“Una incresciosa e drammatica vicenda sta portando un cospicuo numero di piccole imprese, sub affidatarie della provincia agrigentina, al fallimento, con inevitabili e pesanti ripercussioni sull’occupazione e sulla già anemica economia del nostro territorio”. A lanciare l’allarme è la Cna di Agrigento che si è vista costretta ad intervenire, a prendere posizione per avviare una incisiva battaglia a sostegno delle aziende che hanno prestato la loro opera nella realizzazione dei lavori di adeguamento a quattro corsie della statale 640 di Porto Empedocle, itinerario Agrigento – Caltanissetta.
“Si tratta di imprese che debbono ricevere il saldo delle fatture per le forniture effettuate – affermano il presidente e il segretario provinciale della Confederazione, Mimmo Randisi e Piero Giglione – le quali, in assenza di risposte concrete nell’immediato, rischiano seriamente da un momento all’altro di chiudere i battenti, abbandonati in un contesto sociale ed istituzionale di assoluto silenzio, dal momento, questo certamente un fatto grave, che stiamo parlando di un’opera pubblica, finanziata cioè con i soldi dello Stato. Investiti da questa responsabilità – aggiungono i vertici provinciali della Cna – noi siamo pronti ad andare avanti, a sostenere, con tutti i mezzi leciti e legittimi, le ragioni di queste nostre imprese, che hanno puntualmente e correttamente completato il loro lavoro e alle va quindi erogato il credito vantato. Solleciteremo la costituzione di un tavolo di concertazione e chiameremo in causa, in prima persona, essendosi già fatto avanti in questa vicenda, il prefetto di Agrigento, confidando nella sua autorevolezza, disponibilità e sensibilità istituzionale, affinché si trovi una positiva soluzione alla delicata vertenza. In parallelo, attraverso i nostri legali, seguiremo la vicenda in altra sede. Il nostro obiettivo è garantire le aziende che si trovano nelle condizioni di essere creditrici di somme divenute di difficile esigibilità, ma anche debitrici nei confronti dei propri fornitori ed impossibilitate, oltre al danno c’è la beffa, a far fronte agli obblighi fiscali, previdenziali e delle norme di sicurezza in materia. E tutto questo, purtroppo, si consuma in un quadro non certo di linearietà: il contraente generale, la società Empedocle di Ravenna, non dà infatti corso ai pagamenti pur avendo incassato le somme dall’Anas, fruitore dell’opera pubblica. Per quanto ci riguarda – concludono Randisi e Giglione – andremo fino in fondo e offriremo tutta la nostra assistenza, sotto i vari profili, alle aziende che stanno vivendo, loro malgrado, questo difficile momento”.
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