E’ stato proiettato ieri sera al teatro Gospel c/o Chiesa Evangelica di Favara, il film “Bocche inutili” prodotto dalla WellSee – società di produzione di Angelisa Castronovo e Tonino Moscatt- su iniziativa del circolo culturale LiberArci Favara, di concerto con l’Amministrazione comunale e il Distretto Turistico Valle Dei Templi e grazie al supporto di svariate realtà ed associazioni presenti sul territorio.
Gremito, ieri sera, il Teatro Gospel di Favara per assistere alla proiezione del film “Bocche Inutili, prodotto da WellSee di Angelisa Castronovo e Tonino Moscatt, per la regia di Claudio Uberti.
In apertura, i membri di Liberarci: Vincenzo Cassaro, Pasquale Cucchiara e Miriam Lupo hanno chiamato sul palco il primo cittadino che ha fatto precedere il suo intervento dalla richiesta di osservare un minuto di silenzio in onore del piccolo Davide Licata. Antonio Palumbo, rientrato da Varese ove ha presenziato alla cerimonia di consegna di una medaglia d’oro al Merito civile della Repubblica italiana agli eredi del concittadino Calogero Marrone, ha ricordato che il nostro illustre concittadino, “seppur in un clima di terrore, è rimasto umano ed ha fatto la cosa giusta”. Ha, poi, sottolineato che sebbene i campi di concentramento più noti siano quelli di Auschwitz-Birkenau o Dachau, occorre non scordare che ve ne sono stati tanti anche in Italia.
Pasquale Cucchiara, riprendendo quanto detto dal primo cittadino, ha ricordato il campo di Fossoli, a pochi chilometri da Carpi, che durante la seconda guerra mondiale funzionava come campo di smistamento di prigionieri ebrei e politici e che è quello che viene mostrato nel film “Bocche inutili”. La discussione si è. poi, incentrata sul ruolo che un film c.d. impegnato” potrebbe assumere per il revisionismo storico e, sul punto, Tonino Moscatt si è detto convinto della valenza dei film impegnati per gettare luce ove c’è ombra o per sensibilizzare circa determinate tematiche; dopodiché si è disquisito circa la scelta di rendere protagoniste, per la prima volta, in un film sull’olocausto, le donne. Angelisa Castronovo ha sottolineato che proprio questa “nuova prospettiva” del racconto, ovvero la scelta di raccontare il coraggio, la resistenza delle donne e la femminilità negata ha portato la Rai a collaborare per produrlo. L’attrice principale, Marguerite Sikabonyi ha tenuto a presenziare con un video messaggio.
Subito dopo, è stato proiettato il film “Bocche inutili”, della durata di circa 100 minuti, ad una platea attenta e silenziosa.
Il film sembra il racconto di due mondi paralleli ma che, a tratti, s’intersecano in un punto: la porta della baracca sembra segnare il limite tra la vita, la lotta per tenersela stretta, e la morte, la negazione della vita, della dignità e, perfino, di ogni umanità.
Una delle attrici dirà “un ebreo non ha il diritto di essere”, “colpiscono le donne in quanto donne” . Gli ebrei tutti erano i nemici da annientare per i tedeschi, ma lo erano in particolare le donne in quanto generatrici di vita.
Il film ne racconta, la forza, la resilienza, la forza, il sacrificio di se stesse per proteggere una nuova vita, il coraggio, l’amore per la vita nonostante tutto.
“Bocche inutili” si chiude con questa poesia di Rose Auslander:
“Noi madri,/che nelle culle culliamo/i ricordi crepuscolari/ del giorno creatore-il su e giù del respiro/ è la melodia del nostro canto preferito/ Noi madri, / culliamo nel cuore del mondo/la melodia della pace”