Una vera vergogna, per l’ASP agrigentina, quella fatta emergere dallo scrittore e giornalista Raimondo Moncada che, da circa tre anni, è costretto a convivere con la sua patologia tumorale.
Il calvario per una colonscopia
“Ho cercato a ottobre di prenotare in tempi ragionevoli una colonscopia. Con tanto di ricetta medica, mia moglie va al CUP, il centro unico di prenotazione dell’Asp di Agrigento. Propongono una data che mi lascia a bocca aperta” -dice il giornalista.
La data è quella del febbraio 2026, tanto che il giornalista preferisce farla a Cefalù il 7 novembre, in una struttura privata, pagando quello che si deve pagare: Ma la colonscopia fatta a Cefalù non porta buoni auspici ed è il caso di ripeterla. Così, il giornalista riprova con l’ASP di Agrigento. Stavolta, l’esito è il seguente: l’esame all’ospedale di Sciacca può essere fatto a novembre 2026, ma eventualmente a Canicattì si può fare ad agosto 2025 (addirittura la vigilia del ferragosto).
Scrive Moncada: a questo punto, data l’urgenza, prenoto “in un centro diagnostico privato a Sciacca che, pagando, nel giro di una settimana mi sottopone all’esame che avrei voluto e dovuto fare in un ospedale pubblico, perché ne ho pieno diritto e perché se si dovesse verificare una difficoltà – come accaduto – accedi subito ad altri reparti. Pagato e servito!”
Ma si può?
Una volta che il caso diviene pubblico e riportato dai social e dalla stampa, il direttore generale ASP chiede scusa pubblicamente, poi fa un comunicato stampa col quale annuncia di aver istituito un numero telefonico dedicato esclusivamente ai pazienti oncologici. Ma il presidente della regione Renato Schifani non ci sta. E chiede all’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, di intervenire urgentemente sulla Asp di Agrigento con una ispezione che accerti la gestione delle liste d’attesa.
“Il mio governo” – dice Schifani – “è impegnato sin dal suo insediamento per restituire dignità ai pazienti della sanità siciliana anche attraverso tempi di attesa ragionevoli per le prestazioni. Abbiamo, addirittura, inserito questo impegno tra gli obiettivi prioritari dei nuovi manager, pena la decadenza dal ruolo”.
Intanto, sempre all’ASP di Agrigento, non sono rientrate le dimissioni del direttore amministrativo Alessandro Pucci. Su di lui il nostro quotidiano online si era soffermato (con l’articolo che può essere letto cliccando qui) elogiando la sua competenza e rettitudine professionale e morale.
Cosa sta succedendo?
L’ispezione richiesta da Schifani magari ci darà maggiori e migliori delucidazioni. Intanto incombe quanto ha scritto Raimondo Moncada: ” Alle autorità sanitarie dico: riuscite a capire quello a cui si è costretti ad andare incontro? Riuscite a mettervi nei nostri panni, nelle nostre carni lacerate, nelle nostre teste sempre allarmate, nei nostri cuori che impazziscono di battiti al primo sospetto sintomo? Questa non è la mia sanità, la sanità di cui ho bisogno. Sono un paziente che in questa fase del suo percorso ha sintomi o complicazioni che non possono attendere due anni. Sono un paziente X, come altri pazienti oncologici e altri pazienti con altre gravi patologie che hanno le loro necessità e urgenze, che hanno bisogno della sanità pubblica perché senza morirebbero. Siamo pazienti che ogni notte si addormentano sperando che l’indomani mattina la malattia non si risvegli con noi”.