Una mostra meravigliosa, con uno dei capolavori di Leonardo da Vinci, la Vergine delle rocce e con altre dieci opere originali dei seguenti allievi di bottega dell’artista: Bernardino de’ Conti, Bernardino Lanino, Boltraffio, Cesare da Sesto, Giampietrino, Marco d’Oggiono e Martino Piazza da Lodi.
Si terrà nella splendida scenografia naturale di Villa Aurea, dentro il parco archeologico della valle dei templi: dal primo agosto al 31 dicembre; col titolo suggestivo: “La Bottega di Leonardo – La Vergine delle rocce”. Curatori: Vittorio Sgarbi e Nicola Barbatelli. Il biglietto d’ingresso costa 13 euro e consentirà la visita di tutto il parco archeologico (d’estate, anche in notturna).
Leonardo è stato scienziato, ma anche artista e persino inventore. Nella valle dei templi -il cui parco archeologico è patrimonio dell’umanità- viene celebrata la sua arte (e quella dei suoi allievi di bottega) attraverso un suggestivo percorso e nella prospettiva di Agrigento capitale della cultura 2025.
Un percorso espositivo che offre, per la prima volta in Sicilia, la rinomata Vergine Cheramy, una delle tre versioni della Vergine delle rocce, il dipinto di Leonardo da Vinci che rappresenta il dogma del concepimento di Maria senza il peccato.
E’ la versione dimenticata, sino al 1845, quando godevano già di grandissima fama le altre due versioni della“Vergine delle rocce”: una custodita al Musée du Louvre di Parigi e l’altra alla National Gallery di Londra.
La “Vergine Cheramy “è stata realizzata dallo stesso Leonardo o comunque, con la sua supervisione, dagli allievi di bottega, tra cui Giampietrino, ed è stata subito ricondotta (dopo la scoperta da parte del pittore neoclassico Jean-Auguste-Dominique Ingres) ai due quadri conservati rispettivamente al museo parigino e alla galleria londinese, per essere poi definitivamente accertata nel 1845.
Dovrebbe essere cronologicamente la seconda delle tre versioni e precederebbe quindi quella attualmente in esposizione permanente a Londra.
Si tratta di un olio su tavola di cm 150 x 122, collocabile intorno agli anni dell’Ultima cena (tra il 1494 e il 1497), oggi appartenente a una collezione privata in Svizzera, assicurata per oltre 50 milioni di dollari, concessa per questa mostra.