Ci andiamo dietro da mesi, ma nulla o quasi è trapelato sulla vicenda Aipa, al di là degli annunci trionfalistici del primo momento. In pratica, più nulla da quando Manganella ha annunciato il ricorso all’arbitrato, per volontà contrattuale, piuttosto che alla ordinaria autorità giudiziaria per la rescissione del contratto e il risarcimento in danno per oltre tre milioni di euro a carico della società di riscossione.
Ad un certo punto della vicenda, si è parlato delle possibili dimissioni del presidente del collegio arbitrale, Angelo La Russa, oggi smentite dalla stessa chiusura del giudizio arbitrale.
In buona sostanza, dopo l’autocelebrazione di Manganella, attraverso numerose conferenze stampa, con le quali faceva sapere di avere raggiunto il primo obiettivo del suo programma elettorale, non ne sono seguite altre per informare la cittadinanza sulle dinamiche della controversia Aipa.
Da giornalista ad arrivarci per primo è Giuseppe Moscato che, oggi, scrive su “La Sicilia” che “ “E’ illegittima la risoluzione del contratto disposta dal Comune di Favara in danno dell’Aipa, non essendo ravvisabile alcun grave inadempimento”. Insomma non c’erano i presupposti che hanno portato la giunta comunale del sindaco Rosario Manganella il 6 settembre 2013 alla risoluzione del contratto per grave colpa della società di riscossione. I giudici, Angelo La Russa, Alessandro Capparoni e Giancarlo Rosato, nel lodo sottoscritto il 1 aprile 2014 hanno evidenziato come “dal 2007 al 2012 (periodo del contratto) non vi è stata da parte del comune alcuna contestazione rivolta all’Aipa sul regolare svolgimento del servizio, anzi ci sono stati certificati di buona esecuzione”.
Sono state comunque rilevate delle inadempienze, accogliendo in parte le richieste del Comune. Sull’omessa notifica di oltre 16 mila atti relativi al canone idrico con conseguente prescrizione, infatti, i giudici hanno riconosciuto una danno di 300 mila euro a fronte degli oltre 3 milioni e 300 mila richiesti dal comune”.
Dovrà essere restituito il maggiore aggio disposto unilateralmente dall’Aipa, quantificato in 38.500euro. Comunque gli arbitri ribadiscono che “la revisione degli aggi non rappresenta grave inadempimento contrattuale”. Inoltre il Collegio ha ritenuto giusta l’applicazione dell’aggio nella riscossione coattiva a partire dall’inoltro degli avvisi di mora. Insomma altro che risarcimento milionario, dalla lunga sentenza del lodo pare che l’Aipa abbia commesso solo dei peccatucci veniali tali da non giustificare la risoluzione del contratto.
Su un altro punto, la riversale delle somme, i giudici rilevano che il comune ha avuto anticipazioni finanziarie per un totale di oltre 3.500.000 euro, e non ha mai fatto delle contestazioni. Sulla mancata assunzione di 20 operatori i giudici sentenziano che non c’era alcun obbligo contrattuale ma l’indicazione di dedicare ai servizi pari numero di addetti. Inoltre l’Aipa dal 2008 ha avuto diminuiti i servizi di rilevazione e bollettazione passati a Girgenti acque. Aipa e Comune dovranno pagare le spese ai giudici quantificate in oltre 100 mila euro. Il sindaco ha dato incarico all’avvocato Angelo Cacciatore di impugnare la sentenza davanti la Corte d’Appello di Palermo”.
Finisce in questo modo inglorioso la vicenda Aipa con i contribuenti favaresi che dovranno sostenere le spese del giudizio arbitrale e le future del ricorso davanti alla Corte d’Appello di Palermo. Mentre resta un mistero la contraddizione tra i numerosi proclami iniziali seguiti dall’assordante silenzio di un anno, rotto solo, recentemente, dalla necessità della pubblicazione nell’albo pretorio della delibera di incarico all’avvocato Cacciatore per l’appello a Palermo.
Eccessivamente tardiva sarà, a questo punto, qualsiasi chiarimento sull’argomento da parte del sindaco, ché del fatto, in particolare, e degli altri legati all’amministrazione Manganella, parla e parlerà il tempo galantuomo.
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1 commento
Finisce in modo inglorioso tutta la vicenda ” AIPA” , caro direttore, cosi come ingloriosa, credo, finirà la sindacatura Manganella con la sua maggioranza che, come denominatore comune, ha tutto tranne la politica!