Tonino Sutera
Oggi le PMI favaresi per il 90% sono sotto i 10 dipendenti, spesso rappresentate da intere famiglie che investono e che sono legate a doppio filo con il territorio. Attualmente si è arrivati ad avere una “tensione di natura sociale” perché i numeri parlano chiaro, fra chiusure e attività in forte difficoltà.
Queste aziende, queste piccole attività non hanno nessun tipo di garanzia, non hanno ammortizzatori sociali e non hanno paracadute come la grande industria e i lavoratori della Pubblica Amministrazione”, in più devono combattere una burocrazia elefantiaca, con una scarsa qualità dei servizi comunali.
Bisogna saper ascoltare la realtà produttiva di Favara, migliorandola attraverso l’agevolazione fiscale, economica, infrastrutturale e culturale adatto ai piccoli imprenditori, nella quale possono crescere di più e meglio, riacquistare la fiducia e quindi liberare le loro energie.
Sostenere ed incentivare la nascita di nuove imprese darebbe futuro ai giovani, anche attraverso la sperimentazione di un periodo “no tax” per le nuove iniziative imprenditoriali e professionali giovanili, con le detrazione o detassazione delle tasse comunali, per gli investimenti fatti dalle aziende favaresi per il bene pubblico sul territorio comunale. Con lo snellimento e semplificazione delle pratiche burocratiche, eliminando i costi e i vincoli amministrativi ingiustificati.
Forse le mie resteranno solo fantasie, ma riavviare una micro economia come quella di Favara, potrebbe essere un piccolo segnale per l’intera provincia, basterebbe un po’ di coraggio e concretezza nelle decisioni da prendere, ricordando che tutto ciò potrebbe rappresentare un investimento per il comune. L’investimento nasce generando e, ripeto, agevolando lo sviluppo economico che direttamente e anche indirettamente porterebbe utili nelle casse comunali, creando nuovi posti di lavoro.
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