Vincenzo Cavaleri
La Mostra “Sub Tutela Dei”, dedicata al giudice Rosario Livatino, continuerà ad essere visitabile presso la Galleria d’Arte Moderna di Catania sino al 25 febbraio. Poi si sposterà a Milano, al Palazzo di Giustizia di corso Porta Vittoria, dove resterà aperta al pubblico sino all’undici di marzo.
La mostra -attraverso interessanti installazioni e pannelli ben guarniti di frasi a testimonianza e di foto- ripercorre le tappe più significative della vita del magistrato ucciso dalla “Stidda” il 21 settembre 1990, ovvero meno di due mesi dopo la foto a corredo di questo articolo che fu scattata il 28 luglio dello stesso anno, durante il matrimonio di Stella Mangiarotti con Gianni Augello, suo ex compagno di liceo, di cui è stato testimone di nozze.
Nato il 3 ottobre 1952, a Canicattì, Rosario Livatino è stato ucciso qualche settimana prima che compisse 38 anni.
Oggi, una lodevole iniziativa per onorarne la memoria e divulgarne il pensiero e la vita vissuta quotidianamente “sub tutela Dei”, da cui la mostra trae il titolo. Perché questa frase racchiude davvero il senso della vita e del lavoro di Rosario Livatino, la cui esistenza privata e professionale è transitata sotto l’egida di questa frase.
Adesso, a Catania, nella Galleria d’Arte Moderna di Via Castello Ursino, c’è questo percorso di legalità che illustra la giovinezza di Livatino, il suo attivismo nell’Azione Cattolica, la sua umanità, il suo considerare la legge come strumento e non come fine, la sua lotta alla mafia come momento per migliorare la società e per far concretizzare il bene comune, in un mondo che vede gli uomini, tutti, legati tra loro da una comune fondamentale dignità che va recuperata anche quando si è macchiata di crimini o si è offuscata nella malvivenza.
In un certo senso, questa “weltanschauung” di Rosario Livatino si è rivelata veritiera (almeno rispetto ai fatti di poi), se consideriamo le foto di due lettere scritte rispettivamente da uno dei mandanti (Salvatore Calafato) e da uno degli esecutori (Domenico Pace) del suo omicidio. Le foto di queste due lettere, esposte in un pannello della Mostra, esprimono un pentimento genuino ed assoluto, espresso con fondamentale dignità.
Le installazioni ed i pannelli della Mostra testimoniano anche le fasi della sua uccisione, il travaglio dell’unico testimone che vi ha assistito, le fasi beatificazione del giudice, coronata con la celebrazione nella Cattedrale agrigentina di San Gerlando del 9 maggio 2021.
C’è infine una frase di papa Francesco, in un pannello della Mostra, che merita essere ricordata: “Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni”.
Nella foto:
- Rosario Livatino, secondo a sinistra, insieme agli sposi e agli altri testimoni di nozze, il giorno 28 luglio 1990 (foto gentilmente concessa da Gianni Augello)
La locandina della Mostra “Sub Tut