La recente riunione in Prefettura con i sindaci e la Protezione Civile regionale ha scaricato sui primi cittadini della provincia i problemi della grave crisi idrica.
Tra i compiti a loro assegnati: la ricerca di nuovi pozzi.
Una scelta inaccettabile a metà agosto, quando le riserve idriche sono al loro minimo storico, perché la ricerca e gli scavi di nuovi pozzi non sono una soluzione a breve termine e fa a pugni con l’attuale urgenza.
La ricerca di nuove fonti sarebbe stata cosa diversa in un periodo normale. In questo caso si sarebbe trattato di un sicuro investimento per il futuro.
Oggi, in considerazione dell’urgenza, cercare pozzi, realizzarli, metterli in funzione nel rispetto delle norme di legge, connetterli alla rete idrica e verso i serbatoi comunali non è una soluzione immediata e la pensata fa, ulteriormente, inasprire gli agrigentini che ora e non tra un minuto hanno bisogno di acqua.
“Ascoltare queste assurdità, quando da mesi gli agrigentini vivono in condizioni disastrose, allontana definitivamente la speranza di qualsiasi reale soluzione partorita dalla politica e dalla classe dirigente”.
A parlare è don Marco Damanti che spesso chiamo in causa su SiciliaOnPress, per la sua estrema chiarezza e per il suo dare voce alla fascia più debole della società.
È un “parrinu” di periferia che denuncia i mali della nostra terra senza mai togliersi il talare e senza fare sconti ad alcuno.
Allora chiedo al sacerdote come definirebbe le istituzioni e i politici che si stanno occupando dell’emergenza idrica.
Don Marco non ha esitazioni e cita il brano del Vangelo: “Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo”.
“Ora – continua don Marco- i frutti, che abbiamo visto, peggiori non potevano essere e dunque, allo stesso modo, pessimi sono gli alberi. La siccità era prevedibile nel mese di gennaio scorso e diventò un fatto scontato nel mese di marzo, quando non si verificarono le attese piogge, siamo a metà agosto e nulla di risolutivo è stato fatto e le previsioni sono catastrofiche. Chi doveva risolvere non ne è stato all’altezza. Mentre è in gioco la serenità e la salute dei cittadini. È tempo che il governo nazionale intervenga direttamente e con urgenza. La gente è stremata, non ce la fa più. Non ce la fanno più le famiglie, specialmente le più povere, e allo stesso modo gli agricoltori, chi ha investito nel settore alberghiero e turistico che ha visto in forte calo le prenotazioni.”
“La gente è scesa in piazza gridando vergogna e tale è. Anzi, vergogna due volte: per il fallimento e per il non scusarsi con i cittadini e in fretta e furia lasciare il posto a chi ha più competenze”.