Dopo l’incendio divampato sabato notte presso l’impianto di stoccaggio rifiuti della Piana Bugiades, sotto sequestro dell’autorità giudiziaria da qualche anno, a Licata aumentano le preoccupazioni.
L’incendio non è ancora spento, continuano le operazioni sul posto da parte dei vigili del fuoco, si susseguono le ordinanze sindacali a salvaguardia della salute pubblica, ci sono stati i sopralluoghi ed i campionamenti dell’ARPA, si è svolta una riunione in prefettura del centro coordinamento soccorsi, le scuole resteranno chiuse sino a mercoledì compreso, sono state installati (a cura della Protezione Civile o dell’ARPA) i misuratori della qualità dell’aria e del grado di inquinamento, è stata chiusa la sala operatoria dell’ospedale (che durante gli interventi chirurgici abbisogna della ventilazione), si è alzata forte e chiara la voce della chiesa locale.
Quest’ultima è intervenuta, come comunità ecclesiale, per invitare i responsabili a “chiedere perdono”. “Desideriamo invitare fraternamente i responsabili del malessere oggettivo che si diffonde nella nostra città a chiedere perdono e riparare” -scrive la comunità ecclesiale. Ed aggiunge: “Alcune persone hanno offeso il volto della città e ciò è ingiusto”.
Gli ambientalisti sono molto preoccupati poiché che, se tra il materiale dello stoccaggio ci fosse plastica, questa – in combinazione con con altri materiali – potrebbe produrre diossina. Ma se la nube tossica levatasi è portatrice di diossina, lo stabiliranno i rilievi dell’ARPA.
L’ex comandante dei vigili urbani di Licata, Giovanna Incorvaia, tuona sui social: “Chiunque, a qualunque titolo, abbia responsabilità in questo attentato alla salute dei licatesi, sia maledetto!”.
L’ex presidente del consiglio comunale, Angelo Vincenti, pubblica sui social la foto che abbiamo messo in copertina con la seguente didascalia: “Molti che abitano nelle aree del centro non avevano ancora capito la gravità del problema, cambia il vento ed ecco come si presenta il corso Umberto questa mattina, aria irrespirabile”.
Non solo l’aria è cambiata, ma anche il colore dei luoghi è cambiato, così come è cambiato il colore del fumo, da nero a bianco.
Il sindaco Angelo Balsamo, nell’ordinanza di chiusura delle scuole, aveva scritto che, persistendo l’incendio, benché in fase di spegnimento, non cessano i fumi che si prevede possano essere spinti dal vento “nella direzione della zona abitata di Licata”.
E’ciò che si è verificato. Così il sindaco si sforza di tenere sotto controllo la situazione, continua a presenziare o presiedere riunioni e tavoli tecnici, è in continuo contatto con Prefettura, ARPA, ASP, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, volontari.
Tutti sperano che l’incubo finisca al più presto e che l’allarme diossina rientri.