Il Teatro Sociale di Canicattì non sarà più gestito dal Comune, ma verrà concesso in gestione a privati per un periodo di 3 anni e con possibilità di rinnovo per ulteriori anni 3.
Stiamo parlando di quel teatro, progettato da Ernesto Basile nell’ultimo anno del secolo XIX, poi costruito nei primi anni del secolo XX, inaugurato nel 1908 e restaurato tra la fine del secolo scorso e l’inizio del duemila.
Uno stabile rinomato, in stile liberty, col prospetto abbellito dalla raggiera bugnata delle finestre ad arco, arricchito dalle lesene doriche e dalle paraste corinzie decoranti i pilastri che delimitano i tre cancelli in ferro battuto dell’ingresso e la trifora a vetri della balconata del piano superiore.
Stiamo parlando di quel Teatro Sociale che il primo dicembre del 1927 ha ospitato Luigi Pirandello, in persona, e la compagnia del Teatro d’Arte di Roma che rappresentò “Sei personaggi in cerca d’autore”, con l’esibizione dei famosissimi attori Marta Abba e Lamberto Picasso.
Crediamo che odiernamente non esistano in Italia Teatri Sociali che -fondati nei secoli XVIII o XIX o nelle prime decadi del secolo XX, con finalità sociali- siano affidati alla gestione di privati. Perciò fa un certo senso che un gioiello architettonico (che è anche patrimonio storico di un’intera comunità locale) possa andare a privati. I quali magari lo gestiranno meglio che il Comune, ma sempre privati sono. E gli stabili storici coi loro servizi d’arte e cultura da prestare e con le loro finalità sociali dovrebbero essere gestiti dalla pubblica amministrazione. Come succede con i Teatri Sociali di Alba, di Canzo, di Cittadella, di Monza, di Rovigo. O come succede con quello di Trento, gestito dal Centro Culturale della stessa Provincia Autonoma di Trento.
Si poteva trovare la soluzione di costituire una fondazione (come è successo nel 2014 col Teatro Sociale di Bergamo, di cui il Comune è rimasto fondatore originario). Oppure si poteva fare una semplice associazione tra il Comune, le banche locali, gli imprenditori di Canicattì e dell’hinterland (come è successo, per esempio, nel 2019 con il Teatro Sociale di Badia Polesine o con quello di Como). Oppure, ancora, si poteva fare un bando per la costituzione di una compagnia di teatro stabile, su iniziativa del Comune, cercando la collaborazione del Libero Consorzio Comunale di Agrigento e/o quello della Regione Sicilia (come avvenuto col Teatro Sociale di Brescia). Oppure, infine, limitare la partecipazione alla gara ai soli soggetti del terzo settore no profit, ovvero alle associazioni di promozione sociale e alle imprese sociali (come, per esempio, succede al Teatro Sociale di Busto Arsizio).
Invece, alla gara per la concessione della gestione del Teatro Sociale di Canicattì potranno partecipare non soltanto i sodalizi del terzo settore senza scopo di lucro, ma anche gli operatori economici privati, iscritti alla camera di commercio, che organizzano eventi; e potranno pure partecipare i raggruppamenti temporanei e i consorzi ordinari di imprese.
C’è tempo, adesso, sino al 26 di giugno per presentare le manifestazioni d’interesse con la documentazione allegata, in base alla quale i soggetti ammessi saranno chiamati a partecipare alla procedura di gara ristretta tramite espressa lettera di invito.
Successivamente, dopo la lettera d’invito, i soggetti interessati potranno presentare le offerte in rialzo sul valore economico dell’appalto, fissato in euro 10.500 (per l’intero triennio), accompagnate da una proposta progettuale. Quest’ultima deve tener conto dell’organizzazione di una rassegna teatrale e concertistica (da svolgersi tra novembre e maggio con un minimo di 10 eventi) e dovrà basarsi su un piano generale e gestionale delle attività principali da svolgere nel triennio “al fine di valorizzare il Teatro e creare nuove opportunità culturali per la Città”-come dice l’avviso pubblicato.
Le offerte dei soggetti partecipanti verranno poi valutate dall’amministrazione col criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, per la quale l’amministrazione ha disponibile un punteggio massimo di 100 punti, così distribuiti: max 60 punti per la proposta progettuale tecnico-organizzativa; max 40 punti all’offerta economica determinata dalla percentuale di rialzo sul valore economico dell’appalto.
In atto, non si può stabilire quanto tempo occorrerà per l’aggiudicazione del servizio di gestione e quanto ne servirà all’aggiudicatario per riaprire e per fare il cartellone 2023/2024. Ma i tempi potrebbero essere lunghi, perché il gestore dovrà attivare: il botteghino a norma di legge, il servizio di bar e di ristoro, la tariffazione per la concessione in uso dei locali a terzi; inoltre, dovrà attrezzarsi per l’organizzazione delle attività afferenti le manifestazioni pubbliche di carattere culturale e per lo svolgimento dei servizi collegati. Tra questi ultimi, figurano i “matrimoni civili”, elencati nel capitolato tra le attività consentite, ma da sottoporre a verifica, in quanto è controverso stabilire se il teatro sociale, una volta concesso a terzi, continua a rivestire le caratteristiche di casa comunale ex art. 106 del codice civile.