AreaZero
Qualche settimana fa si sono svolte le votazioni per l’elezione del Segretario del Partito Democratico, e anche a Favara è stata allestita la “sezione” elettorale.
Le proposte del PD erano due: Stefano Bonaccini e Elena Schlein, detta Elly.
Il primo è un ex militante del Partito Comunista, piano piano scivolato verso idee più riformiste e liberali, Presidente della Regione Emilia-Romagna; la seconda è invece una giovane di sinistra, ex Parlamentare Europeo per il PD, vicina all’ambientalismo, ai diritti per i lavoratori precari e all’uguaglianza di genere.
Esattamente come a livello nazionale, nel paesello le fazioni “contrapposte” all’interno dello stesso partito erano due – off-topic: come riescano a convivere in unico partito ideali così diversi, ancora non è chiaro. Così come non è chiaro come ci si possa fare la guerra, ideologica e non, all’interno dello stesso partito. Si aggiunge che rimane poco chiaro anche il perché far votare anche cittadini che votano Forza Italia e Lega alle primarie del PD. Sorvoliamo, trascende dallo scopo di questo articolo analizzare tali dinamiche.
Anche a Favara, quindi, c’era la guerra in casa; una guerra civile insomma. Due squadre avversarie che combattono per i loro ideali, nonostante il resto dell’anno lo passano a tifare tutti la stessa squadra, a detta loro.
La fine della guerra civile in Spagna nel 1939
Queste dovevano essere le elezioni per riformare il partito, per far rinascere dalle ceneri la fenice della sinistra, per far cambiare volti a una squadra che ormai tutti conoscono da troppi anni. E invece, sorpresa delle sorprese, indovina indovinello: le persone che facevano firmare per Bonaccini e Schlein, che appoggiavano le due diverse squadre, erano esattamente le stesse che appoggiavano altre due squadre nel 2019. Ma anche le stesse che appoggiavano due squadre diverse nel 2017. E anche nel 2013. E nel 2009. Ah, anche nel 2007. Il cambiamento eh? La fenice risorge.
Come si può pensare di millantare il cambiamento, il ringiovanimento del partito, lo spazio alle nuove generazioni, se poi sono sempre gli stessi volti a decidere e a tirare le fila della baracca? Dove sono le segreterie di partito che formano i giovani, li coinvolgono e li iniziano ad una consapevolezza politica e sociale? Se escludiamo 1-2 ragazz* che militano da poco tempo e provano a fare qualcosa, rimangono sempre le stesse facce bronzee, piene di rughe e appartenenti ad un’altra epoca.
Dalle epoche passate dobbiamo imparare, acquisire nozioni e valori. Ma è il cambiamento la caratteristica che guida la politica: il mondo cambia, la tecnologia si evolve, e con loro i bisogni degli esseri umani. La politica è la massima espressione dell’evoluzione della specie umana e non si può pretendere di rimanere al potere per l’eternità trasformando partiti politici in sistemi centralizzati. Si deve accompagnare il cambiamento, favorirlo e stimolarlo – esattamente l’opposto di quello che stiamo vivendo, ovvero stagnazione partitica e totale disinteresse dei giovani dovuto alla repulsione dei gruppi dirigenti politici nei confronti del cambiamento.
Per “cambiamento” al PD forse intendevano il cambiamento della quota monetaria per far votare gli elettori della Lega. Sia a livello nazionale, che nel paesello.