L’ex presidente della provincia, Eugenio D’Orsi, è davvero arrabbiato, nonostante la sentenza del tribunale di Agrigento sull’inchiesta Waterloo (riguardante la Girgenti Acque, ex gestore del servizio idrico integrato) lo abbia prosciolto.
In pratica, D’Orsi non accetta che sia stato prosciolto per prescrizione del reato, poiché questa è del tutto diversa dall’assoluzione.
Il proscioglimento per prescrizione significa infatti che l’azione penale non si è conclusa nei tempi previsti dalla legge e, siccome non può restare aperta all’infinito, interviene la prescrizione. Che non è assoluzione, bensì mero proscioglimento senza l’accertamento se il reato sia stato commesso oppure no.
L’ex presidente della provincia dice che avrebbe invece voluto una sentenza che verificasse incontrovertibilmente la sua assoluta innocenza nel merito.
Ma di cosa era imputato?
Il reato ascritto era di corruzione e riguardava il fatto che suo figlio avesse ottenuto un contratto a tempo determinato alle dipendenze di Girgenti Acque, allora gestore del servizio idrico integrato nella provincia di Agrigento, in cambio di un amento delle tariffe del servizio idrico gestito da Girgenti Acque.
In pratica, l’accusa ipotizzava che l’allora presidente della provincia, nella qualità di commissario dell’A.T.O. idrico, un paio di mesi prima di finire il suo mandato, proprio in cambio dell’assunzione del figlio, avesse deliberato l’aumento delle tariffe idriche.
Secondo il GUP, inoltre, non sussisteva a favore di D’Orsi “l’evidenza di cause di proscioglimento nel merito“, ma -risalendo i fatti all’anno 2013- doveva intervenire la prescrizione.
Eugenio D’Orsi oggi non ci sta ed oggi afferma che la sentenza che lo riguarda è “frutto di un grave errore giudiziario rispetto al quale ho intenzione di andare avanti, chiederò al mio difensore se sussistono gli strumenti giuridici per porre rimedio a quello che ritengo una evidente ingiustizia. Una sentenza che cozza e viola apertamente con l’insindacabile ed insopprimibile principio costituzionale della colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio. Doveva esserci l’evidenza della colpevolezza non dell’innocenza”.
Quindi, continua: “Chiederò al mio difensore di andare avanti e di dimostrare la mia innocenza, come ho sempre fatto. Il ringraziamento riportato nella conversazione è un ringraziamento fine a se stesso, di una persona perbene, che prescinde dai ruoli e da presunti fini o accordi illeciti. Pur rispettando chi tenta di amministrare la giustizia è fuori da ogni logica l’ipotizzato accordo corruttivo per un semplice contratto di mesi. Se fosse stata provata l’accusa avrei dovuto essere rinviato a giudizio perché secondo la stessa accusa il reato non era prescritto. Se avessi avuto la preoccupazione della prescrizione non avrei esitato a rinunciare alla stessa, perché io non ho commesso nessuna corruzione”.
Infine, conclude: “Sono innocente e lo dimostrerò anche questa volta”.