Tornerà a settembre, nella provincia di Agrigento che ha dato i natali al nonno Andrea Camilleri, dal quale ha ereditato la dote della scrittura creativa.
Tornerà il 3 settembre per presentare il suo libro d’esordio a Naro, la città nella quale è stato girato gran
parte del film “La scomparsa di Patò” (tratto dall’omonimo libro del nonno) per la regia del padre, Rocco Mortelliti, e con la partecipazione della sorella, Alessandra Mortelliti, nel ruolo della vedova di Patò.
Stiamo parlando di Arianna Mortelliti, autrice del libro “Quella volta che mia moglie ha cucinatoi peperoni”, edito da Mondadori.
Un libro dal titolo lieve e svagante, che nasconde una complessità d’intrecci che la fervida fantasia dell’autrice rende ancora più interessante.
In pratica, il protagonista, un uomo di 95 anni, pur essendo caduto in coma, riesce inspiegabilmente a intendere cosa dicano coloro che si recano al suo capezzale e cosa gli succeda attorno. Contro ogni legge della neurologia, il protagonista del romanzo è così in grado di sentire e comprendere gli ignari familiari che talvolta rievocano i momenti in cui lui stava bene, talaltra danno sfogo a ricordi, confessioni, ammissioni di colpa, peccatucci commessi. Così riaffiora tutta la vita del protagonista ed il rapporto col fratello, la moglie, le figlie, le nipoti, la pronipote, in un crescendo di ambiguità e rivelazioni che servono a strutturare un messaggio fondamentale: la mancanza di comunicazione può ostacolare l’armonia e la limpidezza dei rapporti familiari.
Arianna Mortelliti ha voluto presentare questo suo primo libro in Sicilia, partendo dal luogo in cui il nonno è nato: Porto Empedocle. Qui -con il coordinamento di Danilo Verruso e la lettura di alcuni brani da parte della sorella Alessandra Mortelliti, attrice e regista- il successo per il libro è andato oltre ogni aspettativa. Come accaduto a Favara, dove la scrittrice è andata sia per vedere la scuola che è stata intitolata al nonno e per conoscere la dirigente scolastica Rosetta Morreale da cui è partita l’idea, sia per dialogare col giornalista e scrittore Felice Cavallaro e con la docente Liliana Miceli. E come è accaduto, pure, a Raffadali, dove il libro è stato presentato dal presidente della biblioteca comunale Enzo Alessi e da Antonella Vecchio, con lo stacco dell’esibizione al sax di Damiano Tarallo, brillante talento nel campo musicale di appena 12 anni d’età.
Gran successo del libro “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”, infine, nelle librerie Feltrinelli di Palermo e di Catania.
In un’intervista a Repubblica, Arianna Mortelliti confessa che il nonno Andrea Camilleri è stato in coma un mese. “Un mese” -dice-“in cui hai di fronte una persona che c’è, perché è viva, ma che non sai se percepisce l’ambiente circostante. È emotivamente complicato, doloroso e ti pone anche tante domande. Io sono razionale, però ad alcune di queste domande non puoi rispondere razionalmente, nessuno lo sa cosa percepisce un uomo in coma, tutte le parole e le carezze che io ho fatto al nonno non sapevo se arrivassero a destinazione ed è stata dura. La scrittura, mettermi nei panni di un uomo in coma, darmi delle risposte attraverso la fantasia, è stato per me terapeutico”.
D’altra parte, Arianna Mortelliti ha aiutato Andrea Camilleri nella stesura del libro “L’autodifesa di Caino”, quando il nonno non vedeva più e quindi lei è diventata i suoi occhi, collaborando quotidianamente nel trar fuori il testo di quel libro, lavorando insieme, in un’intimità confidenziale ancora maggiore e migliore di quella consueta tra nonni e nipoti.
A settembre, tornando in Sicilia, tornando nella provincia agrigentina, Arianna Mortelliti potrà riaprire il suo cuore in relazione al libro da lei scritto, poiché l’aria siciliana ispira migliore genuinità e maggior voglia di comunicazione.