AreaZero
Sin dagli albori dell’unità d’Italia la Sicilia è stata sempre trattata come un caso particolare nel panorama delle regioni italiane. Un caso speciale, da trattare con mezzi speciali.
Non volendo dare adito a ingenui revisionismi, per i quali la nostra regione era particolarmente ricca in tempi preunitari, bisogna avere l’onestà di affermare che ciò che ha sempre contraddistinto la nostra terra è la sua eterna arretratezza.
Le spiegazioni sono tante e variegate, gli effetti lo sono altrettanto e qualsiasi lettore non avrà difficoltà a trovare degli esempi nelle proprie memorie o nelle memorie dei propri cari più anziani.
La provincia di Agrigento, e di conseguenza Favara, non hanno certo saputo brillare, anzi. Complice la lontananza dalle grandi città della Sicilia e la ovvia distanza dal resto d’Italia, nella nostra terra la stagnazione economica e culturale ha raggiunto livelli preoccupanti: se da una parte abbiamo avuto il mare, dall’altra il deserto.
Negli anni ’60 il boom economico ha travolto la nostra nazione. Un’opportunità che avrebbe potuto modificare radicalmente il volto della nostra regione e del nostro piccolo paese.
Ciò, com’è chiaro, non è successo. Ciò che è successo è uno dei più grandi crimini di cui la nostra regione si sia mai macchiata, ovvero la speculazione edilizia.
Se i muri potessero parlare, oggi ripeterebbero ciò che sentivano mentre venivano costruiti: “mura e futtitinni”. Una speculazione selvaggia e condotta in sfregio a qualsiasi legge giuridica e morale, che in seguito a numerosi condoni non ha trovato alcun responsabile e alcuna condanna.
Il restare impuniti da’ sempre una seconda possibilità: nel migliore dei casi di pentirsi, nel peggiore di sbagliare di nuovo dando per scontata l’assenza di un prezzo da pagare per la propria condotta. Vivendo così la libertà onnipotente del criminale impunito, e non quella cosciente del cittadino.
E questa sensazione d’onnipotenza la conosciamo bene, quell’arroganza senza paura che porta molti favaresi a vivere credendo di essere i protagonisti indiscussi e intoccabili di questo mondo. Una libertà che non conosce scopo diverso dal conseguimento del proprio egoismo.
Invitiamo il lettore a riflettere: non è forse questa l’origine comune a buona parte dei problemi che viviamo ogni giorno?
Un paese devastato dall’incuria, un’amministrazione comunale tanto numerosa quanto noncurante della vita pubblica, strade che sembrano sopravvissute a un bombardamento, quartieri sommersi dai rifiuti, ville pubbliche messe a ferro e fuoco per puro diletto, e la lista potrebbe continuare all’infinito.
Qual è l’elemento comune di tutti questi problemi, se non un sostanziale egoismo di coloro che li hanno resi possibili?
In un contesto come il nostro, dove il più furbo ha sempre avuto campo libero per le proprie scorrerie, tutti si sono abituati a percepire questo comportamento come il migliore possibile. Tutti lo rispettano in quanto segno di “spirtitudini”.
D’altronde perché limitare la mia libertà, se ne ho solo da guadagnarci?
Perché in realtà non ci guadagno nulla. Compromettendo la qualità del posto in cui vivo, della mia comunità, non faccio altro che compromettere la qualità della tua vita.
Ai responsabili, noi favaresi diciamo: avrete anche distrutto le nostre strade, ma sono le stesse su cui guidate voi; avrete anche riempito di immondizia le vie, ma non potete non sentirne il fetore; avrete anche distrutto una villa pubblica, ma neanche voi potrete più tornarci.
Avrete anche condannato questo paese con decenni di cattiva gestione e inefficienza, ma il paese è anche il vostro.
Alla fine dei conti, diteci, avete davvero fatto i vostri interessi?
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