Rosaria Spataro
Il clamore scaturito dalle dichiarazioni del Presidente Crocetta, a seguito della “scoperta” di un lavoratore precario che di fatto possedeva un reddito non proprio conforme a chi è destinatario di un sussidio pubblico, ha messo in moto i meccanismi di controllo degli apparati della Regione diretti ad appurare se tutti coloro che da anni svolgono le loro prestazione professionale alle dipendenze degli enti pubblici finanziati dalla Regione abbiano i requisiti per appartenere a tale categoria.
La Dirigente del Dipartimento Lavoro della Regione siciliana ha quindi invitato i lavoratori ASU nello specifico a presentare, a pena di decadenza da tutti i benefici previsti, il modello ISEE attestante la situazione economica del lavoratore in questione e quindi il suo diritto a permanere nella categoria dei lavoratori in questione.
Tale “metodo d’indagine” o di inchiesta è stato ritenuto inidoneo, se non addirittura arbitrario, dai deputati del PD siciliano che, con una interrogazione protocollata in data 18 marzo hanno chiesto di sapere se la dirigente Corsello ritenga di valutare “l’opportunità della immediata revoca della richiesta di cui alla lettera prot. N. 14961/2014”, con la quale appunto si richiede ai lavoratori del bacino ASU la presentazione del modello ISEE”.
I deputati Panepinto, Raia, Maggio, Alloro, Milazzo, firmatari dell’interrogazione in questione ritengono infatti si tratti di atto amministrativo arbitrario e dalle conseguenze sociali gravissime poiché come specificato nella stessa interrogazione nessuna norma di legge obbliga a tale adempimento e si rischierebbe di perdere moltissimi posti di lavoro.
I lavoratori che rientrano nella categoria degli ASU devono infatti, secondo le norme vigenti, non superare un reddito annuo di € 8.000,00. La traduzione di tale norma è quindi molto semplice: coloro i quali dichiarano un reddito superiore a tale cifra non potrebbero più essere destinatari del beneficio economico e quindi decadere da tale graduatoria.
I controlli della Regione partiti quindi tempestivamente a seguito dell’episodio del lavoratore Pip milionario e di altri che ricevevano il sussidio pur essendo nelle patrie galere rischiano di ora di abbattersi indiscriminatamente su molti altri lavoratori precari creando tra gli stessi notevole allarmismo e preoccupazione.
La Regione ed i suoi apparati sono tenuti ad effettuare i dovuti controlli per verificare che siano rispettate le leggi in primis e che i soggetti interessati dalle richieste e dai controlli possiedano effettivamente tutti i requisiti richiesti al fine di beneficiare dei sussidi pubblici ma, quello che effettivamente stride e che provoca nell’opinione pubblica sorpresa è il fatto che tali “anomalie” si scoprano solo oggi dato che il bacino del precariato, enorme e ormai anche stagionato, in Sicilia sia destinatario di forme di controllo che, per logica nonché per legge, andrebbero effettuate con regolarità e non solamente quando un fatto di cronaca porta alla ribalta fatti e misfatti ampiamente risaputi.
Intanto, il presidente Crocetta fa sapere che “in merito alle notizie diffuse da parte di alcuni che
ipotizzano cancellazioni di massa del bacino degli Asu, voglio affermare con chiarezza che il nostro governo dopo 25 anni ha proposto e fatto approvare all’Assemblea Regionale Siciliana una legge che prevede la stabilizzazione degli Asu.
Gli accertamenti in atto da parte dell’assessorato regionale al Lavoro, sono un adempimento formale di legge che si sarebbe dovuto essere effettuare ogni anno. E su questo la Regione è stata inadempiente. Nessuno sollevi poi problemi attorno ai livelli di reddito poichè il sussidio al lavoro
o il contributo dato ai bisognosi o ai medesimi Asu, non fanno parte della valutazione della composizione del reddito isee, sulla questione sono state fatte affermazioni false.
La nostra idea è di verificare le condizioni economiche e finanziarie familiari e predisporre una legge sulla valutazione del reddito familiare come quella degli ex pip. In buona sostanza vorremo
evitare soltanto che i contributi previsti per le fasce deboli finiscano nelle tasche di coloro che hanno un reddito lordo di 300 mila euro l’anno, come abbiamo accertato a Palermo negli elenchi dei lavoratori “emergenza Palermo”.
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