Dieci milioni. Tanti sono gli italiani che ormai vivono il disagio sociale tra disoccupati, precari, inattivi, scoraggiati e atipici. La notizia è stata diffusa dall’Associazione Unimpresa analizzando i vari dati dell’Istat. Ai quattro milioni di disoccupati (oltre il 13% dell’intera forza lavoro nazionale) si devono aggiungere alcune categorie di lavoratori con contratto a tempo determinato, 3,5 milioni, e tutti coloro che pur avendo un contratto a tempo indeterminato sono costretti a lavorare in part-time. Questi ultimi sono due milioni e mezzo. Si calcola che rispetto ai tempi dell’inizio di questa crisi (nel 2007), il tasso di questo disagio sia aumentato del 56%.
Unimpresa non ha voluto lanciare il solito allarme sullo stato dell’arte. Si osserva infatti un progressivo passaggio dai cosiddetti occupati deboli verso la fascia dei disoccupati di lungo, medio e recente corso. Ancora: dentro gli occupati deboli aumentano i contratti a tempo determinato e coloro che hanno la fortuna di avere un contratto a tempo indeterminato vengono assunti sotto forma di part-time che spesso diventa l’anticamera di forme lavorative che portato al precariato e così via fino alla perdita dell’impiego. Tutto ciò si traduce automaticamente nel vivere in un continuo e ansioso stato di incertezza che fa guardare al futuro con la paura di non potercela fare e blocca qualunque desiderio di spendere un solo centesimo che non sia strettamente indispensabile.
Di conseguenza le famiglie ricorrono ad una maniacale osservanza della Spending review al contrario dello Stato che ancora non riesce a pieno a raggiungere l’effettivo contenimento della spesa.
Il quadro è davvero desolante per un Paese come l’Italia che fa parte del gruppo del G7. Non possiamo ancora giudicare il nostro Premier. Quattro mesi sono pochi. Ma non sono poche le cose che ha detto di fare. Certo è che Matteo Renzi vuole davvero cambiare verso. Siamo e vogliamo essere sicuri che lo farà e, come da lui stesso dichiarato, lo farà presto. Qualche dubbio lo nutriamo per qualche ministro, tanto per non fare nomi: Poletti all’importante ministero del Lavoro e Padoan all’importantissimo superministero dell’Economia. Noi, nel nostro piccolo, gli consigliamo di mettere delle badanti a questi suoi due collaboratori.
Poletti, alle pressanti domande dei giornalisti su temi quali la disoccupazione giovanile, il reinserimento degli over 50 che hanno perso il lavoro e la correzione della macelleria sociale sulle pensioni fatta dal duo Monti-Fornero, ha risposto un po’ seccato (forse non sapeva che dire!): quando avrò la risposta ve la darò. Padoan, dal canto suo, proprio ieri alla festa della Guardia di Finanza si è lasciato scappare che bisogna ridurre le tasse sul lavoro, il che, detto da lui, lascia molto perplessi. Renzi probabilmente sorvola, l’appuntamento col semestre europeo a guida italiana dovrebbe essere la chiave di volta del suo programma di governo: cambio di passo. Questo compito sarà duro: riforme storiche in Italia a favore dei lavoratori e delle famiglie; una nuova Europa che permetta ai popoli la ripresa dalla povertà. Se lo farà “ad ogni costo” avrà gli italiani dalla sua parte. Ad ogni costo, dentro e fuori i confini della nostra Nazione. Tifiamo per lui.
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Quattro milioni di disoccupati e altri sei milioni a rischio
By joseph.zambito3 Minuti di lettura