Di Leonardo Cino
Trattativa in corso sugli operatori degli ex sportelli multifunzionali
Dopo l’approvazione della norma sulla riassunzione provvisoria degli ex sportellistial C.I.A.P.I. di Priolo,voluta da tutta la platea degli Operatori dei servizi formativi, dai Sindacati e dallo stesso Presidente della Regione, l’esito positivo della riunione di giorno 20 Giugno 2014, svoltasi a palazzo d’Orleans,sembrava ormai certo.
Da un resoconto finale invece ci si rende conto che l’attuazione della suddetta norma, non solo viene disattesa, ma addirittura viene ignorata nella sua interezza.
Si ha l’impressione di assistere ad una moviola dove tutto si ripete in maniera ciclica non arrivando mai alla fine.
Non è la prima volta che Il Presidente della Regione Rosario Crocetta viene smentito nelle sue dichiarazioni,nonostante lo stesso si sia fatto protagonista e fautore della norma per la salvaguardia degli operatori dei servizi.
Dopo tanto discutere, alla fine si è palesata una certezza: lo scollamento tra CIAPI,Amministrazione regionale e Organo politico.
Si è avuta l’impressione che si giocasse una partita dove i contendenti erano due contro uno: La Dirigente dell’Assessorato aveva le soluzioni tecniche per continuare e portare a termine la trattativa ma continuamente veniva placcata o dall’Assessore o dai dirigenti del CIAPI.
Sembrava la classica rappresentazione teatrale in cui si cerca di convincere ”U SURDU CA NUN CI VOLI SENTIRI“.
S’intuiva Chiaramente la duplicità delle Regie e fino a quando non si chiarirà questa visione bilaterale,diventerà difficile portare a termine l’iter che era stato tracciato dallo stesso Governo.
Forse sarebbe il caso di bilanciare il numero dei giocatori in campo e chiedere la presenza del Presidente, considerando che ancora una volta si disattende la momentanea sistemazione dei 1753 lavoratori che aspettano sfogliando la margherita e ripetendo con monotonia “adesso si, adesso no”.
Mi chiedo se in tutto questo esiste una strategia o se è solo frutto di inesperienza o deficienza nel coordinare i lavori oppure, cosa ancora più grave,se esistono pressioni che spingono verso la non prosecuzione delle trattative o ritardare quanto più possibile le stesse.
Le uniche posizioni chiare sono le proposte dei sindacati e quelle del Dirigente del Dipartimento. Entrambe vogliono la stabilizzazione immediata di tutta la platea dei lavoratori nella sua interezza, senza escludere “nessuno”.
In quanto al CIAPI vale la pena ricordare che con Legge Regionale Sicilia 06/03/1976 n. 25, B.U.R. 09/03/1976 n. 13 e successive modificazioni
il suo consiglio di amministrazione è composto: dal presidente, nominato dal Presidente della Regione, su proposta dell’ Assessore regionale per il lavoro e la cooperazione; da quattro consiglieri nominati dall’Assessore regionale per il lavoro e la cooperazione, così distinti:
a) tre rappresentanti delle confederazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentative;
b) un dirigente dell’Amministrazione regionale anche in quiescenza, nominato dall’Assessore regionale per il lavoro, la formazione professionale, la previdenza sociale e l’emigrazione;
dai rappresentanti dei soci previsti dallo statuto dei centri in numero non superiore a tre .
In caso di assenza o impedimento del presidente il consiglio di amministrazione è presieduto dal consigliere di cui alla precedente lett. b.
Quanto sopra a significare che l’indirizzo politico-programmatico è espressione dell’attuale governo.
In quanto allevoci che in questo periodo sempre più spesso girano tra gli operatori dei servizie riguardanti un’ipotetica drasticariduzionedel personale da impegnare presso il CIAPI, c’è da fare una precisazione.
Finché si tratta di voci di corridoio generate dalla preoccupazione dei lavoratori riguardo al loro futuro, nulla da obiettare, sono purtroppo inevitabili.
Ma se queste voci sono alimentate anche da qualche sedicentegiornalista che pubblica un articolo in cui sottolinea il pericolo che questa drastica riduzione del personale sia cosa certa,creando allarmismi e generando ansietà (come se non bastasse l’inferno che i lavoratori stanno vivendo),credo che un giornalista di buon senso, nulla togliendo alla sua capacità linguistica nel fare un buon articolo,prima di pubblicarlo abbia il dovere moraledi documentarsi,utilizzando anche più informazioni e mettendo in primo piano la propria deontologia professionalecon la consapevolezza che determinate notizie date per certe, ma che in realtà sono solo ipotetiche, possonoarrecare danni anche irrimediabili a persone particolarmente sensibili.
Detto questo, credo che alla finela cosa più giusta da fare è mettere da parte qualsiasi polemica e continuare su quella linea che è già stata tracciata senza creare ulteriori equivoci.
I lavoratori sono stanchi di fare continui VIAGGI DELLA SPERANZA, hanno ed abbiamo il sacrosanto diritto ad una serenità propria e da trasferire alle proprie famiglie.
Ci auguriamo quindi che giorno 24 si arrivi ad una soluzione tale da tranquillizzare i lavoratori e le loro rispettive famiglie.
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