamento stesso.
Volontà testamentaria peraltro precisa e circostanziata, con due oneri a carico del beneficiario e una disposizione di sostituzione in caso di mancata accettazione dell’eredità del beneficiario.
Il testamento, redatto tutto di mio pugno, riporta persino le postille richieste dalla signora Caltagirone subito dopo la lettura dello stesso, per meglio precisare la sua volontà.
Avete valutato tutto questo?
Forse avreste potuto contestarmi quale fosse il vantaggio mio e dei miei collaboratori in questa fantomatica tentata truffa alla signora Caltagirone…
Perché mai dopo più di 20 anni di onorata professione, nella mia dimensione professionale, avrei dovuto macchiarmi di reati così infamanti per favorire un sacerdote per il quale peraltro non ho mai provato grande simpatia?
A dispetto di quanto stabilisce la direttiva europea per la difesa degli indagati con la quale, in tutti i comunicati stampa e tutte le conferenze stampa di un processo, è stato introdotto il divieto di assegnare ai procedimenti pendenti «denominazioni lesive della presunzione di innocenza», avete accostato per sempre il mio nome ad una inchiesta infamante denominata “Avaritia”.
L’avarizia è la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede, per una forma di “gretto attaccamento al denaro”.
Ci sono poche cose che ripugno come l’avarizia.
Un peccato capitale. Nella Divina Commedia, Dante ritiene (giustamente) l’Avarizia come il peggiore dei mali, come addirittura lo “scarso desiderio a fare il bene altrui” per mantenere il proprio interesse.
Sai Ubaldo? Sai Luigi? Nella mia vita con Farm, ho ospitato in albergo e offerto (e continuo a farlo) pranzi e cene a così tante persone che se dovessi essere ricambiato potrei vivere sino a 100 anni ospite in albergo, in pensione completa, di chi mi vuole ricambiare.
Mio padre per fortuna mi ha trasmesso uno scarsissimo attaccamento al denaro, che serve solo come strumento per fare altro. Negli ultimi 12 anni ho speso e continuo a spendere tutto quello che guadagno per condividere con chiunque sogni, possibilità, bellezza, cultura.
Sai quando parlavi, Ubaldo, di “grande sfida”?
Se nell’inserire il mio nome in questa indagine squallida non vi siete neanche posti il problema, oltre che di ascoltarmi, di accertarvi chi sono e a cosa sto dedicando tutta la mia vita (temi peraltro di dominio pubblico) anche questa è una “negligenza inescusabile”.
Ormai il danno lo avete fatto.
Non basterà certamente la chiusura di queste indagini nei miei confronti a ripagare il danno all’immagine e alla reputazione che avete generato; non certo nelle persone che mi conoscono bene e che in questi ultimi dieci giorni mi hanno ricoperto di attenzioni e solidarietà.
Violante, ex presidente della Camera, in una intervista ha detto: “Così l’avviso di garanzia è diventato una sentenza”.
Mi spiace che la Procura di Gela, presieduta dal Procuratore Asaro, non abbia adottato la circolare del Procuratore Capo di Roma, Giuseppe Pignatone, volta a raccomandare oculatezza nell’uso degli avvisi di garanzia.
Stamani ho fatto istanza al Ministro della Giustizia, al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ed al CSM di verificare la sussistenza delle condizioni per avviare un Procedimento disciplinare volto ad accertare eventuali responsabilità a carico di chi ha fatto sì/consentito che una testata giornalistica potesse disporre di Atti e/o di Provvedimenti che avrebbero dovuto soggiacere tanto al c.d. “segreto interno” (art. 329 cpp) e quanto al c.d “segreto esterno” (art. 114 cpp), piuttosto che essere affidati al giornalismo giudiziario a discapito della riservatezza dell’indagato.
Concludo questa mia prima lunga lettera augurandovi di fare tesoro di questa esperienza, non solo affinché possiate evitare di commettere nuovamente gli stessi gravi errori ma anche per consentirvi di mantenere quell’equilibrio e quella certa serenità dell’uomo di cui parla Ubaldo nel suo intervento video: serenità che difficilmente si può avere tornando a casa, dalla propria famiglia, dai propri figli, se si è consapevoli di aver recato un male gratuito a qualcun altro.
Buon inizio settimana
Andrea