Sono passati 87 anni da quel 10 dicembre del 1936 annotato nell’atto di morte redatto da un ufficiale dello stato civile del Comune di Roma.
Era nato ad Agrigento il 28 di giugno del 1867 ed era diventato drammaturgo e scrittore. Aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura due anni prima che morisse. Con questa motivazione: “Per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale”.
Una motivazione che la dice lunga sull’innovazione in teatro dovuta a Pirandello che ritirò il premio a Stoccolma proprio il 10 di dicembre 1934, a due anni esatti di distanza dalla morte.
Ritirò il prestigioso Nobel, nel corso della cerimonia di consegna dei premi, con un inchino. Senza discorso di ringraziamento; senza due parole di formale accettazione.
Però, al banchetto ufficiale, un po’ di parole le disse. E tra le altre, pronunciò queste: “Mi piacerebbe credere che questo premio sia stato conferito non tanto alla perizia dello scrittore, che è sempre irrilevante, quanto alla sincerità umana del mio lavoro”.
Le sue opere teatrali più importanti e coraggiose sono probabilmente Sei personaggi in cerca d’autore (1921) ed Enrico IV (1922); i suoi romanzi più famosi Uno, nessuno e centomila (1926) e Il fu Mattia Pascal (1904); le sue novelle più divertenti e significative La giara (1927) e Ciàula scopre la Luna (1907).
Alcune sue frasi celebri:
-“Non c’è più pazzo al mondo di chi crede d’aver ragione” (Il berretto a sonagli,1917)
-“È molto più facile […] essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini, si dev’esser sempre” (Il piacere dell’onestà, 1917);
-“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai”( Sei personaggi in cerca d’autore, 1921);
-“Quando uno è contento di sé stesso ama l’umanità” (Ciascuno a modo suo, 1924);
-“Notiamo facilmente i difetti altrui e non ci accorgiamo dei nostri”(Uno, nessuno e centomila,1926);
-“Mi si fissò invece il pensiero ch’io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato d’essere” ”(Uno, nessuno e centomila,1926);
-“Ciò che noi conosciamo di noi stessi non è che una parte, forse una piccolissima parte di quello che noi siamo. E tante e tante cose, in certi momenti eccezionali, noi sorprendiamo in noi stessi, percezioni, ragionamenti, stati di coscienza che son veramente oltre i limiti relativi della nostra esistenza normale e cosciente” (Umorismo,1908).
L’immagine di copertina è tratta dal sito internet: www.pirandelloweb.com