Il 30 giugno 1963 è la data della strage di Ciaculli, dove persero la vita il tenente Mauro Malausa, il maresciallo artigliere Pasquale Nuccio, il soldato artificiere Giorgio Ciacci, il maresciallo capo della stazione dei carabinieri di Roccella, Calogero Vaccaro, il maresciallo di polizia Silvio Corrao, i carabinieri Marino Fardella ed Eugenio Altomare.
Tra i militari sacrificati un agrigentino di Naro di soli 42 anni che ha lasciato moglie e due figli: Calogero Vaccaro. Il quale fu insignito della Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: “Con eccezionale coraggio ed esemplare iniziativa, nonostante il clima di forte tensione per il rischio di possibili attentati mafiosi, non esitava unitamente ad altri colleghi a ispezionare un’autovettura abbandonata al cui interno un ordigno era stato disinnescato dai militari artificieri, venendo mortalmente investito dalla violenta deflagrazione di un ulteriore ordigno proditoriamente occultato nel vano portabagagli. Chiaro esempio di elette virtù civiche ed altissimo senso del dovere, spinti fino all’estremo sacrificio”.
Era allora in corso la prima guerra di mafia: una giulietta alfa romeo, imbottita di tritolo e parcheggiata nei pressi della casa di un parente del boss mafioso Salvatore Greco, esplose provocando la morte di 7 militari, tra carabinieri, poliziotti e artificieri.
Della strage di Ciaculli si è parlato anche nel docufilm Il sasso in bocca, uscito sei anni dopo, diretto da Giuseppe Ferrara e girato con la consulenza di Michele Pantaleone.
Al maresciallo Calogero Vaccaro è oggi intitolata, dal 3 novembre 2021, la caserma sede della Stazione CC di Naro (AG), allocata in viale Europa.
Nella foto di copertina: visita alla tomba di Calogero Vaccaro, presso il cimitero di Naro, da parte del Prefetto di Agrigento il 30 giugno 2014.