La posa di fiori di oggi, anniversario della barbara uccisione da parte della mafia del sindaco Guarino, un eroe e un significativo esempio di onestà e di dedizione verso il popolo mi fa tornare alla mente un episodio della mia gioventù, quando studente universitario mi trovavo nella stazione ferroviaria di Palermo per fare ritorno a casa.
Ero in stazione con la mia ragazza e abbiamo visto arrivare, nel binario di fronte al nostro, una coppia di novelli sposi accompagnati da una folla di parenti festanti. Attiravano l’attenzione di tutti i presenti, gli sposi con abiti nuziali e i parenti che applaudivano, li abbracciavano e urlavano all’infinito “bacio, bacio”. Stavamo a guardare come per partecipare alla loro festa. Gli sposi salirono sul treno e si affacciarono dal finestrino per incassare altri applausi e inviti a baciarsi. Alla partenza fu uno agitare di fazzoletti e lacrime di commozione. E le lacrime e l’agitare di fazzoletti durò fino a quando sparì all’orizzonte l’ultimo vagone, poi accadde l’imprevedibile. Fulmineamente sparirono le lacrime e i fazzoletti e iniziarono i pugni, gli schiaffi, gli insulti e le pedate tra i due gruppi familiari, quello della sposa e l’altro dello sposo. Meglio non avrebbero potuto fare i Montecchi e i Capuleti. Due anziane signore dimostrarono al mondo di non avere la dentiera regalando morsi a chi gli capitava per primo e in un ndo cojo, cojo, i “parenti serpenti” si strappavano reciprocamente camicie, giacche, gonne, cercavano di strozzarsi l’uno con l’altro afferrando cravatte e foulard. L’intervento, poi, della polizia ferroviaria riportò l’ordine.
Associo, dicevo, l’odierno omaggio a Guarino agli sposi in stazione, ché a Favara, almeno al momento, sta accadendo la stessa cosa, mentre il sindaco vittima della mafia dovrebbe suggerire alla politica e a tutti ben altri e diversi comportamenti. Penso che Guarino gradirebbe, piuttosto della corona di fiori, meno liti e meno polemiche.
Sarebbe opportuno tentare di sotterrare l’ascia di guerra, ché dovendo fare le cose ad una, ad una, o si litiga o si opera in favore del progresso cittadino. E se si ritiene che non si possa raggiungere la pacificazione, sarebbe meglio chiudere l’esperienza, scegliendo tra i mali il minore.
Intanto, il sacrificio di Gaetano Guarino dovrebbe ricordarci, oggi, nell’anniversario della sua uccisione e tutti i giorni dell’anno che c’è il popolo e che la politica dovrebbe avere come unico scopo, quello di servirlo.
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