Vincenzo Cavaleri
Diventa sempre più vicina l’apertura al pubblico della Fabaria, tratto importante della via francigena che si estende su un cammino di circa 300 chilometri da percorrere in 14 giorni. Un cammino che attraversa cinque province (Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa e Catania) e 20 comuni, oltre quelli delle due varianti (variante dei Castelli e variante Iblea). Un cammino d’acqua e di fuoco che va dalle coste bagnate dal Mediterraneo fino alle pendici dell’Etna, segnate dalla lava vulcanica.
Della via Fabaria si ha traccia in un testo d’epoca normanna dell’anno 1105, più precisamente un atto di lascito con il quale il barone Achinus concede in donazione all’abate Ambrogio, vescovo della diocesi di Lipari-Patti, un terreno nel territorio di Bizini (odierna Vizzini). In una parte dell’atto di lascito (scritto in latino e qui tradotto) si legge:“Questa terra appartiene nominalmente a Licodia e in questo modo inizia il suo percorso e va lungo la via francigena Fabaria”. E si ha ragione di ritenere che col termine Fabaria si indica un territorio abbondante d’acqua che giustifica il toponimo Favara, dall’arabo fawar (fonte d’acqua).
Prima di poterla percorrerla a piedi, la Fabaria sarà inaugurata in pompa magna entro l’anno corrente e costituirà una delle passeggiate più ambìte tra i cammini attualmente conosciuti ed apprezzati.
Già il primo step si è concretizzato con la pubblicazione della relativa guida, costituita da 176 pagine, edita per i tipi di Terre di Mezzo, dal titolo “La via Fabaria” e dal sottotitolo “300 chilometri in cammino da Agrigento all’Etna”, scritta da Davide Comunale, Irene Marraffa e Salvatore Balsamo.
Nella guida sono riportate le indicazioni fondamentali riguardo a questo nuovo cammino, nel quale sono riposte le aspettative di numerosi appassionati di trekking ed amanti delle bellezze naturali e monumentali.
Le tappe dell’agrigentino nella via Fabaria concernono i comuni di Agrigento, Porto Empedocle, Favara, Naro, Campobello di Licata, Ravanusa, Palma Montechiaro e Licata.
Alcuni di questi Comuni sono stati inseriti grazie alla variante dei Castelli che introduce un cammino secondario d’importanza primaria che è nato grazie a un’idea di Rosamaria Giunta, già assessore comunale di Naro nel 2018/2019 che, da qualche settimana, è tornata a fare l’assessore, sempre a Naro.
Alcuni anni fa, Rosamaria Giunta ha vissuto l’esperienza del viaggio di Santiago di Compostela e delle dinamiche del mondo del pellegrinaggio. Così, venuta a conoscenza del progetto del cammino della via Fabaria, ha contattato il coordinatore del progetto, l’archeologo Davide Comunale, proponendogli la variante “dei castelli” comprendente il territorio che da Agrigento e Porto Empedocle passa per Favara, Naro, Campobello di Licata, Ravanusa, Riesi e Butera giungendo sino a Niscemi per riallacciare poi il percorso originario che porta all’Etna.
Questa variante ha consentito alla via della Fabaria di migliorare ed abbellire il cammino, arricchendolo della vista e della visita di importanti manieri del passato che senza dubbio qualificheranno l’iniziativa progettata.
Nelle foto:
-un momento della presentazione, a Milano, nella Fiera dei Grandi Cammini, della guida “La via Fabaria”;
-Rosamaria Giunta, assessore comunale di Naro, insieme a Davide Comunale e Irene Marraffa, due dei tre autori della guida;
-logo de “La via Fabaria”;
-copie della guida “La via Fabaria”, esposte alla Fiera dei Grandi Cammini;