“MA QUALE MIGLIORAMENTO NELLA GESTIONE DI AICA?”
“Lo scorso 12 dicembre l’ATI ha approvato l’aumento del 6,1% delle già salatissime tariffe, e predisposto, in forte ritardo, gli adempimenti per rendere operativo il bonus idrico per gli utenti meno abbienti come previsto da ARERA”. Lo dice e lo scrive in un comunicato stampa la Consulta di Aica, che è l’insieme delle associazioni che controllano il gestore idrico in difesa dei cittadini e dei contribuenti.
“A Parere della Consulta – continua – l’aumento tariffario risulta incomprensibile anche per il fatto che lo hanno negato con forza nel 2018 durante la gestione commissariale prefettizia in piena emergenza, mentre oggi lo si riconosce ad AICA i cui soci sono proprio i Sindaci, i quali avrebbero potuto e dovuto evitare l’aumento se solo avessero messo in campo i principi di una virtuosa conduzione del servizio idrico anziché farne un’ulteriore fattore di vessazione economica nei confronti dei cittadini”.
A parlare siamo tutti bravi? Non è così in questo caso perché “La stessa Consulta ha inviato ad ATI e AICA un dettagliato rapporto sulle criticità aziendali, affrontando le quali, probabilmente si sarebbe potuto sventare l’aumento tariffario previsto da ARERA ed efficientare il servizio. Le misure urgenti proposte sono imprescindibili se l’azienda vorrà garantire efficacia, efficienza ed economicità di gestione. L’aumento del costo dell’energia elettrica è solo una parte dei problemi di AICA, segnalata già nella relazione semestrale del Direttore di undici mesi fa”.
Come è stato affrontato questo problema in undici mesi di gestione? Questa seconda domanda se la fa la Consulta e si da la risposta.
“L’azienda ha fornito alla Consulta solo una parte della documentazione riguardante le iniziative gestionali per risolvere le perdite di bilancio, che già in 5 mesi di gestione ammontavano ad 1,3 milioni di euro. Difatti non abbiamo contezza di cosa AICA ha fatto negli ultimi undici mesi”.
E sempre a parere della Consulta “l’aumento delle tariffe è da considerare come “ultima ratio”, prima bisognava aggredire con adeguata volontà politica le sacche di illegittimità che ancora attraversano il nostro ambito, come il permanere delle 23 mila utenze a forfait, l’estremo ritardo da parte dei Sindaci nella cessione delle infrastrutture del consorzio Tresorgenti e del Consorzio del Voltano, l’estremo ritardo da parte dei Comuni non salvaguardati nel cedere il servizio ad AICA, la concessione illegittima della salvaguardia ex art.147 agli otto Comuni della montagna, il mancato ricalcolo delle tariffe di Sicilacque da parte di ATI, l’assenza di iniziative progettuali di ATI e AICA sui fondi PNRR, l’assenza di iniziative progettuali per ricavare energia (e contenere la bolletta elettrica) dai gas prodotti dai depuratori e si potrebbe continuare a lungo”.
E’ evidente che le proposte e le iniziative per rendere la gestione pubblica di AICA efficace, efficiente ed economica non mancano, perciò la Consulta ritiene inaccettabile da parte di ATI l’approvazione dell’aumento tariffario “in assenza di adeguate iniziative che, in sedici mesi di gestione, avrebbero forse potuto scongiurarlo. Ancora una volta non si discute di come rafforzare il gestore pubblico, ma si scarica il peso delle inadempienze dei Sindaci sulle tasche dei cittadini presentandolo poi come un operazione virtuosa perchè l’aumento sarebbe potuto essere ben maggiore”.
La Consulta ha lanciato un allarme che la politica dovrebbe ascoltare, mentre fino adesso non l’ha fatto.