La situazione idrica a Favara, una città con una popolazione di circa 35mila abitanti, è diventata insostenibile con turnazioni che superano gli otto giorni d’attesa.
In realtà i turni lunghi sono iniziati già durante l’estate scorsa, ma adesso si vive l’emergenza.
Sabato mattina prossimo alle ore 11 alcuni cittadini hanno organizzato una protesta in piazza Cavour a Favara della quale forniremo altri particolari.
Intanto, la crisi idrica nell’Isola è grave e la provincia di Agrigento, nel quadro desolante regionale, è tra quelle messe peggio.
Non è la prima crisi idrica che la Sicilia si prepara ad affrontare. L’ultima si è verificata a fine anni ’90, poi le piogge salvarono la situazione. Sappiamo benissimo che nel nostro territorio si verificano anni di siccità eppure è mancata la programmazione delle risorse idriche proprio per fare fronte ai casi di prolungata assenza di piogge.
Il problema si affronta a babbo morto, pur sapendo che il servizio e le stesse dighe alle quali è affidato l’approvvigionamento sono opere di ingegneria civile complesse e ad alto contenuto specialistico che devono essere programmate negli anni. A fronte di ciò non sono state, nemmeno, ammodernate le reti idriche delle città e circa il 50% del liquido immesso nella rete idrica si disperde. Non si è fatto un passo avanti e ci si affida a Giove Pluvio. Uniche piogge certe quelle di milioni di euro per fronteggiare l’emergenza e così in Sicilia l’acqua da decenni non disseta ma, nello stesso tempo, ha arricchito i furbi. La pioggia di euro che si aspetta adesso per gli interventi definiti prioritari, previsti dell’Autorità di bacino del distretto idrografico dell’Isola sono di 720 milioni di euro, di cui 130 milioni per le misure a breve termine e 590 milioni per quelle a medio termine.
Torniamo a Favara che è un passo avanti nella crisi rispetto alle altre città dell’Agrigentino, Attualmente nell’invaso comunale arriva una fornitura di circa 40 l/s, quando per un servizio accettabile di litri ne dovrebbero arrivare non meno di 70 l/s. I turni sono mediamente di otto giorni d’attesa da parte dell’utenza per poche ore di approvvigionamento. Solo i cittadini che hanno grandi contenitori di accumulo riescono a superare i disagi, mentre la stragrande maggioranza resta a secco e deve ricorrere alle autobotti. Il problema deve risolverlo il sindaco, e avrebbe dovuto farlo già da tempo, considerato che il servizio è gestito dai sindaci e non più dai privati. Qualche grande pensata l’ha avuta, ultima in ordine di tempo le autobotti dell’Esercito, non si sa con quale acqua riempite, per alimentare il Carcere “che è dello Stato” e sdoganare 11 l\s per destinarli a Favara. Un’idea scrive, a tal proposito, il collega Lelio Castaldo in un suo ironico ed esilarante articolo che potrebbe essere estesa a tutte le Forze di Polizia, alla Prefettura, alle scuole statali per liberare altre quantità d’acqua in favore dell’utenza. Ovviamente, le autobotti dovrebbero arrivare già piene da Roma ognuna in partenza dal Ministero di competenza. Viceversa, cioè se riempite con l’acqua agrigentina, la pensata di Palumbo sarebbe assolutamente vana.