E’ stato un mero qui pro quo il dissapore (ammesso che di dissapore si sia trattato) Cartello Sociale-Sindaci-Prefetto?
Parrebbe di sì.
Infatti, il Cartello Sociale (rappresentato da Alfonso Buscemi per la CGIL, Emanuele Gallo per la CISL, Gero Acquisto per la UIL, don Mario Sorce e Salvatore Pezzino, per l’ufficio diocesano di pastorale sociale e lavoro) ha diramato un comunicato-stampa di chiarimento sulla quaestio, prima che essa potesse diventare vexata.
In questo comunicato-stampa si legge tra l’atro che non esiste “un fronte in cui qualcuno (il Cartello) sarebbe contro qualcun’altro (il Prefetto e i sindaci)”. Ciò non esiste “sia perché con la Prefettura c’è stata sempre collaborazione sia perché con buona parte dei sindaci si sono fatte tantissime battaglie per il territorio, non ultima la marcia che ne ha visto presenti 21”.
Prosegue il comunicato-stampa: “Il Cartello Sociale non ha mai pensato di attaccare il Prefetto a cui riconosce il grande impegno profuso per tentare di affrontare le varie criticità che attraversano il sistema sanitario pubblico nel nostro territorio”.
Indi, precisa: “Rivolgersi al Capo dello Stato corrispondeva all’esigenza di accendere i riflettori su una situazione estremamente delicata, della quale non ha certo responsabilità il Prefetto, che per altro non può avere la bacchetta magica per risolverla dall’oggi al domani”.
E precisa ulteriormente: “Avere sottolineato che non c’è stata la possibilità di un incontro per diverse settimane non significa accusare il rappresentante del Governo ma è stata una conseguenza della pressione di tanti cittadini che, anche con diversi sindaci, hanno partecipato alla manifestazione popolare del 17 giugno”.
Ed ancora attesta che “la Prefettura si conferma punto di riferimento per tutti comprese le forze sociali e la Chiesa come per i primi cittadini”, chiarendo infine che “la lettera al presidente della Repubblica non è stato un modo per mettere in discussione il lavoro del prefetto su questo delicato fronte, quanto piuttosto per reclamare la giusta attenzione ad una causa troppo importante da vedere tutti, forze politiche e sociali, impegnati per risolvere al meglio i gravi problemi connessi alla sanità”.
Il prefetto Filippo Romano, da parte sua, ha rilasciato una dichiarazione alla testata giornalistica online Agrigentonotizie. La quale aveva sollevato la vicenda delle accuse al Prefetto da parte del Cartello, dopo esser venuta a conoscenza di una bozza di lettera, elaborata dal sindaco Mariagrazia Brandara da sottoporre alla firma degli altri sindaci, con la finalità di sottolineare l’impegno prefettizio, costante ed efficace, con riferimento alle criticità della sanità pubblica nell’agrigentino.
Nella dichiarazione rilasciata ad Agrigentonotizie, il prefetto Filippo Romano afferma: “Non ho avuto notizia della richiesta di incontro del Cartello Sociale perché li avrei volentieri ricevuti”.
Ed aggiunge: “Ben conosco il loro lodevole impegno a favore della comunità agrigentina”.
Quindi sottolinea: “Nonostante il grande impegno della Prefettura sul fenomeno migratorio, ho ricevuto, negli scorsi due mesi, ogni genere di associazioni e comitati”.
E infine conclude: “Ho saputo delle difficoltà di contatto da parte di alcuni cittadini e ne sono dispiaciutissimo, me ne scuso con loro. Sto cercando di migliorare la capacità di risposta degli uffici, segnati dalla concomitanza di una scopertura di organico che supera il 50 per cento e dall’acuirsi del numero degli sbarchi, il doppio dello scorso anno“.
Dulcis in fundo, il sindaco Mariagrazia Brandara (autrice della bozza di lettera pro-Prefetto che avrebbe dovuto essere inviata al presidente Mattarella): “Non ho mai avuto intenzioni avverse al Cartello Sociale di cui stimo i rappresentanti ed apprezzo l’azione incisiva sul territorio. Ma ci tenevo a precisare che il Prefetto è molto attento e sensibile alle problematiche del territorio e in particolar modo a quelle della sanità pubblica. In definitiva, ritengo che l’unità di intenti tra tutti gli stakeholders del territorio, ognuno col proprio ruolo, sia molto più efficace di quando si opera in maniera disomogenea”.