Vincenzo Cavaleri
Ce ne sono di discariche (autorizzate e no), ce ne sono di turbine eoliche, ce ne sono di distese fotovoltaiche nel territorio che va da Agrigento a Canicattì, passando per Favara, Naro e Castrofilippo. Ce ne sono abbastanza ed altre vorrebbero farne.
Ultimamente è venuta alla ribalta la realizzazione di una discarica di rifiuti pericolosi nella contrada Grotticelle, territorio di Naro, ad un tiro di schioppo dall’abitato di Castrofilippo e dagli insediamenti archeologici Vito Soldano di Canicattì.
Il procedimento relativo a questa discarica va avanti, a partire dall’estate di due anni fa, presso l’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente, con depositi di documentazione, formulazione di osservazioni, conferenze di servizio, pareri, proteste, etc…
Finalmente ad inizio dell’anno in corso arriva il parere non favorevole riguardo alla compatibilità ambientale del progetto per la realizzazione della discarica da parte della Commissione Tecnica Specialistica (C.T.S.) per le Autorizzazioni Ambientali.
L’Assessorato Regionale per il Territorio e l’Ambiente ne prende atto con apposito decreto, ma non è ancora detto. Il prossimo 14 aprile ci sarà la conferenza di servizi conclusiva e, nonostante, sia complicato discostarsi del parere non favorevole della C.T.S., l’ultima parola sarà detta in tale occasione, tra una decina di giorni.
Poi, c’è la vicenda dell’impianto fotovoltaico galleggiante sullo specchio d’acqua della diga San Giovanni nel comune di Naro.
Anche quest’opera ricade nel territorio di Naro, ma non c’è da stupirsi se si considera che il Comune della Fulgentissima è quello territorialmente più esteso della provincia (si estende per ben 207,49 km quadri), dopo il comune-capoluogo (il territorio di Agrigento misura 245,32 km quadri).
Dicevamo, dell’impianto fotovoltaico galleggiante che, intanto, ha concluso l’iter della fase preliminare al rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale. Tutto si è svolto in un batter d’occhio, tenuto conto dei tempi burocratici che, a volte, scorrono per anni con riferimento ad un semplice permesso di costruire o scorrono per decenni con riferimento ad una pratica di concessione edilizia in sanatoria straordinaria. L’istanza della ditta interessata è stata presentata l’otto di marzo dell’anno scorso; il procedimento è stato avviato sei giorni dopo; i pareri sono stati acquisiti entro la fine di marzo da parte di 4 enti; entro la fine di maggio da parte di altri 5 enti; entro la fine di giugno da parte di ulteriori 5 enti; l’emanazione del provvedimento conclusivo della fase preliminare è avvenuta alla data dell’otto luglio. Tutto in quattro mesi, per un progetto che riguarda un impianto con potenza di 7,524 MWp (6,0 MW in immissione) da installare in una delle dighe artificiali più belle dell’isola, nella quale si è svolto un torneo internazionale di canottaggio e delle cui acque beneficiano gli agricoltori che ne abbisognano per l’irrigazione dei loro terreni.
Vuol dire che la Regione ormai ha imparato a rispettare i termini perentori dei procedimenti amministrativi. Non sappiamo però, oggi come oggi, a quale stadio della procedura sia il procedimento relativo al rilascio del provvedimento autorizzatorio, dopo che è arrivato a conclusione quello relativo alla fase preliminare. Ma sappiamo che il Presidente della Regione, Renato Schifani, vuole sospendere il rilascio delle autorizzazioni per il fotovoltaico. Dice che occorre ponderare utile d’impresa, utile sociale e danno ambientale. Dice che l’energia non rimane in Sicilia. Dice che la Sicilia paga un prezzo non dovuto per una risorsa che abbiamo. Le ragioni del Presidente sono esposte qui.
Ma sull’eolico non si pronunzia?
Fra il silenzio e l’indifferenza pressoché generale, durante la scorsa estate, è stato presentato a Roma, presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, un progetto dal titolo pomposo: progetto di un impianto eolico, costituito da 7 aerogeneratori di potenza complessiva di 42 MW, e delle relative opere di connessione alla RTN, da realizzarsi nei Comuni di Canicattì, Naro, Castrofilippo, Agrigento, e Favara, in Provincia di Agrigento.
Ci siamo chiesti come mai il progetto sia andato al Ministero e non all’Assessorato Regionale e la risposta ricavata è che trattasi di progetto troppo“potente”(42 MW), sette volte più “potente” di quello fotovoltaico progettato a galleggiare sul lago, per poter essere esaminato in ambito regionale: l’ambito non può che essere nazionale. Un progetto davvero pomposo, quindi; anche nella sostanza, oltre che nel titolo!
Il caso vuole che una turbina del parco eolico ricada in contrada Grotticelle (la stessa della discarica per rifiuti pericolosi, di cui si è parlato), ma stavolta è quella parte della contrada che ricade in territorio di Canicattì. Significa che Naro è meno penalizzato? Macchè!!!
In territorio di Naro ricadono ben 5 turbine (una in contrada Ciangiana, due in contrada Iazzo Vecchio e due in contrada Donato, mentre una turbina è prevista in contrada Margiovitale, nel territorio di Castrofilippo. In tutti e cinque i Comuni, quindi anche in quello di Agrigento e Favara, mentovati nel titolo del progetto, sono previsti cavidotti ed altre opere di connessione alla rete di trasmissione nazionale.
Ma andiamo al procedimento: l’istanza della ditta interessata è del 13 luglio 2022 e, dopo una serie di integrazioni documentali, si perviene alla consultazione pubblica e alla richiesta di parere tecnico-specialistico all’Assessorato Regionale dell’Ambiente.
La presentazione delle osservazioni del pubblico è scaduta il 15 marzo, mentre la Commissione Tecnica Specialistica dell’Assessorato Regionale dell’Ambiente ha chiesto delle integrazioni riferite alle criticità rilevate al fine di poter rilasciare il necessario parere tecnico sulla valutazione dell’impatto ambientale.
I privati, nelle loro osservazioni, hanno insistito sull’impatto devastante che avrebbe il parco sulle aziende agricole operanti nelle immediate vicinanze soprattutto nel settore della viticultura (con le produzioni di uva Italia IGP), dei fabbricati a servizio dell’agricoltura, dei casali rurali d’interesse storico-documentativo, degli allevamenti, delle strutture agrituristiche funzionanti e di quelle in corso di realizzazione, etc…
Come andrà a finire?
Da un lato c’è in ballo un parco eolico la cui previsione di spesa relativa alla realizzazione ammonta a circa 37 milioni di euro, al netto d’iva. Dall’altro lato, c’è in ballo l’attività agricola, agrituristica, agro-alimentare e zootecnica di aziende, piccoli coltivatori, famiglie, il cui ammontare in termini economici e soprattutto affettivi è poco ponderabile. Ma c’è anche il costo dell’impatto ambientale e quello verrà valutato in sede regionale. Una sede meno distante da quella romana, che meriterebbe l’attenzione del Presidente Schifani, per il momento rivolta al solo fotovoltaico.