Un missile francese, che doveva abbattere l’aereo su cui viaggiava Gheddafi, colpì invece un aereo con a bordo 81 persone, precipitato vicino Ustica senza alcun sopravvissuto tra i viaggiatori e l’equipaggio.
Gheddafi infatti fu avvisato, probabilmente da Craxi, e se ne restò a casa.
E’ quanto sostiene Giuliano Amato, ex premier ed ex presidente della corte costituzionale, che all’epoca della strage (27 giugno 1980) era sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio, allora retta dal premier Bettino Craxi.
Sulla vicenda indagò anche Paolo Borsellino, all’epoca procuratore della repubblica di Marsala, il cui interesse fu richiamato da una telefonata alla trasmissione di Rai 3 telefono giallo, durante la puntata del 6 maggio 1988, condotta da Corrado Augias.
La persona al telefono si presentò come aviere del centro radar di Marsala, in servizio la sera della strage di Ustica, dicendo che i militari del centro radar avevano “visto perfettamente i tracciati“, al contrario di ciò che affermavano i vertici dell’Aeronautica militare.
Paolo Borsellino aprì pertanto un nuovo filone d’indagine, effettuando gli interrogatori ai militari in servizio a Marsala la sera della strage, ma non trovando alcun elemento utile.
L’inchiesta del giudice siciliano, ucciso poi dalla mafia, sancì comunque l’ennesimo mistero sulla strage, affidata al giudice Rosario Priore e caratterizzata, anch’essa, da probabili depistaggi.